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Notiziario Marketpress di Martedì 12 Ottobre 2004
 
   
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  A “BERGAMO SCIENZA” SVELATO IL SEGRETO DEL LINGUAGGIO: SI IMPARA DIMENTICANDO  
   
  Bergamo, 12 ottobre 2004 – Oltre 400 persone alla Sala convegni della Camera di Commercio di Bergamo per la conferenza dedicata all’istinto del linguaggio, a Bergamo Scienza, la rassegna di divulgazione scientifica organizzata dall’Associazione Sinapsi, dall’Università di Bergamo e dall’Università Vita-salute San Raffaele di Milano. “Sono emozionato.” - commenta Andrea Moro, professore di Linguistica Generale all’Università Vita-salute San Raffaele di Milano – “Non avrei mai immaginato che questo tema potesse suscitare tanto interesse e spingere così tante persone a una levataccia domenicale per venire ad ascoltarci”. Jacques Mehler, direttore del Laboratorio Linguaggio Cognizione e Sviluppo della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste, uno dei padri di questa disciplina, ha spiegato perché parola e linguaggio sono una prerogativa esclusiva dell’uomo. “Gli animali, come i delfini e le api, contrariamente a quanto si crede, non hanno un linguaggio – afferma il professore – ma solo un sistema di comunicazione. Quello che gli manca è la grammatica”. A proposito di grammatica, si è pensato per lungo tempo che il suo apprendimento fosse una costruzione progressiva. Mehler ha invece dimostrato che non è così. “La grammatica è innata – spiega Mehler – quello che un bambino non conosce ancora quando va a scuola sono le regole. Le possiede come patrimonio, ma deve imparare a esprimerle e a utilizzarle”. Nei bambini la potenzialità di imparare le lingue è immensa ma questa versatilità si perde con la crescita. “Non sappiamo perché – commenta il professore – ma è come se ci fosse una porta, spalancata al momento della nascita, che si chiude gradualmente via via che il bambino cresce, e che fa sì che si trattengano solo le norme della lingua che si sta imparando”. In altre parole, le regole della propria lingua si apprendono in un certo senso dimenticando le altre. Mehler è anche riuscito a dimostrare con una tecnologia innovativa che i neonati a poche ore di vita sono già sensibili agli stimoli linguistici come le sillabe e sono in grado, per esempio, di distinguere i suoni caratteristici del russo da quelli del francese. “E’ una questione di ritmo,” - sottolinea Mehler – “generato dall’alternanza di vocali e consonanti”. Ma quante sono le grammatiche possibili? “Non sono infinite – risponde Moro – e ci si è chiesti a lungo se il limite al numero delle regole possibili fosse di natura storica o biologica. Le nuove tecniche di neuroimmagine, come la risonanza magnetica funzionale e la tomografia a emissione di positroni, ci hanno permesso di rispondere a questa domanda e sono servite a dimostrare che questa unità ha una base biologica e una localizzazione ben precisa nel nostro cervello.” “Si sente spesso dire che il nostro cervello è come l’hardware di un computer su cui può girare qualunque programma. Questo non è vero.” – conclude Moro – “Piuttosto, dobbiamo dire che il linguaggio umano è l’unico software che il nostro cervello riesce ad esprimere.”  
     
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