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Notiziario Marketpress di
Giovedì 14 Ottobre 2004
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MERCATO DELLE CARTE DI CREDITO: OLTRE 25 MILIONI LE CARTE DI CREDITO CIRCOLANTI. IN CRESCITA LA DIFFUSIONE DELLA CARTE REVOLVING (6,6 MILIONI). |
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Milano, 14 ottobre 2004 – Nel corso degli ultimi anni il mercato delle carte di pagamento nel nostro Paese si è sviluppato a ritmo sostenuto e queste hanno assunto un ruolo e una posizione sempre più importanti sia all’interno dei portafogli prodotti degli enti emittenti, sia in quelli degli italiani. Sono 25.645.000 le carte di credito in circolazione nel 2003 (rispetto alle 21.757.000 nel 2002) e consistente è l’aumento (+8,19%) del numero di carte attive sul totale di quelle in circolazione. Il segmento in cui si verifica la crescita maggiore è quello delle carte revolving: a inizio 2004 risultano essere circa 6.595.000 quelle circolanti nel nostro Paese (nel 2002 erano 5.341.000) e a questo si accompagna una crescita sostenuta della percentuale di carte attive sul totale di quelle in circolazione (pari al 46% nel 2003). In aumento anche l’utilizzo delle carte di debito sul totale delle transazioni effettuate con mezzi diversi dal contante (dal 21,3% del 2001 si passa al 26,3% del 2003). Questi alcuni dei dati più significativi che emergono dalla seconda edizione dell’Osservatorio sulle Carte di Credito, nato dalla collaborazione tra Assofin, Crif Decision Solutions ed Eurisko con l’obiettivo di raccogliere e sistematizzare le informazioni, numerose e spesso frammentarie, relative al mercato delle plastic cards, offrendo una fotografia aggiornata dello scenario oltre ad una analisi della domanda, dell’offerta, della rischiosità e delle opportunità di sviluppo in Italia. La domanda Lo studio della domanda di carte di credito si basa sui dati raccolti attraverso le fonti di ricerca Eurisko e, in particolare, attraverso le indagini annuali Sinottica e Multifinanziaria Retail Market. Dalla metà degli anni ‘90 (in particolare dal 1994) a oggi, i titolari di carta di credito nel nostro Paese hanno registrato importanti variazioni, sia in termini di numerosità che di caratteristiche di profilo: sono più che raddoppiati, salendo dal 16% del mercato nel 1994 all’attuale 35%, ma hanno anche attenuato, in questa espansione, le caratteristiche élitarie che li caratterizzavano. Il titolare di carte di credito, pur mantenendo caratteristiche socio-economiche e culturali di buon livello, ha perso quell’aurea di “esclusività” che lo caratterizzava nel recente passato. Questo processo di diffusione dello strumento presso il middle market sembra essere proseguito, anche se lentamente, nel corso del 2003 e nei primi mesi del 2004. Infatti, se analizziamo oggi le caratteristiche di profilo dei titolari di carta di credito, troviamo conferma del posizionamento di questo strumento presso la fascia medio alta della popolazione. Le fasce di reddito più elevate, i cospicui stock finanziari, le più qualificate posizioni professionali (dirigenti, liberi professionisti/imprenditori), sono conseguenza delle politiche commerciali seguite dai player finanziari (bancari in particolare) guidate, almeno fino ad oggi, da un criterio prevalentemente legato al “valore” del cliente in senso strettamente economico, criterio garante anche sotto il profilo del controllo del rischio. A fronte di questo dato di fatto, per il mercato italiano si segnalano quest’anno alcune variazioni nelle caratteristiche di profilo dei titolari. In particolare una maggiore presenza di titolari in età molto giovane (fino a 24 anni), la cui quota di possesso è oggi poco al di sotto del valore medio nazionale; una maggiore diffusione dello strumento presso profili professionali di livello medio-basso (operai); una penetrazione in segmenti con redditi familiari medio-bassi (fino a 1.050 €/mesi netti) e patrimoni Main Market (patrimonio finanziario fino a 10.000 €); una conseguente riduzione della concentrazione di titolari presso i segmenti di élite, ovvero chi ha un elevato livello culturale (laureati), reddituale (oltre 4.000 € /mese) e patrimoniale. Questi segnali lasciano spazio ad alcune importanti riflessioni: Da un lato indicano che il mercato è in movimento e, quindi, in controtendenza rispetto al mondo degli investimenti, rimasto “congelato” nel corso del 2003 a causa della instabilità trasmessa al risparmiatore dall’andamento dei mercati e dalle vicende legate ai rischi di default. Dall’altro evidenziano un’apertura verso il mercato giovane e i segmenti di ceto medio. L’analisi dei tassi di saturazione dei segmenti evidenzia ancora elevate potenzialità: i redditi medi e alti (da 2.500 a 4.000 Euro di reddito familiare netto mensile); i patrimoni “affluent” (da 50.000 a 250.000 Euro); gli impiegati/insegnanti e le culture medio elevate (diploma medio superiore); i segmenti che vivono in contesti metropolitani; in ultimo, gli Stili Finanziari più giovani e alla ricerca di soluzioni di facilitazione nella gestione finanziaria (gli Spensierati) o anche di soluzioni di “status”/esibitive (gli Aspiranti). L’analisi dell’utilizzo delle carte non segnala variazioni particolari nelle abitudini dei titolari rispetto all’anno precedente: prevale un uso della carta nel territorio nazionale, anche se circa un terzo dei titolari utilizza la carta anche in altri paesi europei ed una nicchia (9%) ne dichiara l’uso anche oltre i confini d’Europa. Pur divenendo in questi ultimi anni uno strumento sempre più d’uso comune (nel 1999 l’utilizzo era di circa 2 volte al mese contro le 2,5 di oggi), nel 2004 non si registra un incremento nella frequenza media di utilizzo per pagamenti rispetto all’anno passato (circa ogni 12 giorni). Rispetto al 2003 rimane ancora elevata ed immutata la quota di titolari (l’11%, pari a circa 700.000 decisori) che, pur possedendo la carta, dichiara di non utilizzarla per pagare i propri acquisti, riservandola come strumento/soluzione per le “emergenze”. Appare quindi sempre più opportuno per l’offerta finanziaria la sollecitazione dei titolari ad un utilizzo più intenso delle carte, da cui trarrebbero ritorni concreti non solo sotto il profilo economico, ma anche sul piano della relazione e soddisfazione della clientela. Le carte revolving Nel panorama delle carte di pagamento, la performance più brillante nel corso del 2003 è da ascrivere al comparto delle carte di credito revolving emesse da istituzioni finanziarie specializzate. Sebbene la diffusione di questa categoria di carte risulti inferiore in Italia rispetto ai paesi caratterizzati da un sistema finanziario paragonabile (in particolare i paesi anglosassoni), lo sviluppo estremamente marcato in atto ormai da alcuni anni ne ha fatto uno dei segmenti di maggior interesse per gli operatori. A inizio 2004 risultano circa 6.595.000 le carte revolving in circolazione in Italia, contro le 5.341.000 del 2002. Inoltre, negli ultimi anni, si registra una crescita sostenuta della percentuale di carte attive sul totale delle carte in circolazione (pari al 46% nel 2003, a fronte di un 39% nel 1988), a conferma del crescente apprezzamento dei consumatori nei confronti di uno strumento che, combinando le caratteristiche del mezzo di pagamento evoluto con quelle proprie di un servizio di credito al consumo, consente di conciliare comodità, sicurezza e possibilità di ottimizzare la gestione del budget familiare. Nel corso del 2003 sono state oltre 30 milioni le transazioni regolate con carte revolving, con una crescita del +35% rispetto all’anno precedente. L’attenzione crescente degli operatori nei confronti delle carte revolving si sostanzia anche nell’offerta di prodotti sempre più sofisticati, caratterizzati da crescente flessibilità (in termini di modalità di rimborso, ampliamento del circuito di spendibilità, servizi accessori, ecc.), per soddisfare al meglio le esigenze espresse dalla domanda. In questo ambito si inseriscono le numerose tipologie di carte di credito emesse in collaborazione con partner commerciali (carte co-branded), dirette a differenti target di clientela: da quelli storicamente fidelizzabili (clienti della Grande Distribuzione) a quelli più innovativi (Lei Card, la prima carta di credito revolving pensata per il pubblico femminile) ed interessanti (legate ad associazioni benefiche, portali web, ecc.). Si tratta di carte al momento di indubbia consistenza numerica rispetto al portafoglio gestito da ciascun Issuer, eccezion fatta per i co-branded più affermati. Il lancio di carte co-branded sembra in netta crescita, anche se l’analisi dei brand, evidenzia come il moltiplicarsi delle tipologie di carte non sia proporzionale al livello di soddisfazione rilevata presso i titolari. La rischiosità In termini di rischio, inteso come capacità dei possessori di fronteggiare gli impegni creditizi assunti, il mercato attuale vede la Lombardia come primo mercato nazionale sia per penetrazione dello strumento carta (a saldo e revolving), sia per controllo e contenimento del rischio. Più rischiosi i mercati rappresentati da Lazio, Campania e Sicilia per i quali il tasso di sofferenza è superiore al livello medio nazionale. Emilia Romagna, Veneto e Piemonte sono invece i mercati che devono ancora esprimere pienamente la propria potenzialità, che può far leva su una buona qualità della clientela titolare di carta. L’analisi delle caratteristiche di profilo dei segmenti a più alto rischio mette in luce la prevalenza presso: i target femminili; i giovani o chi ha un’età centrale (35-44 anni); i segmenti con basso livello culturale; le posizioni professionali di livello medio/medio-basso; chi ha disponibilità reddituali non elevate e patrimoni finanziari molto contenuti. L’analisi per Stili Finanziari individua come segmenti ad alto rischio principalmente gli stili che fanno capo a soggetti in età giovane e con poche risorse economiche e culturali: Aspiranti, Nullatenenti, ma anche Spensierati. Tra i più maturi si evidenzia lo stile dei Distaccati. Si caratterizzano per rischiosità modesta l’Elite degli Innovatori ed i Facoltosi. Le opportunità di sviluppo I non titolari di carta di credito costituiscono ancora un bacino molto ampio nel nostro Paese, pari al 65% dei decisori finanziari in età 18-74 anni (circa 12,2 milioni), anche se in lieve contrazione rispetto a quanto rilevato nell’edizione 2003 (66%, pari a 12,3 milioni). Analizzando le resistenze alla sottoscrizione del prodotto riscontrate presso i non titolari di carte si conferma, quale principale causa di non possesso, la mancanza di una reason why ravvisata nella titolarità del prodotto (citata dal 44% dei non possessori e in quota crescente nell’ultimo anno: +4% rispetto al 2003). Tale atteggiamento in parte deriva dal possesso di carte di debito, ritenute esaustive, dal punto di vista del mercato potenziale, nel rispondere alle esigenze: circa un quarto dei non titolari adduce infatti questa motivazione. È importante però segnalare che quest’anno Multifinanziaria registra una lieve riduzione di tali resistenze rispetto agli ultimi due anni. Analizzando le altre motivazioni di non possesso è interessante segnalare due fenomeni: •diminuiscono le citazioni di ancoraggio al contante, che scendono al 18% rispetto al 23% del 2003; •rispetto al 2001 cresce, anche se le citazioni sono pari solo al 10%, la percezione di costi eccessivi di gestione legati alla carta di credito, indice di un’attenzione crescente a questo aspetto nel corso degli ultimi anni. Le potenzialità di una espansione del bacino attuale dei titolari carte di credito sono molto incoraggianti: il mercato potenziale delle carte di credito può variare, in termini di dimensioni e caratteristiche dei componenti, in relazione alla logica di approccio che i player di offerta vorranno seguire: in una logica ampia - che considera bacino di utenza potenziale tutti i non titolari attuali del prodotto - le dimensioni sono molto estese ma il profilo del bacino evidenzia una elevata quota di individui con caratteristiche meno sintoniche al prodotto; in una logica più mirata - che tiene conto non solo del presupposto oggettivo di non titolarità attuale del prodotto, ma anche della presenza nel bacino target di caratteristiche necessarie e di base per la titolarità della carta - il bacino potenziale è più ristretto ma di dimensioni e caratteristiche molto interessanti per gli attori del settore. Ciascuno dei due bacini di partenza risponde ad esigenze e strategie differenziate e quindi saranno i singoli player di offerta a individuare il target che meglio risponde agli specifici obiettivi di business. Per il mercato delle carte revolving il bacino potenziale è consistente e in crescita rispetto al 2003, e può variare in relazione alle esigenze dei singoli player. In particolare, scendendo in profondità, la carta revolving costituisce uno strumento che si presta ad abbracciare due segmenti di mercato molto differenti: un target aspirazionale, che ricorre a questi prodotti soprattutto per necessità pur di appagare il desiderio edonista di spesa e di possesso di beni di status/cittadinanza, ma anche target di più alto livello e ben altro potenziale economico, che approcciano la carta nell’ottica di gestione evoluta della finanza: la facilitazione anche nel ricorso al credito.
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