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Notiziario Marketpress di Martedì 12 Ottobre 2004
 
   
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  GIORNATA MONDIALE DELLE MALATTIE REUMATICHE  
   
  Milano, 12 ottobre 2004 - Liste d’attesa chilometriche, distribuzione a macchia di leopardo dei centri specializzati, disinformazione. Queste le cause del ritardo di diagnosi delle malattie reumatiche in Italia. Riconoscere rapidamente una malattia significa poterla curare meglio e con maggior successo. A questa regola non sfuggono le malattie reumatiche, che basano proprio sulla diagnosi precoce la messa a punto della terapia più efficace. Ma purtroppo per chi soffre di queste patologie arrivare presto è spesso impossibile. Una distribuzione poco capillare delle strutture specialistiche e un ancor più esiguo numero di centri riabilitativi, un’insufficiente dotazione in termini sia tecnici sia di personale qualificato, la piaga delle liste d’attesa per consulti e trattamenti e, ancor più grave, una generale disinformazione presso gli stessi enti sanitari limitano pesantemente le possibilità di assistenza per i malati. A fotografare la drammatica situazione che deve fronteggiare oggi il malato reumatico è l’Anmar (Associazione Nazionale Malati Reumatici) in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Reumatiche che si celebra oggi. Le parole chiave dell’iniziativa, che mira a sensibilizzare uomini politici ed opinione pubblica, saranno diagnosi precoce e terapia adeguata, proprio perché sono i capisaldi per assicurare una migliore qualità di vita del paziente. “Se in Italia fosse realmente garantita una diagnosi precoce non si spiegherebbe come mai - secondo recenti rilievi statistici - ai centri italiani per la cura delle malattie reumatiche giunga solo una parte, valutabile tra il 20 e il 40 per cento (e cioè tra le 70 e le 120 mila unità) delle 350.000 persone colpite da artrite reumatoide nel nostro Paese”, dice la dott.Ssa Giuliana Farinelli, vicepresidente di Anmar. Confermano l’importanza della diagnosi precoce le più recenti ricerche scientifiche secondo le quali intervenendo entro i primi 3 mesi dalla comparsa dell’artrite reumatoide si riduce sensibilmente l’insorgenza di uno stato d’invalidità. Intervenire dopo un anno risulta già tardivo tanto che, qualora la malattia si presenti particolarmente aggressiva e l’organismo risponda poco alla terapia, la mortalità derivante raddoppia nel 2-6% dei casi. In termini invece di invalidità, le cifre parlano chiaro: dopo 2 anni dalla comparsa dell’artrite reumatoide, il 42% dei pazienti consegue una certa disabilità lavorativa, nei primi 5 la lamenta il 44% dei pazienti, mentre il 16 % di essi incontra una grave disabilità. Dopo 10 anni la situazione si fa ancora più drammatica perché a un costante 44% di casi caratterizzati da diffusa disabilità lavorativa si aggiunge un 25% di persone che non sono più concretamente in grado di lavorare. In Italia le malattie reumatiche sono al secondo posto per incidenza dopo le malattie dell’apparato respiratorio e sono in testa alla tutt’altro che piacevole graduatoria delle patologie cronico-degenerative: oggi interessano 5 milioni e mezzo di pazienti (pari al 10% della popolazione) di cui 4 milioni affetti da artrosi e 1 milione dalle cosiddette malattie reumatiche “gravi”, fra cui l’artrite reumatoide. A complicare il quadro, l’aumento progressivo della frequenza delle malattie reumatiche con l’avanzare dell’età (il 70/80% degli over 60 ne è affetto) e la loro portata invalidante, seconda solo a quella delle affezioni dell’apparato circolatorio. Spiega a questo proposito Gabriella Voltan, presidente dell’Associazione Malati Reumatici del Veneto: “Le malattie reumatiche coinvolgono sia le strutture muscolari che ossee provocando, nei casi più impegnativi, vistose deformazioni: ne consegue una gestualità limitata che impedisce una quotidiana autonomia sia nelle attività legate alla cura e al mantenimento della persona che all’affettività, nonché alla sessualità. È inevitabile che diventi difficile mantenere un buon equilibrio psichico senza correre il rischio di sentirsi inadeguati, diversi, incapaci di condurre una sana vita di relazione”. La diagnosi precoce e l’ottimale trattamento potrebbero consentire non solo di migliorare la qualità di vita dei malati, ma anche di controllare più efficacemente i costi per il singolo e per il sistema sanitario. “Proprio così” – afferma il prof. Alessandro Ciocci, presidente di Anmar – “Una diagnosi precoce, una tempestiva terapia adeguata ed un opportuno trattamento riabilitativo, specificamente mirato ai malati reumatici, concorrono nel contrastare il peggioramento del quadro clinico dei pazienti, garantendo una qualità di vita accettabile e un notevole risparmio sulle spese assistenziali che oggi incidono pesantemente tanto sul bilancio dello Stato che su quello familiare”. Da sempre in prima linea per la difesa del malato anziano in Italia, The Ageing Society concorda con il quadro esposto da Anmar per bocca del suo presidente, il prof. Emilio Mortilla, che sottolinea: “L’aumento progressivo dell’età rende più alto il numero di coloro che vanno incontro a deficit funzionali a causa dell’insorgere di alcune malattie reumatiche tipiche dell’età avanzata. Il verificarsi di questi eventi riduce notevolmente l’autonomia dei pazienti creando loro seri problemi, non ultima la difficoltà a reperire strutture assistenziali vicino a casa ”. “I diritti dei pazienti vengono spesso calpestati o per l’assenza di un apparato efficiente e competente” – afferma il dott. Stefano Inglese, presidente nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato – “o per la carenza sul territorio di centri specialistici. Tale carenza risulta ancor più grave se si considera l’evoluzione cronica delle malattie reumatiche che rendono il paziente progressivamente sempre più bisognoso di assistenza continua e qualificata”.  
     
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