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Notiziario Marketpress di
Lunedì 18 Ottobre 2004
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UNA GRANDE MOSTRA FOTOGRAFICA SUL VINO E IL SUO AMBIENTE:11 FOTOGRAFI 1 VINO ALLA TRIENNALE DI MILANO DAL 20 OTTOBRE AL 7 NOVEMBRE 2004 |
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Milano, 18 ottobre 2004 - Quella che aprirà il 20 ottobre alla Triennale di Milano sarà una mostra particolare e di grande impatto, dedicata al vino, al suo ambiente, alle sue atmosfere, alla sua magia. Centosettantuno immagini di undici dei più celebri fotografi del mondo saranno in mostra - in un allestimento di grande efficacia a cura di Davide Manfredi - e accompagneranno il pubblico a scoprire gli aspetti più nascosti e per così dire “intimi” del vino e del suo mondo. Da Helmut Newton, che per primo fu chiamato da Maurizio Zanella, patron di Ca’ del Bosco, nella tenuta di Erbusco, allo svizzero Georg Gerster, dagli americani Ralph Gibson e William Klein al giapponese Eikoh Hosoe, dall’inglese Don Mccullin all’australiana Alice Springs sino agli italiani Franco Fontana, Mimmo Jodice, Ferdinando Scianna e Flavio Bonetti, un cast “stellare” di grandissimi nomi della fotografia interpreta, ciascuno con il proprio sguardo e il proprio inconfondibile stile, l’ambiente, le persone, i ritmi, il lavoro, gli oggetti, tutto ciò che ruota intorno al vino e alla sua vita. E’ difficile descrivere la poesia di queste immagini, raccolte nel volume omonimo 11 fotografi 1 vino, edito da Skira: stampate in un rigoglioso bianco e nero, caldo e calibrato in ogni più piccola sfumatura, colpiscono dapprima per la bellezza intrinseca di ciascuna, ma poi, se ci si ferma a guardare con più attenzione, suggeriscono atmosfere, immagini, sensazioni, addirittura odori. Nebbia, fumo, raggi di sole, umidità, buio, fatica, risate, buon cibo, insomma tutto un mondo che ci appare familiare e in cui ci fa piacere abbandonarci, come quando si assapora ad occhi chiusi l’aroma di un buon vino. Vino che – come ricorda Fumino Arisaka nel testo di presentazione alle immagini di Ralph Gibson – “ è una sorta di collante fra tutti i popoli d’Europa nonostante essi abbiano storie e tradizioni diverse…Persone che vivono in maniere diverse e parlano lingue differenti possono dividersi una bottiglia di vino e così superare le loro diversità. Vino che riesce a creare quella che i francesi chiamano la convivialité, lo spirito conviviale”. Il vino dunque come linguaggio universale che unisce le persone e che facilita il dialogo, l’incontro, la condivisione umana. Ma dietro al vino, un mondo di persone, un lavoro duro e sempre minacciato dal tempo, un’arte vera e propria, fatta di rigore e creatività, conoscenza e mestiere, per cui ogni singola azione è importante e fondamentale per arrivare al risultato finale. Tutto questo: gli ordinati filari di vigne, gi uomini e le donne della vendemmia, le grandi cantine a volta, le botti, le bottiglie rigorosamente disposte, le etichette, i bicchieri, i cavatappi, gli attrezzi ma anche i cieli e le piogge, gli alberi, le morbide colline e la campagna sterminata, le luci, le atmosfere, il freddo e il calore, escono in modo vivissimo dalle pagine del libro e sfileranno nella mostra della Triennale, accogliendo il visitatore in un viaggio piacevolissimo e denso di emozioni. Impossibile scegliere un fotografo sugli altri: ognuno ha una sua visione del mondo, coglie alcuni particolari, propone una diversa angolazione delle sue immagini, interpreta l’ambiente in cui è stato chiamato a vivere nelle diverse stagioni, nei diversi momenti del giorno. In tutti si sente però un profondo coinvolgimento, un rapporto caldo con queste terre lombarde, una forte empatia con il lavoro di molte persone, la voglia di esprimere al meglio quello che l’occhio ha catturato. La decisione di Maurizio Zanella di pubblicare il libro e della Triennale di esporre queste immagini nasce dunque, oltre che dall’orgoglio legittimo per la propria tenuta e la propria eccellente produzione, dal desiderio di far partecipi molte persone della bellezza e della magia di queste immagini, che colgono pienamente l’essenza del vino. “Noi fortunati che lo beviamo – scrive Serena Sutcliffe nel commento alle immagini di Ferdinando Scianna – non sentiamo il dolore, il freddo, le membra indolenzite, possiamo permetterci il lusso di usare gli occhi per esultare nel suo colore, il naso per immergerci nella fragranza, il palato per tuffarci nell’estensione e nella profondità, nel tessuto e nei gusti. Il fotografo ha tolto il velo, ci ha portato le intemperie e il legno e le muffe che fermentano. Lo ha visto e lo ha incapsulato. Forse in fondo il vino è un’arte, ma con le unghie sporche di terra e le mani piene di tagli. Tanto più interessante il suo sapore. L’esperienza è più ricca. E noi siamo infinitamente più grati per la sua esistenza” La mostra resterà aperta sino al 7 novembre.
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