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Notiziario Marketpress di Giovedì 24 Giugno 2004
 
   
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  LILLY PER IL DIABETE: NASCE IL PIU’ GRANDE STABILIMENTO PER FARMACI BIOTECH IN ITALIA  
   
  Roma, 24 giugno 2004 – Lilly Italia, affiliata della multinazionale farmaceutica Eli Lilly & Co., ha annunciato oggi, nel corso di una conferenza stampa che ha visto anche la presenza del Ministro Sirchia, l’imminente costruzione di quello che sarà il più grande stabilimento per farmaci da biotecnologia nel nostro Paese. Il complesso, di 43.000 metri quadri, sorgerà a Sesto Fiorentino - nei pressi di Firenze – e sarà dotato di tecnologie all’avanguardia, oltre ad un elevato livello di automazione e computerizzazione integrata. Una volta a regime, produrrà fino a 100 milioni di cartucce di insulina umana e analoghi dell’insulina umana da Dna ricombinante, destinati al mercato italiano, europeo ed extra-europeo. Significativo sarà l’impatto sui livelli occupazionali: il nuovo stabilimento potrà impiegare fino a 650 persone, tutte altamente qualificate (laureati, tecnici specializzati e operatori) e saranno oltre 1.000-1.500 le persone occupate nell’indotto. I lavori di realizzazione cominceranno nei primi mesi del 2005 e termineranno tra il 2007 e il 2008, mentre l’inizio della produzione è previsto tra il 2008 e il 2009. L’investimento stimato ammonta a 250 milioni di Euro e rappresenta l’unico investimento significativo effettuato negli ultimi 10 anni nel nostro Paese, da parte di una società farmaceutica nazionale o multinazionale. “Lilly opera in Italia da 45 anni e ha sempre avuto una presenza articolata, non solo in ambito commerciale, ma anche a livello di produzione e ricerca clinica di qualità. Sicuramente un motivo fondamentale di questo nuovo investimento è la consapevolezza di trovare qui una cultura scientifica di alto livello, talenti professionali di prim’ordine, operosità, flessibilità e una creatività tutta italiana”, ha affermato Karim Bitar, Amministratore Delegato di Lilly Italia. Eli Lilly, da sempre impegnata nella ricerca e nell’innovazione, è attiva nell’area del diabete da oltre 80 anni: è stata infatti la prima azienda nel 1923 a rendere disponibile in commercio l’insulina, farmaco salvavita per il trattamento del diabete, ed è stata la prima nel 1982 a produrre con la tecnologia del Dna ricombinante l’insulina umana, fondamentale per la gestione ottimale di questa patologia in crescita esponenziale. “La nostra mission – ha continuato Bitar – è rispondere ad alcune delle esigenze mediche più urgenti al mondo. Gli investimenti di grande portata per la costruzione del nuovo complesso di Sesto Fiorentino e per la sperimentazione del farmaco innovativo Exenatide, per il diabete di tipo 2, testimoniano l’impegno a lungo termine che intendiamo assumerci, per fornire una risposta concreta e responsabile a quei milioni di persone con diabete, in Italia e nel mondo, che meritano la nostra totale dedizione”. Lilly Italia raccoglie così l’appello lanciato recentemente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che, preoccupata per l’effettiva disponibilità di insulina in quantità adeguate ai bisogni crescenti della popolazione mondiale, ha invitato aziende farmaceutiche ed Istituzioni a impegnarsi per far fronte in maniera efficace e tempestiva all’emergenza diabete. I dati sono allarmanti: oltre 171 milioni di persone nel mondo soffrono di questa patologia - 3 milioni soltanto in Italia - ma le stime ufficiali annunciano una crescita vertiginosa nei prossimi anni, fino ad arrivare a 300 milioni nel 2025, superando i 366 entro il 2030. Già oggi, senza la disponibilità di insulina da Dna ricombinante, le persone con diabete non avrebbero quantità sufficienti di questo ormone salvavita. “Bisogna considerare che, a causa dell’esordio subdolo e asintomatico, il 30% dei casi di diabete di tipo 2 non viene diagnosticato”, ha aggiunto Riccardo Giorgino, professore ordinario di Clinica Medica, Facoltà di Medicina, Università degli Studi di Bari, Past President della Società Italiana di Diabetologia (Sid) e della Società Italiana di Endocrinologia (Sie). “Questo ci induce a credere che l’effettiva prevalenza della malattia, normalmente ritenuta intorno al 4-6%, possa essere in realtà quasi doppia, come doppio purtroppo è il tasso di mortalità rispetto alla popolazione generale. Il diabete è una malattia degenerativa che progredisce lentamente ma inesorabilmente, compromettendo in maniera significativa l’esistenza di chi ne è affetto”. La prevenzione, secondo gli esperti, è la prima strategia per bloccare la diffusione del diabete di tipo 2, che da solo rappresenta il 90% dei casi totali di diabete ed è strettamente connesso alle abitudini alimentari e allo stile di vita. Diventa così essenziale sensibilizzare la popolazione sull’importanza di una dieta equilibrata – meno ricca di grassi e zuccheri – e una regolare attività fisica. “I costi sociali legati alla patologia sono altissimi, sia in termini di complicanze – malattie cardiovascolari, cecità e amputazioni – sia in termini di spesa sanitaria”, ha sottolineato Massimo Massi Benedetti, professore associato di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Facoltà di Medicina, Università degli Studi di Perugia, Vice-president International Diabetes Federation (Idf). “Si calcola infatti che l’assistenza alle persone colpite da diabete incida per il 5% sulla spesa sanitaria europea e per il 7,4% su quella italiana. Secondo lo studio Code2 (Cost of diabetes), accreditato dall’International Diabetes Federation, i costi sociali in Europa oscillano dai 1.850 Euro all’anno per un paziente senza complicanze ai 9.200 Euro, nel caso queste siano presenti. Le evidenze scientifiche disponibili ci dimostrano che oggi, anche grazie alla disponibilità di insulina umana e di suoi analoghi, con un’ampia gamma di profili farmacocinetici, è possibile prevenire lo sviluppo di complicanze sia nel diabete di tipo 1 che di tipo 2, ottenendo il doppio obiettivo di migliorare la qualità della vita e ridurre significativamente i costi sociali della malattia diabetica”. La possibilità di intervenire con iniezioni di insulina ha permesso per la prima volta il trattamento del diabete di tipo 1 e la prevenzione delle sue complicanze, trasformandolo in una malattia gestibile a lungo termine. L’accesso a questo ormone, indispensabile al 40% delle persone con diabete, è però ancora largamente insufficiente in molti Paesi, nonostante l’Oms lo abbia indicato tra i farmaci essenziali. “Confido - ha continuato Massi Benedetti – che il nuovo complesso di Sesto Fiorentino possa portare un effettivo contributo nel migliorare l’accesso alla terapia con insulina per il maggior numero possibile di persone”. “Lilly - ha concluso Bitar - ha risposto con coraggio a un bisogno vero di salute di milioni di persone; ci auspichiamo che questo investimento possa dare il via a un Sistema Italia che premi l’innovazione, a vantaggio dell’impresa ma soprattutto a vantaggio dei pazienti”.  
     
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