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Notiziario Marketpress di Martedì 28 Settembre 2004
 
   
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  DOPO IL CASO PARMALAT COME TUTELARE I CONSUMATORI? ARRIVA IL RISARCIMENTO COLLETTIVO CAUSE CIVILI, IN MEDIA UN ITALIANO SU VENTI È IN CAUSA. E GLI UOMINI SONO PIÙ LITIGIOSI DELLE DONNE: QUASI 7 SU 100  
   
  Milano, 28 settembre 2004 -. Si parte da Parmalt, Cirio, bond argentini. Ma dai crack finanziari che colpiscono molti si arriva a danni a interi gruppi legati a prodotti o servizi come per le assicurazioni a partire dalle Rc auto, ai disagi per i turisti nei viaggi organizzati, ai prodotti che escono sul mercato difettosi. Ora arrivano strumenti tipo le Class Action, una svolta normativa per la tutela collettiva dei consumatori, che prevede anche il risarcimento per tutti i danneggiati con un’unica decisione del Giudice: dopo l’approvazione alla Camera il provvedimento è ora in Senato. Con un ruolo nella richiesta di Class Action attribuito alle Camere di Commercio, Associazioni dei Consumatori e di categoria, a difesa dei consumatori. Uno strumento in più in un Paese come l’Italia dove più di 5 persone su 100 hanno una causa civile in corso, Sardegna in testa con 8 persone su 100. Sono 3.036.649 a giugno 2003 le cause pendenti in Italia (con una diminuzione appena accennata rispetto all’anno precedente: 3.134.210 nel 2002). Nell’anno si erano aperti 1.795.876 nuovi procedimenti (erano 1.653.004 nel 2002). La popolazione maschile coinvolta in causa civili a livello nazionale (6,5) è di un terzo maggiore rispetto a quella femminile (4,1). Ma c'è chi dice che il sistema giudiziario italiano non risolve con tempi e costi accettabili le cause civili: lo affermano 58 persone su 100 in Italia. Ma tra chi ha una causa civile in corso la quota sale a 80,2% di insoddisfatti. Lazio in testa con 64 su 100. Ma quanti conoscono e a volte utilizzano altre forme di risoluzione delle cause civili? Il più noto è il difensore civico (53,3%), ma anche le commissioni di conciliazione (27,5%). Emerge da un'elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat 2001 e Ministero di Giustizia al 30 giugno 2003. Delle novità che potrebbero essere introdotte dalla proposta di legge n. 3838/2003 sulla disciplina dei diritti dei consumatori e introduzione dei diritti dell’azione di gruppo, presentata il 27 marzo 2003, si è parlato al seminario “Class Action e tutela dei consumatori”, promosso dal Servizio Regolazione del Mercato della Camera di Commercio di Milano, con la partecipazione tra gli altri di Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano, Bruno Tabacci, presidente Commissione attività produttive della Camera dei Deputati e Mario Lettieri firmatario proposta di legge in materia di Class Action. “Garantire la trasparenza del mercato e tutelare i soggetti in esso coinvolti - ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano - sono compiti che la Camera di commercio di Milano affronta in modo concreto attraverso l’azienda speciale Camera Arbitrale che offre servizi di conciliazione e arbitrato per la risoluzione delle controversie alternative al tribunale, con costi e tempi vantaggiosi. E poi col nostro servizio di regolazione del mercato grazie alla predisposizione di contratti tipo e la verifica delle clausole vessatorie nei contratti, ma anche coi codici di autodisciplina nei diversi settori, a partire da quello immobiliare, edile, fitness, servizi linguistici, turismo. In questo contesto trova giusto spazio la nostra attenzione e il confronto di oggi sulla class action, un nuovo e importante strumento che potrà essere a disposizione dei consumatori per la tutela degli interessi collettivi”. Class Action: come funzionerà. Con il disegno di legge n. 3838, approvato dalla Camera dei Deputati, che presto passerà al vaglio del Senato, i consumatori, anche in Italia, potranno fruire, di un ulteriore strumento di tutela dei propri diritti: si tratta della Class Action, ovvero azione collettiva o di gruppo. Tale proposta all’art. 3 della L. N. 281/1998, aggiunge il comma 6 bis, sui diritti dei consumatori e prevede la possibilità di ricorrere al Giudice per accertare la lesione di diritti ed interessi individuali, nonchè di quelli di una pluralità di consumatori, danneggiati in conseguenza di uno stesso fatto o di più fatti aventi un’origine comune e sentir pronunciare una sentenza per il risarcimento dei danni subiti. Il Giudice potrà stabilire l’importo dovuto a ciascun consumatore, ossia i criteri in base ai quali dovrà essere determinato l’importo da liquidare. Il caso degli Usa. Questo strumento di tutela è già da tempo presente nell’ordinamento degli Usa, ove vige con delle caratteristiche differenti rispetto all’attuale disciplina italiana. In particolare negli Stati Uniti, l’azione di classe prevede la necessaria autorizzazione della Corte Federale, la quale si occupa di verificare la sussistenza di tutte le condizioni necessarie per l’espletamento dell’azione medesima. L’azione definisce la controversia sia sull’an debeatur che sul quantum, pur rimanendo il risarcimento materiale legato e rinviato ad un autonomo e successivo giudizio da parte del singolo. Una volta passata in giudicato la sentenza emanata al termine del giudizio, i suoi effetti possono dispiegarsi nei confronti di tutti i soggetti appartenenti alla classe giudicata meritevole di tutela, anche se non hanno esplicitamente aderito al procedimento. La richiesta di Class Action: dalle Camere di Commercio, Associazioni dei Consumatori e di categoria. Il disegno di legge attribuisce alle Camere di Commercio, alle Associazioni di consumatori e alle Associazioni di categoria, la possibilità di esercitare l’azione in argomento in tutti i casi in cui venga leso l’interesse collettivo; e ciò in aggiunta all’azione inibitoria attribuita dall’art. 1469 sexies c.C., in materia di clausole vessatorie, e all’azione di repressione della concorrenza sleale. Queste azioni hanno lo scopo di far cessare i comportamenti illeciti e/o pregiudiziali per gli interessi dei consumatori, ma non possono ottenere il risarcimento dei danni individuali. Del resto tali importanti funzioni si collocano in un quadro complessivo di compiti conferiti alle Camere di Commercio dall’art. 2, comma Iv, della L. N, 580/1993, per la composizione degli interessi giuridici del mercato quale organo super partes, attraverso l’incontro tra gli operatori del settore e tra questi e i consumatori, per la realizzazione di maggiore trasparenza e certezza dei rapporti giuridici e contrattuali, mediante l’inibizione di clausole vessatorie e la previsione di forme alternative di risoluzione delle controversie. La Camera di Commercio di Milano per la trasparenza del mercato: tra le altre iniziative la realizzazione di contratti in materia di vendita di beni mobili business to consumer, di pareri in tema di clausole vessatorie relativi ai contratti R.c.a., alla mediazione immobiliare, alla multiproprietà, alle agenzie di viaggio, alla somministrazione di gas ed energia, alla telefonia mobile e fissa. Sono, inoltre, in fase di preparazione i pareri in materia di credito al consumo e di turismo on line. Cause civili in corso in Italia nel 2001. In Italia 5,2 persone su 100 hanno dichiarato di avere una causa civile in corso. Per ripartizione geografica, il Centro conta 6,1 persone su 100 con causa civile in corso. Seguono: Isole (5,7), Sud (5,5), Nord-est (4,9) e Nord-ovest (4,4). La popolazione maschile coinvolta in causa civili a livello nazionale (6,5) è di un terzo maggiore rispetto a quella femminile (4,1). Regione per regione. Sardegna in testa per popolazione con cause civili in corso (8,1 su 100). Seguono: Campania (7,1), Lazio (6,9), Toscana e Liguria (6,2), Molise (5,6), Valle d'Aosta e Friuli (5,3), Emilia Romagna (5,1), Veneto (5), Sicilia (4,9), Abruzzo (4,7), Marche (4,6), Puglia (4,5), Piemonte (4,4), Lombardia (4,1),Umbria e Calabria (3,9), Basilicata (3,8) e Trentino (2,8). …fra uomini e donne. Se si guarda il dato diviso per sesso, 39 uomini su 100 hanno una causa civile in corso con durata compresa fra uno e tre anni mentre le donne sono 36,9. Per cause civili aperte da meno di un anno sono 27,9 le donne contro 21,7 uomini. Per le cause che vanno oltre il quinquennio ci sono 26,6 uomini su 100 contro 23 femmine. Le cause con durata da quattro a cinque anni vedono 12 uomini su cento e 11,4 donne. E i primi classificati nelle regioni, per durata di causa. Per cause in corso da meno di un anno la Liguria conta 35,5 persone su 100; seconda la Valle d'Aosta (32,4) e terze le Marche (31,3). Per cause da uno tre anni, la Calabria conduce la classifica con 47,4 persone su 100. Seconda la Campania (44,5),e terzo il Piemonte (42,7). Per cause con durata da quattro a cinque anni la Valle d'Aosta è prima (20,7 persone su 100), Molise secondo (19,8) e terzo il Piemonte (16,8). Oltre il quinquiennio è il Lazio che conta più persone coinvolte (38,5 su 100). Segue l'Umbria (37,8) e la Basilicata (34). Cosa pensano gli italiani sulle capacità del sistema giudiziario di risolvere la cause civili con tempi e costi accettabili? 58 persone su 100 ritengono che il sistema giudiziario italiano non risolve con tempi e costi accettabili le cause civili. 31,4 non sanno rispondere e 6,2 persone su 100 esprimono un giudizio positivo. Abbastanza d'accordo uomini e donne sia sul giudizio negativo, (62 su 100 gli uomini e 54 le donne), sia su quello positivo (6,6 su 100 gli uomini e 5,9 le donne). Non sanno 27,4 uomini su 100 e 35,2 donne. …per fasce d'età. Giudizio negativo espresso soprattutto da persone con età compresa fra i 25 e i 34 anni, in media 62 persone su 100 e 35-44 con 63,5. Giudizio positivo nella fascia d'età tra i 60 e 64, in media 7,1 su 100. ….E cosa ne pensano gli italiani in considerazione della durata della causa. Globalmente tra chi ha una causa civile in corso 80, 2 persone su 100 si esprimono negativamente sulle capacità del sistema giudiziario di risolvere cause con tempi e costi accettabili e solo 7,4 positivamente. 12,4 non sanno. Ma se la causa è in corso da meno di un anno, sono 65,4 su 100 le persone che esprimono giudizio negativo, 12,3 sono fiduciosi e 22,3 non sanno. Per le cause da uno a tre anni, 81,7 su 100 danno giudizio negativo, 8,4 positivo e 9,9 non sanno. Per cause da quattro a cinque anni 87,5 su 100 danno giudizio negativo, 4,8 positivo e 7,6 non sanno. Per cause oltre i cinque anni, 89 su 100 danno giudizio negativo, 2,6 positivo e 8,4 non sanno. Nelle regioni. Fra le regioni più "agguerrite" è il Lazio che 64 persone su 100 esprimono giudizio negativo sulle capacità del sistema giudiziario di risolvere cause con tempi e costi accettabili. Seguono Sardegna (63,3 persone su 100) e Toscana (62,1). Si esprimono più positivamente degli altri Calabria (9,8 su 100), in Campania (8,2) e in Umbria (7,5). Non sanno che giudizio dare soprattutto in Sicilia e Molise (36, 1 persone su 100), in Calabria (35,9) e in Trentino (35,2).  
     
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