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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 06 Ottobre 2004
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KANDINSKY E L'ANIMA RUSSA PALAZZO FORTI (15 OTTOBRE 2004 - 30 GENNAIO 2005) |
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Verona, 6 ottobre 2004 - Al di là dei confini occidentali esiste una terra di lande sterminate, copiose acque e rigide stagioni: la Russia. Da Pushkin a Evtushenko, i suoi poeti hanno scritto che solo chi fosse nato e cresciuto in quei luoghi, avrebbe potuto comprenderne la complessità e la profonda spiritualità. Senza dubbio, l'arte russa dei secoli Xix e Xx ha saputo narrare con grandissima sensibilità e consapevolezza la straordinaria ricchezza spirituale e culturale della propria terra. Il fascino irresistibile delle esperienze esistenziali e dei percorsi estetici degli artisti vissuti fra Ottocento e Novecento è alla base della mostra Kandinsky e l'anima russa, un grande evento espositivo nato dalla stretta collaborazione fra Palazzo Forti ed il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo. Risultato di una sorvegliata ricerca storico artistica e di scelte critiche puntuali e coerenti, la mostra propone circa centotrenta opere di straordinaria intensità, fra le più significative della storia dell'arte russa dall'Ottocento ad oggi, raramente giunte in Occidente e mai presentate secondo un progetto espositivo così completo ed aderente ai propri intenti. Dai pittori 'ambulanti' dell'800, alle avanguardie di Kandinsky, Malevich, Goncharova, alla visionaria iconografia di Chagall e ai linguaggi contemporanei, la mostra sviluppa per la prima volta al mondo un tema di grande fascino, quale appunto l'anima russa, che si propone nella storia della cultura come un luogo esclusivo delle vicende artistiche e letterarie dell'Otto e Novecento. I pittori ambulanti e l'Ottocento Di rado accade che i sentieri della creazione artistica si intreccino fin quasi a coincidere con le reali vicende del popolo, colto nell'alternarsi dei tempi e delle stagioni, scrutato nei recessi della sua anima e narrato con le immagini e le parole della propria tradizione: questa è l'arte dell'Ottocento russo, di un secolo pervaso dall'aspirazione alla libertà ed alla giustizia sociale, in cui il valore della povertà diventa baluardo e simbolo della santità del popolo russo e insieme atto d'accusa nei confronti di un Occidente teso al progresso ed alla cieca industrializzazione. Questo raccontano le tele dei pittori ambulanti, con i quali, si apre il viaggio nell'anima russa. Artisti viandanti per missione, ora accolti ora rigettati nelle periferie delle grandi città corrose dal germe occidentale della ricchezza e del potere, Perov, Fedotov, Makovsky dipingono la Russia cara a Gogol e Dostoevsky in cui solo la fervida fede pare nutrire i corpi e i volti del popolo che compaiono sulle tele a rivendicare la propria sacra dignità. Così, l'opera di Il'ya Repin I Burlakì sul Volga, eccezionalmente presente in questa mostra, diventa vessillo di un'arte della realtà vista con l'anima, in cui la rappresentazione dell'uomo trova corrispondenza e nobilitazione nelle acque del largo fiume, pronto ad accoglierlo. Sempre nell'Ottocento Venetsianov, Krylov, Soroka, Serov approfondiscono il tema della pittura di paesaggio: i villaggi tranquilli nelle lande invernali, le soste delle mietitrici nell'oro dei campi, il riposo dei pescatori all'alba sul mare. Dal simbolismo all'avanguardia Ormai proiettata verso le tensioni della modernità, l'arte russa di fine Ottocento scende negli abissi della propria anima tormentata, con le tele esoteriche e oniriche di Mikhail Vrubel, determinanti per la svolta dal realismo all'astrazione; i quadri di Nesterov e di Surikov, in cui la realtà si trasfigura in mito, in leggenda; i paesaggi dello stato d'animo di Levitan e di Kuindzhi, i viaggi nel passato fiabesco di Ryabushkin, gli spasimi religiosi di Pryanishnikov. Sperimentazione e ritorno alle origini remote della propria terra, ricerca delle forme primarie con cui esprimere visioni metafisiche ed icone contemporanee, scomposizioni coloristiche e lirismi pittorici con cui dar voce a rinnovate tensioni religiose sono i linguaggi che inaugurano l'arte russa del Novecento, bene espressi dalle possenti figure di Kustodiev, dai soggetti primitivi della Goncharova, dai quadrati e dai corpi suprematisti di Malevich, dalle folli esasperazioni di Filonov, dalle mistiche preghiere di Roerich, fino alla discesa nell'allucinato simbolismo di corpi e di volti in Petrov-vodkin. Vassily Kandinsky e la 'Madre Russia' Dal realismo alla pura astrazione, è in questo contesto attentamente ricostruito che la mostra propone l'opera di Vassily Kandinsky, indiscusso e centrale maestro del Novecento, i cui capolavori vengono finalmente letti in relazione agli artisti ed all'anima della sua patria. È una profonda 'corrispondenza' spirituale il legame che Kandinsky intrattiene con la propria 'Madre Russia'. L'artista stesso ribadisce di avere dipinto sempre e solo Mosca, quella visione carica di tensione e armonia, di semplicità e complessità, di frizioni e di serenità: 'A quest'immagine complessiva, esteriore e interiore, di Mosca faccio risalire l'origine dei miei tentativi artistici'. Numerose le sue opere in mostra, fra le quali Macchia nera, 1912, che prefigura il conflitto fra due valori fondamentali, il Male demoniaco e la luminosa Salvezza; il Crepuscolo, 1917, che riecheggia le musicali variazioni e le sfumature cangianti dell'anima russa; ed il San Giorgio, 1911, cavaliere dello spirito e araldo del metafisico, che si erge a salvare il passato della sua terra, le tradizioni profonde e gli antichi valori. Sogni, visioni e realtà In un denso succedersi di ricerche visionarie e di analisi formali, la mostra propone al pubblico anche le opere fiabesche e cariche di simbolo di Chagall, le tele del nuovo realismo della Serebryakova, i quadri magici di Shterenberg, i lirici grafismi di Bilibin. Le opere del realismo sovietico, rappresentate dalla ricerca di Ermolayev, Rutkovsky, Yakovlev, Deyneka, Volkov ed altri, vengono qui presentate attraverso una lettura critica, finalizzata a cogliere la ricchezza dei legami profondi con l'anima della terra, del popolo e del passato russo. Le forme della contemporaneità Il percorso espositivo terminerà alle soglie dell'oggi, dopo aver attraversato le vicende ultime dell'arte russa, dai nuovi realismi post rivoluzionari e sovietici alle più recenti e multiformi esperienze del video e della fotografia. La mostra si conclude con opere di artisti contemporanei di fama mondiale, quali Kabakov, Makarevich, Kolosov, Steinberg, Tobreluts. La mostra, di grande spessore emotivo, offre al pubblico l'imperdibile opportunità di ammirare capolavori raramente esposti in Europa. L'impatto visivo ed il forte coinvolgimento psicologico si uniscono a quella puntualità critica e sensibilità estetica che da sempre caratterizzano le mostre di Palazzo Forti. Un vero e proprio viaggio nell'incanto di un'arte straordinaria, destinato ad inoltrarsi nell'anima di un popolo e di una terra dalle radici profonde e dalle sconcertanti verità. L'esposizione è stata ideata da Giorgio Cortenova ed è a cura di Giorgio Cortenova, Yosef Kiblitsky ed Eugenia Petrova. La mostra viene completata da un ricco catalogo edito da Marsilio, corredato di tutte le riproduzioni fotografiche delle opere in mostra e di approfonditi saggi e apparati critici.
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