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Notiziario Marketpress di Lunedì 11 Ottobre 2004
 
   
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  DA KYOTO A ROMA: I SUV TRA STATUS SYMBOL E INQUINAMENTO  
   
   Roma, 11 ottobre 2004 - Con il “provvedimento anti-Suv”, il superbollo che colpirà i fuoristrada a maggiore emissione inquinante e che probabilmente verrà inserito nel prossimo collegato alla Finanziaria, il Governo italiano si accinge ad applicare una norma restrittiva in materia ambientale in linea con il Protocollo di Kyoto, volto a ridurre entro il 2008-2012 le emissioni di gas serra del 5% rispetto ai livelli del 1990. Secondo Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes, «finalmente anche il Governo italiano ha deciso di adottare la linea dura nei confronti dei veicoli inquinanti, dopo che altre Amministrazioni, come quella della California e il Comune di Parigi, hanno introdotto misure severe per limitarne la circolazione. I Suv – conclude Fara – rappresentano niente più che uno status-symbol: auto che non vedranno mai la pista del deserto o le impervie montagne di nessun paese lontano e forse neppure una strada sterrata nostrana: molto più verosimilmente sfileranno lucide nel tragitto tra la casa e il negozio di appesantiti commercianti o testimonieranno lo status di eroici figli di papà». I cambiamenti climatici sono considerati una delle minacce incombenti più serie per la salute ed il benessere dell’uomo, per l’economia e per l’ambiente mondiale. Gran parte del mondo scientifico è concorde nel sostenere che il clima della terra sia influenzato anche dalle emissioni di gas ad effetto serra di origine antropica ovvero l’anidride carbonica (Co2), il metano (Ch4), il protossido di azoto (N2o), i composti fluorurati (Hfc, Pfc) e l’esafluoruro di zolfo (Sf6). Nonostante vi siano ancora delle incertezze, la maggior parte degli scienziati crede che sia necessario intraprendere, seguendo il principio precauzionale, delle azioni immediate di mitigazione delle emissioni di gas ad effetto serra (Ghg). La Convenzione. La prima risposta internazionale ai cambiamenti climatici è stata quella di dare vita alla Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (Unfccc) nel 1992. Tale Convenzione definisce un quadro per le iniziative tese alla stabilizzazione in atmosfera delle concentrazioni dei gas ad effetto serra al fine di impedire “interferenze pericolose” con il clima. La Convenzione è entrata in vigore il 21 marzo 1994 ed i Paesi firmatari sono attualmente 186. Nel dicembre 1997, la comunità internazionale si è accordata per una più incisiva iniziativa sia per mitigare le emissioni sia per migliorare i processi di assorbimento di Ghg ed ha firmato il Protocollo di Kyoto. Tale Protocollo impegna i Paesi sviluppati e quelli con economia in transizione a ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra, nel loro insieme del 5% rispetto ai livelli del 1990 entro il periodo 2008-2012. Gli obiettivi specifici di riduzione variano da Paese a Paese. L’unione Europea nel suo insieme si è impegnata a ridurre le proprie emissioni di Ghg dell’8% rispetto all’anno 1990 entro il periodo 2008-2012. Successivi accordi hanno ridistribuito tale impegno all’interno degli Stati Membri. Il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore con l’adesione della Federazione Russa, è considerato da più parti come il banco di prova del Governo per realizzare un circolo virtuoso tra energia e ambiente. Ue ed emissioni. In ogni caso, nell’Unione Europea il settore della trasformazione dell’energia è stato responsabile di circa il 37% delle emissioni di Co2 per l’anno 1990, anno di riferimento per il Protocollo di Kyoto, e di circa il 35% nel 2000. Nello stesso periodo il settore manifatturiero è passato dal 21% al 19% di emissioni di Co2, il settore terziario appare stabile al 20% mentre il settore dei trasporti è passato dal 22% al 26%. In questo quadro l’Italia è responsabile del 14% delle emissioni derivate dal sistema energetico (Enea, 2002). Si evince che le emissioni di Co2 sono diminuite in effetti solo in Germania – nonostante l’uscita dal nucleare – e in Gran Bretagna, mentre sono aumentate in tutti gli altri paesi. Resta il fatto che il Protocollo di Kyoto prevedeva per l’Italia una diminuzione nel 2010 del 6,5% di emissioni di Co2, mentre a oggi in Italia si registra un aumento del 10% circa di tali emissioni. Questo vuol dire che se il nostro Paese intende rispettare gli accordi presi dovrebbe diminuire le emissioni del 16% circa al 2010, obiettivo che sembra francamente irraggiungibile. Soluzioni possibili. D’altra parte, come è noto, viene riaffermato che importanti riduzioni sono possibili nel settore dei trasporti e tramite l’adozione di meccanismi come la riforestazione e l’innovazione dei processi produttivi. Ciò non di meno si ritiene che, in virtù della estrema dipendenza del sistema energetico italiano, una riduzione significativa dell’uso di combustibili fossili per la produzione di energia sia essenziale se si vogliono raggiungere gli obiettivi fissati da Kyoto. In base ai dati riportati dal recente rapporto dell’agenzia europea per l’ambiente, per l’Italia sarà difficile raggiungere gli obiettivi fissati senza una modifica strutturale dell’attuale sistema energetico. Mentre nella Unione europea il trend di emissioni si è mantenuto, con base 100 intorno al 102, nello stesso periodo in Italia questo trend è arrivato al 110, anche in presenza di un calo della produzione industriale e dei consumi energetici ad essa connessi. Ovviamente questa indica una scarsa efficienza del sistema dovuto anche alla mancanza di misure alternative e all’obsolescenza del nostro sistema energetico. Emissioni e industria. Ancora più significativo in questo senso il grafico seguente che mostra la diminuzione percentuale delle emissione nel settore dell’industria manifatturiera e delle costruzioni e il forte aumento nel settore delle industrie energetiche e del trasporto, che appare il vero nodo critico per ottenere una riduzione della Co2 ed cercare di rispettare gli accordi di Kyoto. Alla preferenza del trasporto su ruota è ipoteticamente collegato il trend analizzato in precedenza. Come si vede dal grafico successivo, infatti, mentre negli altri 15 paesi della Ue le emissioni pro capite sono significativamente diminuite, in Italia sono significativamente aumentate nello stesso periodo. Fonte: Elaborazioni Enea su dati Agenzia Europea dell'Ambiente, 2004. Governo italiano: misure di tutela. Fermo restando la situazione attuale non è ben chiaro ad oggi come e se il Governo intenda aprire un negoziato per almeno avvicinarsi all’obiettivo fissato per l’Italia di una riduzione entro il 2012 del 6,5%. Di seguito proponiamo la tabella delle riduzioni per i 15 paesi Ue prima del recente allargamento. Tabella
Paesi Aumento emissioni rispetto all’anno 1990 al 2002 Riduzione richiesta dal Protocollo di Kyoto al 2012 Differenza
Austria +8,5% -13,0% +21,5
Belgio +2,1% -7,5% +9,6
Danimarca -9,1% -21,0% +8,9
Finlandia +6,8% 0,0% +6.8
Francia -1,9% 0,0% -1,9
Germania -18,9% -21,0% +2,1
Grecia +26,5% +25,0% +1,5
Irlanda +28,9% +13,0% +15,9
Italia +9,0% -6,5% +15,5
Lussemburgo -15,1% -28,0% +12,9
Olanda +0,6% -6,0% +5,4
Portogallo +41,0% +27,0% +14
Spagna +39,4% +15,0% +24,4
Svezia -3,7% -4,0% -0,3
Gran Bretagna -14,9% -12,5% -2,4
Ue -2,9% -8,0% +5,1
Fonte: Elaborazione Eurispes su fonte Eea (European Environment Agency). Complessivamente la tabella mostra con chiarezza quali sono i paesi virtuosi e quali quelli non virtuosi. Evidentemente paesi come la Germania, la Gran Bretagna e la Francia hanno accolto l’invito della Unione europea ad attuare misure di riduzione della Co2 anche anticipando la ratifica del protocollo di Kyoto mentre l’Italia non ha ritenuto di cogliere questo invito. Significativo è lo scostamento dalla media della Ue dell’Italia, che indica con chiarezza il peso e la responsabilità del nostro paese. Sanzioni. Un’ultima considerazione riguarda le sanzioni. Per ora il trattato internazionale non prevede sanzioni che non potrebbero di fatto essere applicate se non con l’uso della forza. Ipotesi di sanzioni indirette, come ad esempio la tassazione alle industrie inquinanti, sono allo studio, sanzioni che se attuate oggi penalizzerebbero il sistema Italia in maniera pesante.
 
     
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