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Notiziario Marketpress di
Venerdì 12 Marzo 2004
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CNEL: 571 CONTRATTI TERRITORIALI, OLTRE LA METÀ AL NORD |
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Roma, 12 marzo 2004 - Sono 571 gli accordi territoriali del settore privato stipulati, tra il 1996 e il 2003, in 262 sedi di contrattazione, pari a una media di 2,2 ciascuna. Questi i dati che emergono dal Rapporto sui lineamenti fondamentali della contrattazione territoriale, elaborato dal Cnel e presentato il 9 marzo a Villa Lubin, nel corso di un seminario al quale hanno partecipato, tra gli altri, la vicepresidente del Cnel, Francesca Santoro, e il presidente della Commissione dell’Informazione del Cnel, Giuseppe Capo, oltre a rappresentanti delle parti sociali. Un monitoraggio effettuato sull’Archivio contratti del Cnel e completato da un’indagine condotta su 18 distretti industriali, che fa seguito al precedente rapporto sulla contrattazione aziendale. Più della metà (55%) dei contratti territoriali è concentrata al Nord, il 23% al Centro e il 22% al Sud. Se si considerano i settori, la contrattazione territoriale è diffusa soprattutto nell’edilizia (38%) e in agricoltura (31%). Significativo anche il suo ruolo nell’artigianato (18%) e nell’area commercio, turismo e servizi (8%), mentre nell’industria - dove ha più spazio la contrattazione aziendale - incide solo per il 3%. Per quanto riguarda il contenuto di tali accordi, prevalgono gli aspetti relativi alla ‘contrattazione acquisitiva’ (retribuzione, Tfr, integrativi, ambiente di lavoro, questioni sociali), presenti nel 90-100% dei casi, e quelli concernenti le relazioni sindacali (80-90%). Limitato, invece, il ruolo della ‘contrattazione difensiva’ (10-15%). Inoltre, elementi di ‘flessibilità funzionale’ (orario e organizzazione del lavoro) hanno un peso maggiore rispetto alla ‘flessibilità da contratto’ (forme atipiche, part time, tempo determinato), spiccando nel 50-90% dei casi contro il 20-60%. L’agricoltura è il settore in cui le voci relative alla flessibilità sono più frequenti, seguita dal commercio, turismo e servizi. Ma le materie maggiormente trattate nei contratti territoriali sono il trattamento economico (90-100%) e i modelli partecipativi (80-90%), che definiscono i diversi criteri di relazioni sindacali. Più bassa la percentuale di accordi relativi al lavoro delle donne (10-25%), all’organizzazione del lavoro (4-38%) e ai diritti sindacali (5-32%). La voce ‘qualifiche e professionalità’ ha un ruolo rilevante solo in agricoltura (80%), come pure l’orario di lavoro (79%), mentre le questioni sociali nell’edilizia (80%), dove prevalgono anche i trattamenti integrativi (70%). Sempre per agricoltura ed edilizia assume importanza l’ambiente di lavoro (68% e 70%). Quanto ai cosiddetti ‘premi di risultato’, a livello territoriale rilevano prevalentemente nell’edilizia. La contrattazione territoriale non appare particolarmente diffusa, invece, con riferimento ai distretti industriali, dove sono più frequenti altre forme di partecipazione. Il sindacato risulta comunque coinvolto nella programmazione concertata per lo sviluppo dell’area in 11 dei 18 distretti esaminati. Dall’analisi risultano, inoltre, 7 accordi relativi a territori distrettuali, mentre in tutti i distretti esiste un soggetto rappresentativo dell’area, generalmente un comitato di distretto.
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