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Notiziario Marketpress di
Martedì 29 Giugno 2004
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ROMANO PRODI: GIURAMENTO DEI NUOVI COMMISSARI |
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Lussemburgo, 29 giugno 2004 - Corte di giustizia, di seguito il discorso di Prodi tenuto ieri in occasione del giuramento dei nuovi commissari: “ Signor Presidente, Oggi ci troviamo di fronte a voi per il giuramento dei nuovi membri della Commissione in una situazione molto particolare. Le circostanze mi ispirano tre riflessioni che vorrei condividere con voi e con la vostra Istituzione che ha fatto tanto per il successo della costruzione dell'Europa. La prima riflessione, con la quale credo di interpretare il pensiero di tutti i miei colleghi nell’atto di prestare giuramento, va alla solennità del momento. Il giuramento rappresenta per tutti noi un impegno. Viene prestato con un rispetto estremo dell'Istituzione di fronte alla quale lo si pronuncia, e con la gravità e l'umiltà imposte dall’entità dei compiti che ci attendono. Ma viene prestato anche con la determinazione incrollabile da parte di ciascuno di noi di affrontare questi compiti con la massima dignità e di risponderne ai nostri cittadini. La mia seconda riflessione, che certamente condividete con me, è il piacere di accompagnare oggi i colleghi dei dieci nuovi Stati membri di fronte a voi. Mi guarderò bene dall'entrare nel dibattito sulla vecchia e sulla nuova Europa. Voglio solamente testimoniare che, con il loro impegno ed entusiasmo, i nuovi commissari hanno portato un soffio di primavera alla costruzione della nostra missione. Il loro arrivo rassicura, ringiovanisce e rafforza la nostra istituzione nella sua capacità di azione, di immaginazione e di proposta. Il caso ha voluto del resto che molti di coloro che si presentano oggi come nuovi commissari probabilmente saranno chiamati a far parte anche della prossima Commissione. In questo modo, nel prossimo Collegio saranno proprio loro i veterani. Avendoli visti all’opera, la prospettiva non mi preoccupa affatto, anzi mi rassicura sul futuro della nostra Commissione. Questo mi porta alla terza riflessione. Il mandato della Commissione che presiedo scade fra pochi mesi ed è gia tempo di bilanci, almeno per me. Non è questa la sede né l’occasione per fare un bilancio approfondito di ciò che abbiamo fatto. Ma alla fine di questo mandato, che cosa vediamo di essenziale? L’euro è una realtà, e si sta affermando come una grande moneta internazionale che ci protegge dagli imprevisti del passato. Dieci nuovi paesi sono entrati nell'Unione e fra non molto altri due li seguiranno. L'unione si è data una Costituzione dopo una Convenzione vibrante che io ho reclamato sin dalla fine del vertice di Nizza e che resterà nella storia come un modello di esercizio democratico. Non voglio attribuire a me stesso la paternità di queste tre rivoluzioni tranquille e non le attribuisco neanche alla brillante squadra di commissari che ho il privilegio di guidare. Come sapete, le vittorie hanno molti padri, solamente le sconfitte sono orfane. Affermo solamente, sotto l’occhio vigile dell’opinione pubblica, che il nostro Collegio ha svolto pienamente il ruolo che il nostro equilibrio istituzionale gli attribuisce: il ruolo di forza propositiva e di guardiano dei Trattati. Nell’opera che abbiamo condotto, non vorrei dimenticare i risultati meno mediatici ma che preparano ugualmente il futuro. Soprattutto, la nostra riforma interna, che comprende un nuovo regolamento finanziario e un nuovo statuto del personale, grazie alla quale la Commissione diventa un’istituzione più idonea a portare avanti i sui compiti di gestione in maniera trasparente e responsabile. Queste riforme, che ci mettono davanti a molte amministrazioni dei nostri Stati membri, sono state condotte con coraggio e, alla fine, hanno riscosso un buon grado di adesione da parte del nostro personale. Signor Presidente, Signore e signori della corte, In un mondo che diventa sempre più pericoloso e conflittuale dobbiamo esercitare meglio il mandato affidatoci dei nostri padri fondatori di fare del nostro continente un'area di pace, di democrazia, di Diritto, di cooperazione e di progresso economico e sociale. Ma i nostri cittadini si attendono di più da noi, e lo hanno manifestato nelle ultime elezioni. Lungi dallo scoraggiarci, il loro messaggio deve invece spronarci nella nostra azione e nella nostra comunicazione. Il senso della storia accompagna il nostro progetto. E tanto resta ancora da fare. Signor Presidente, In questo progetto, come ha detto cinque anni fa e come ho il piacere di ricordare oggi, la Corte di giustizia è la nostra stella polare. È un punto fisso. Voi affermate il Diritto. È su di voi che ci appoggiamo per far progredire la nostra costruzione nel Diritto, come voi avete fatto sin dall'inizio. Ed è su di voi che contiamo per ricordare ogni giorno che viviamo in una comunità di Diritto”
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