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Notiziario Marketpress di
Giovedì 14 Ottobre 2004
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DOMENICA A MODENA IL FAI CELEBRA I FASTI STORICI DEL TEATRO STORCHI RUBBOLI SORAGNI RONCHETTI: C'ERA UNA VOLTA LO "STORCHI" |
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Modena, 14 ottobre 2004 - Domenica 17 ottobre, alle ore 17, all'auditorium San Carlo di Modena, in via San Carlo, tre giornalisti modenesi racconteranno la storia del più importante politeama emiliano: il Teatro Storchi. L'iniziativa è del Fai italiano e l'hanno organizzata per Modena l'architetto Tiziana Macchiavelli Rangoni e la dottoressa Rosalba Caffo Dallari le quali hanno affidato la ricostruzione di questa memoria ai tre giornalisti modenesi, loro amici dai tempi del leggendario Liceo Muratori di via dei Servi, ma da oltre 30 anni attivi a Milano senza aver rinunciato alle radici geminiane. La scelta ha così coinvolto tre narratori che hanno due importanti esperienze in comune: tutti e tre, ai tempi dell'Università, hanno recitato sulle scene dello Storchi in commedie musicali di cui erano autori, e tutti e tre si sono poi ritrovati nella redazione milanese di "Tv Sorrisi e Canzoni". Si tratta di Daniele Rubboli, che vive ancora il teatro in prima persona come organizzatore, autore, presentatore e regista di spettacoli <classici>; di Pierluigi Ronchetti ex direttore di "Sorrisi e canzoni" oggi autore di testi per la tv e per il teatro; e di Daniele Soragni che invece è rimasto fedele a "Sorrisi e canzoni" di cui è inviato. Rubboli, come ex cronista della storica "Gazzetta dell'Emilia" e della "Gazzetta di Modena" ai tempi mitici della redazione di piazza Mazzini, è stato per anni anche recensore degli avanspettacoli che hanno visto chiudersi, con molta tristezza, una storia dello Storchi che per programmazione di grande prosa, opera lirica, operetta, rivista, circo, cinema e spettacoli di ogni genere, non ha paragoni nelle sale regionali ancora aperte. E in quegli anni ereditò da un vecchio cronista modenese, Walter Velletri, una immensa storia cronologica dello Storchi, giorno per giorno, spettacolo per spettacolo, da quando si alzò il primo sipario nel 1889 con il melodramma giocoso "Le donne curiose" del parmense Emilio Usiglio che ne dirigeva l'esecuzione. "Sono circa 1.400 cartelle dattiloscritte - ha detto Rubboli - che permettono di dare la stura a un incredibile vaso di Pandora perchè allo Storchi di Modena hanno rappresentato tutto, semplicemente tutto e su quelle scene sono passati tutti assolutamente tutti da Zacconi a Govi, da Chiari a Manfredi, da Gea della Garisenda alla Magnani, da Mario Latilla, padre del più noto Gino, al napoletano Pasquariello, da Petrolini al nostro olimpionico Braglia, da Lina Pagliughi a Mafalda Favero. Hanno fatto spettacoli con vere e proprie corride e con gli orsi bianchi, hanno organizzato incontri di boxe e di lotta, ed hanno imperversato illusionisti, maghi, medium di ogni genere, assieme alle compagnie dialettali di tutta Italia". Così sarà Rubboli a dipanare questa storia inserendovi proiezioni di antiche glorie e manifesti, ma anche facendo ascoltare autentici miracoli degli archivi della registrazione che gli consentiranno di far cantare e parlare quelle antiche pietre. Quando poi, raggiunti gli Anni Sessanta, si ricorderanno le imprese vissute in presa diretta con le commedie musicali sponsorizzate da Giorgio Fini "Quattro moschettieri e uno zampone" scritta da Daniele Rubboli con suo padre Leo, e "Far Far West West" scritta da Pierluigi Ronchetti ed Ermanno Mammarella, con Daniele Soragni attore assieme a Berto Gavioli oggi direttore del teatro Michelangelo, allora ci saranno personali ricordi dei tre giornalisti che <minacciano> anche di esibirsi in quelli che allora furono i "pezzi forti" del loro repertorio. Tutto questo con brevissimi spot su quello che contemporaneamente accadeva a Modena nei primi 80 anni di vita dello Storchi. " Morto l'avanspettacolo ci furono stagioni di film scosciati - ha dichiarato Rubboli - che non vale la pena ricordare. Poi il teatro chiuse e solo dopo alcuni anni venne restaurato a spese del Comune di Modena che ne ha iniziato un'altra autorevolissima storia moderna, ma quella è ancora troppo giovane per essere raccontata".
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