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Notiziario Marketpress di Martedì 31 Agosto 2004
 
   
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  GALATA MUSEO DEL MARE A GENOVA, UN PROGETTO SCIENTIFICO E CULTURALE INNOVATIVO  
   
  Genova, 31 agosto 2004 - Il nuovo complesso museale del Comune di Genova occupa circa 10.000 metri quadri (di cui 6.000 mq espositivi), ed é costituito da 17 grandi sale, in parte dedicate all’esposizione permanente, in parte ad esposizioni temporanee. Il Galata è basato su un approccio storico e scientifico ma con una forte attenzione alla spettacolarità, avvicinandosi, in questo, all’Acquario di Genova, che sarà chiamato ad affiancare come una delle grandi attrazioni del Porto Antico. Il complesso museale segue l’evoluzione del porto e della città marittima, a partire dall’Alto Medioevo, ed ha un carattere non solo tecnico, ma anche sociale ed economico: non sarà perciò navale in senso stretto ma tenta di spiegare e rappresentare quello che il mondo del mare ha rappresentato per Genova. Articolato per cronologia, ogni piano dell’edificio sarà dedicato a un modo di andare per mare: così il Piano Terreno è dedicato al “Remo” e alla navigazione delle galee, il Primo e il Secondo Piano sono dedicati invece alla “Vela” e all’età che va dai galeoni ai vascelli, Il Terzo Piano, infine - sede della mostra “Transatlantici. Scenari e sogni di mare”, è dedicato al “Vapore”, dai primi piroscafi all’ultima generazione di navi da crociera. Il Galata, come nuovo complesso museale, è stato delineato confrontandosi con i maggiori musei marittimi mondiali e verificando le loro innovazioni, dal Greenwich Maritime di Londra, al Museo Vasa di Stoccolma e al Museo Marittimo di Barcellona realizzato, come quello genovese, negli edifici dell’antico arsenale catalano. Il Galata è il centro del sistema Musei del Mare e della Navigazione di Genova: diverse strutture museali legate al comune tema del mare: come il Museo Navale di Pegli, riallestito come Museo delle Riviere (la cui apertura con un nuovo allestimento è prevista per l’ottobre 2004), il Museo Etnografico Castello d’Albertis (aperto lo scorso 16 aprile), e la Commenda di San Giovanni di Pré (museo storico medievale della città e del porto, con prevista apertura nel 2005). Il “Galata” — nella Darsena di Genova si denominavano gli edifici con le colonie storiche (Caffa, Metelino, Tabarca, Cembalo) — è la costruzione più antica sopravvissuta nella Darsena e ha un richiamo diretto al vecchio Arsenale delta Repubblica. Nel 1590, in un periodo di rapporti difficili con la Spagna, il governo della Repubblica di Genova decide di ampliare l’Arsenale per costruire e riparare un maggior numero di galee. Risultando impossibile realizzare i nuovi scali coperti lungo la riva (ormai intasata di costruzioni) si decide di realizzare una piattaforma artificiale per costruire nuovi scali, parallelamente alla riva. Nel corso degli anni questi vengono voltati, divenendo vere e proprie “gallerie” dove vengono realizzate le galee. Gli scali funzionano per tutto il Seicento mentre nel Settecento buona parte dei capannoni viene riconvertita in depositi di materiale e di artiglieria ad uso dell’Arsenale. Alla fine delle guerre napoleoniche gli edifici che oggi compongono il Galata vengono spogliati delle artiglierie, delle armature e delle attrezzature che da secoli conservavano, ma l’Amministrazione sabauda li ristruttura, edificando due nuovi piani a voltoni che faranno della costruzione il deposito più grande e imponente dell’Arsenale Marittimo di Genova, attivo fino al suo spostamento a La Spezia. Dopo il 1870, il vecchio Arsenale viene ceduto al Municipio di Genova, che intende realizzarvi una serie di docks commerciali moderni basati sul modello londinese. E tali rimangono fino agli anni successivi il secondo conflitto mondiale, quando inizia il lento declino della loro potenzialità economica. I quattro piani del Galata, realizzati in epoche diverse, hanno attraversato quattro secoli di storia seguendo lo sviluppo del porto e la storia della città. In questi anni, sotto i suoi affascinanti voltoni sono passati soldati tedeschi, corsi e spagnoli, marinai e maestri d’ascia genovesi, schiavi barbareschi — che avevano un loro luogo di culto, la moschea, e un imam, chiamato dai Genovesi il papasso — e forzati di ogni parte d’Italia. Ad essi, nell’Ottocento, seguirono i galeotti del bagno penale della Marina Sarda e quindi gli armatori, gli spedizionieri, i commercianti che rappresentarono la spina dorsale dell’organizzazione della Darsena tra la fine del Xix e l’inizio del Xx secolo.  
     
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