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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 13 Ottobre 2004
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UNA FEMMINILITÀ MORBOSA E COMPLICATA IN BABY DOLL DI TENNESSEE WILLIAMS SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO ELFO A MILANO |
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Milano, 13 ottobre 2004 - Provocatorio, scandaloso, moralmente repellente, esempio di oscenità dilagante e decadenza morale: queste le definizioni di cui fece uso nel 1956 una certa propaganda americana, tradizionalista, reazionaria, antimoderna sino alla fobia, all'uscita nelle sale cinematografiche di Baby Doll, il film la cui sceneggiatura Elia Kazan aveva commissionato a Tennessee Williams, che l'aveva tratta da due suoi precedenti atti unici, Twenty-seven Wagons Full of Cotton e The Unsatisfactory Supper. Erano gli anni in cui l'America puritana veniva messa a dura prova: appena l'anno precedente era stato pubblicato Lolita e il parallelismo viene naturale tra il capolavoro di Nabokov e il dramma teso e smagliante di Williams, tra il professor Humbert, affascinato dalla grazia torbida di una "ninfetta" adolescente, e Archie Lee, il marito frustrato nel sesso e disastrato nel portafoglio di una moglie-bambina che, per una sorta di contratto matrimoniale, non può toccare finché non abbia compiuto vent'anni. A questo persino ingenuo espediente drammatico (la vicenda inizia, infatti, due giorni prima del ventesimo compleanno di Baby Doll) fa da sfondo una Louisiana infuocata dall'odio razziale, dall'esasperazione degli impulsi erotici, dall'idolatria del profitto e della sopraffazione sociale. E certo non potè non provocare l'effetto di un pugno nello stomaco - ben più forte e assestato di uno di quelli vibrati dai tanti "duri" della narrativa e del cinema "hard-boiled" di qualche tempo prima - l'immagine della locandina e la memorabile prima sequenza del film, che ritraggono la protagonista, interpretata da Carroll Baker, mentre si succhia il pollice, rannicchiata voluttuosamente dentro un lettino che non riesce più a contenerne il corpo e la sensualità. In altre parole, il simbolo di una femminilità morbosa, ma pur sempre allo stato nascente, in una casa, quella di Archie Lee, che è il palcoscenico pericolante di quattro formidabili personaggi: oltre a Baby Doll, ambigua e candida, una maliziosa Elena Russo Arman, e Archie Lee (Alessandro Genovesi), libidinoso e impotente, Silva Vacarro (Francesco Rossini), l'italiano razziatore e seduttore, e Zia Rosa Comfort, dalla lirica e preveggente follia, interpretata da Ida Marinelli "davvero deliziosa negli abiti a fiori di zia Rose" (Osvaldo Guerrieri), che dà quindi seguito all'intensa Amanda dello Zoo di Vetro. 15 ottobre/7 novembre Teatro Leonardo Baby Doll di Tennessee Williams. Infolink: www.Elfo.Org
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