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Notiziario Marketpress di
Giovedì 23 Settembre 2004
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GIORNALISTI: LAVORO IN REDAZIONE VALE DUE ANNI DI UNIVERSITA' |
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Roma, 23 settembre 2004 - Lavorare in redazione puo' valere, per i giornalisti, due anni di universita', consentendo a chi e' in possesso di un diploma di scuola superiore di iscriversi direttamente al terzo anno accademico di alcune facolta', da Scienze della comunicazione a Giurisprudenza, da Economia e commercio a Scienze politiche, da Sociologia a Lettere e Filosofia. E' il frutto dell'intesa che il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ha stilato con cinque atenei: l'Universita' di Torino (facolta' di Scienze politiche), la Lumsa di Roma (Scienze della comunicazione), l'Universita' di Cassino (Lettere e Filosofia), l'Universita' 'D'annunzio' di Pescara e Chieti (Scienze sociali) e la 'Monnet' di Casamassima, Bari (Giurisprudenza ed Economia). ''Laureare l'esperienza'' e' il titolo del progetto -presentato stamane nella sede nazionale dell'Ordine dei giornalisti dal presidente Lorenzo Del Boca e dal segretario Vittorio Roidi, alla presenza del ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri- che valorizza i crediti formativi relativi ai titoli di studio, ad eventuali esami universitari gia' sostenuti, alla conoscenze delle lingue straniere e delle tecniche informatiche, alle esperienze di lavoro e agli incarichi in redazione.Il ministro Gasparri promuove l'iniziativa: ''Cosi', si valorizza l'esperienza, qualificandola attraverso la formazione universitaria, per dare un'immagine piu' moderna e aggiornata della professione giornalistica. Nella crescita professionale ci deve essere sempre un intreccio fra gli studi, che permettono attraverso gli esami di acquisire qualificazioni, e l'esperienza della vita lavorativa, che non e' una parte secondaria nella qualificazione professionale, specie per un giornalista.Teoria e pratica devono sempre marciare insieme''.Per Gasparri, ''l'Ordine dei giornalisti va difeso; ma e' giusto cercare anche un maggiore coinvolgimento delle Universita', per facilitare l'accesso alla professione. Ferma restando -specifica- la liberta' d'impresa degli editori di scegliere sul mercato le persone che piu' si ritengono utili. Ma e' bene -suggerisce il ministro- che le strutture editoriali si rivolgano a coloro che hanno compiuto percorsi di formazione e di qualificazione professionale''.
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