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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Marzo 2004
 
   
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  TAVOLA ROTONDA "IL VOLTO NUOVO DELLA CHIMICA ITALIANA": DIANA BRACCO, PRESIDENTE DI FEDERCHIMICA "VOGLIAMO UNA POLITICA INDUSTRIALE CHE SOSTENGA LA CAPACITÀ COMPETITIVA DELLA CHIMICA IN ITALIA"  
   
  Milano, 8 marzo 2004 - In occasione della presentazione dello studio "Il volto nuovo della chimica italiana" Federchimica ha organizzato un convegno per individuare azioni di politica industriale per il settore chimico. Nel suo intervento Diana Bracco, Presidente Federchimica, ha sottolineato come, accanto a una chimica di base che è necessario difendere per il valore umano ed economico che rappresenta, "c’è una realtà che rappresenta l’altra faccia, o meglio, il volto nuovo della chimica e che deve essere conosciuta e apprezzata nella sua straordinaria capacità di sviluppare e di innovare, di crescere sui mercati internazionali e di assicurare un’occupazione altamente qualificata". "L’unicità della chimica in Italia" ha proseguito Diana Bracco "è legata alla diffusione tra centinaia di imprese di un’attività innovativa basata sulla ricerca strutturata. Questa unicità, anche in virtù del suo ruolo trainante per l’economia del Paese deve spingere a delineare con urgenza una politica industriale forte per difenderla e sostenerla nel breve e per rilanciarla nel medio periodo. L’area in cui ritengo si possa e si debba fare di più, in particolare per il rapporto costi-benefici, è quella della collaborazione tra imprese e università, proprio perché il settore chimico è basato sulla scienza. Le Pmi, ancor più delle grandi imprese, devono infatti poter accedere in maniera fluida ad una rete di centri di eccellenza universitari e istituti pubblici di ricerca aperti al mercato, orientati a sviluppare idee e capaci di applicarle trasformandole in prodotti". "Ci vuole anche un vasto progetto di riforma dell’Amministrazione Pubblica con una volontà politica determinata e tenace che veda nella semplificazione amministrativa uno strumento di modernità, tanto importante quanto gli investimenti in infrastrutture e quelli in conoscenza. E’ un percorso che sentiamo il bisogno di fare con il Ministero delle Attività Produttive. Abbiamo bisogno infatti di una forte difesa delle nostre capacità competitive. Questa semplificazione deve investire anche il Reach, il progetto di Regolamento europeo sulle sostanze chimiche, che non può diventare un ostacolo insormontabile per la crescita del nostro comparto. "Infine l’impegno per l’ambiente, la sicurezza industriale e la salute non deve essere penalizzato da politiche non corrette, che condizionino negativamente le Pmi senza per questo favorire lo sviluppo sostenibile. "La sfida di oggi – ha concluso Diana Bracco – è quindi quella di aiutare la chimica italiana ad aiutare l’industria italiana". Con il Presidente di Federchimica ha dialogato, durante il convegno, il Ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano. Nel corso del dibattito, sono intervenuti inoltre il Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, Bruno Tabacci, il Vice Ministro della Ricerca, Guido Possa, il Capogruppo Ds della Commissione Affari Costituzionali del Senato Franco Bassanini, il Direttore Generale dell’Ice, Ugo Calzoni, il Vice Presidente di Confindustria Giancarlo Cerutti, i docenti universitari Luigi Nicolais e Alberto Quadrio Curzio, e il Vice Presidente di Federchimica, Alberto Donati. Dallo studio "Il volto nuovo della chimica italiana", realizzato da Federchimica in collaborazione con l’Università Bocconi di Milano, emerge che sono le piccole e medie Imprese a dare un nuovo volto alla Chimica in Italia. In tutta Europa, come nel nostro Paese, le Pmi sono numerose e diffuse sul territorio, hanno mostrato spiccata propensione alla specializzazione, raggiunto migliori livelli di redditività, difeso – quando non aumentato – l’occupazione. Inoltre le Pmi chimiche, rispetto alle aziende di simile dimensione di altri settori, hanno un orientamento all’innovazione nettamente più forte e diffuso. Lo studio documenta come le migliaia di Pmi chimiche in Europa abbiano un peso importante per addetti e occupazione (circa 540 mila addetti pari al 32% del totale), e come in alcuni comparti chimici raggiungono la maggioranza degli occupati. ”Le Pmi sono importanti in tutti i Paesi, ma è in Italia che il loro peso è maggiore (quasi il 60% degli addetti)”. L’analisi delle medie e piccole imprese chimiche italiane mostra che esse hanno una redditività maggiore rispetto a quelle della stessa dimensione negli altri settori industriali. Negli ultimi anni, le Pmi sono cresciute in termini di produzione e addetti, dimostrandosi competitive sui mercati esteri: garantiscono infatti il 50% dell’export totale. Da dove viene questa capacità delle Pmi di crescere e generare reddito? Dagli investimenti materiali, cioè in impianti, e da quelli immateriali, cioè dalle spese per il personale, per la formazione e per la ricerca. Nella chimica l’attività di ricerca è infatti diffusa tra centinaia di imprese e non concentrata tra pochi protagonisti. “Fa innovazione con attività di ricerca il 32% delle piccole imprese (più del doppio rispetto alla media nazionale) e il 56% di quelle medie.” La ricerca chimica poi è fondamentale per tutta l’industria perché, come produttrice di beni intermedi, gioca un ruolo fondamentale nel trasferire tecnologia e innovazione ai settori utilizzatori, garantendo lo sviluppo innovativo e la competitività a migliaia di aziende che grazie ai prodotti chimici sono in grado di migliorare i propri prodotti, rendere più efficienti i processi produttivi e trovare nuove applicazioni. Il ruolo di cerniera tra ricerca di base sulle sostanze chimiche e trasferimento a valle dei risultati dell’innovazione vede soprattutto coinvolte medie e piccole imprese chimiche.  
     
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