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Notiziario Marketpress di Martedì 26 Ottobre 2004
 
   
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  I RISCHI DI ESPOSIZIONE ALLE NANOPARTICELLE SONO INSUFFICIENTEMENTE VALUTATI, AFFERMA UNO STUDIO SU SALUTE E SICUREZZA  
   
  Bruxelles, 26 ottobre 2004 - Uno studio condotto dall'Hse (Health and Safety Executive) britannico sull'igiene del lavoro nel settore della produzione di nanoparticelle è arrivato alla conclusione che i rischi di esposizione non sono stati sufficientemente valutati. Lo studio si è concentrato sui processi di sviluppo deliberato e di produzione dei prodotti a base di nanoparticelle (ad esempio nanotubi, nanoconduttori, e punti quantici), ed ha analizzato i possibili tipi di esposizione umana, i livelli di esposizione, le misure di controllo, le lacune delle conoscenze e le difficoltà per colmarle. L'hse ha individuato circa 2.000 persone (e il numero potrebbe raddoppiare nei prossimi cinque anni) che nel Regno Unito stanno attualmente lavorando nelle università, nei centri di ricerca o nelle aziende del settore nuove tecnologie, e che in una forma o nell'altra sono potenzialmente esposte alle nanoparticelle. I quattro principali processi di produzione delle nanoparticelle sono a deposizione di vapore, a spruzzo, a stato colloidale e ad attrito; in tutti i casi esiste il pericolo di esposizione per inalazione, contatto epidermico o ingestione. Dal punto di vista dell'igiene del lavoro, i processi non differiscono molto dai processi attuali di produzione nel settore chimico. Nel caso di esposizione per inalazione i metodi di protezione già esistenti potrebbe essere efficaci contro le nanoparticelle, ma nel caso di esposizione per contatto epidermico o per ingestione gli attuali metodi basati su equipaggiamenti di protezione individuale potrebbero non essere efficaci quanto lo sono nel caso dei prodotti chimici. L'hse afferma che disgraziatamente nel Regno Unito non sono disponibili informazioni sull'esposizione dei lavoratori alle nanoparticelle, ma i dati forniti per altri processi di trattamento della polvere lasciano pensare che potrebbe essere significativa. 'In sintesi, esistono sufficienti motivi per ritenere che l'esposizione dei lavoratori nella produzione di nanoparticelle non sia stata adeguatamente studiata', dichiara l'Hse. Le principali lacune conoscitive individuate dallo studio includono l'assenza di definizioni o descrizioni delle nanoparticelle concordemente accettate, che secondo l'Hse potrebbero basarsi sulle loro dimensioni fisiche o sul loro comportamento. In quest'area, si registrerebbero migliori progressi se si creasse consenso, e l'Hse sta quindi organizzando un workshop che affronti il problema. Per finire, il rapporto ha constatato che le attuali conoscenze dei rischi insiti nelle nanoparticelle non sono sufficienti per arrivare a una loro valutazione accurata. 'Gli approcci alla valutazione dei rischi dovranno considerare come usare al meglio le informazioni attualmente disponibili, e come ottenerne di nuove', conclude. Per il testo completo del rapporto: http://www.Hse.gov.uk/research/rrhtm/rr274.htm  
     
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