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Notiziario Marketpress di Martedì 12 Ottobre 2004
 
   
  Pagina4  
  UNDICI CANOTTIERE DI EDWARD BOND TRADUZIONE MAGGIE ROSE  
   
  Milano, 12 ottobre 2004 - C’era una volta… un “bravo” Preside. Il Governo, la Chiesa, la stampa l’hanno elogiato per essere riuscito a tenere sotto controllo una scuola “difficile”. Aveva espulso 60 studenti. Sono stati lasciati in strada…. E poi un bel giorno questo Preside si fermò davanti al cancello della scuola. Uno Studente da lui espulso voleva rientrare -- “Tu non puoi entrare, sei solo un fallito… fra qualche anno sarai già vecchio… e a quel punto sarai morto!” -- e la violenza contro la violenza tornò. Lo Studente uccide il Preside a coltellate. Oggi… scuola militare. Un sergente addestra lo Studente, considerato un ottimo elemento per il suo passato di “accoltellatore”. Con un’ “interessante” lezione comparata tra storia, scienza, chimica e anatomia…-- ”Tutta la storia umana è dentro questo fucile!” -- apprende le precise tecniche per uccidere con il fucile e con la baionetta. Segue missione in guerra: ricognizione in territorio nemico. Dieci magliette bianche vengono esposte in segno di resa… un undicesimo nemico non si accorge che gli altri si erano arresi. Spara… e la violenza tornò. Dice Bond: “La violenza del potere e la violenza della liberazione hanno generato incredibili catene di orrori. Sono storie di stupri, di oltraggi, di angherie fisiche e psicologiche che arrivano sino ai nostri giorni in forme non meno spaventose. Le contraddizioni sociali trasformano le città in campi armati, quando siamo in pace, e in distruzione quando siamo in guerra. In una forma o in un’altra la violenza torna sempre per spargere la sua ira sull’ignoranza che l’ha creata. E noi siamo una società ignorante. “ “Undici Canottiere” è stato scritto nel 1997 ed insieme a “Tuesday” e raccolti in volume, e sono dedicati ai giovani. “Questi testi sono scritti per riportare i giovani ad una importante basilare situazione e renderli capaci di porsi delle domande sul significato di “essere umano”. I giovani pongono delle domande molto profonde. Qual è il significato della vita? Qual è il senso del mondo? Ma col passare del tempo loro imparano a chiederersi come posso sopravvivere al mio loro lavoro? Come posso pagare il mio funerale? Mi piace il mio quartiere? Le domande tendono a restringere la loro visuale man mano che le persone invecchiano. Ma c’è un modo per fermare tutto questo. C’è sempre una struttura non conforme alla base della società o il bisogno di porsi domande. Non il bisogno di credere. Molte persone credono a brutte cose. Io non conosco nessuna brutta domanda ma brutte credenze – ci sono molte, molte brutte credenze. L’educazione, al momento, sta cercando di insegnare alle persone a non domandare, e se questo succede non diventeremo disumanizzati. Allora il futuro sarà desolante. Martedì 19 ottobre 2004, alle ore 21,15, presso il Teatro Arsenale di via Correnti, 11 - Milano, prima rappresentazione dello spettacolo Repliche fino al 31 ottobre 2004 Infolink: www.Teatroarsenale.org  
     
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