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Roma, 8 luglio 2004 - Sono 32.399 le segnalazioni di operazioni sospette in denaro pervenute, dal 1997 a oggi, all’Uic (Ufficio italiano cambi) e di queste 29.147 sono state trasmesse nello stesso periodo alla Dia (Direzione investigativa antimafia) e al Nspv (Nucleo speciale di polizia valutaria). Solo nei primi sei mesi del 2004, sono state rispettivamente 3.230 e 2.801, mostrando un trend crescente rispetto allo scorso anno (5.266 e 5.562 segnalazioni nei 12 mesi). Questi i dati, di fonte Uic, che emergono dal Rapporto sul dispositivo antiriciclaggio, predisposto dall’Osservatorio socio-economico sulla criminalità istituito presso il Cnel, presentato oggi a Villa Lubin. Un approfondimento, finalizzato alla redazione di un testo di osservazioni e proposte, mirato all’individuazione delle nuove modalità attraverso le quali si realizza il reinvestimento dei proventi della criminalità organizzata, che fornisce indicazioni utili alle istituzioni e alle forze economiche e sociali. La stragrande maggioranza delle segnalazioni arriva da enti creditizi (88%); le restanti provengono per lo più da intermediari finanziari (5,5%); imprese assicurative (3%) e dalle Poste Italiane (2,5%). Diminuiscono i casi connessi a possibili finanziamenti al terrorismo: sono 134 nei primi sei mesi del 2004, contro i 320 del 2003 e i 913 del 2002. Tra le attività illecite ipotizzabili (ma oltre la metà non è evidenziabile); si distingue un 12,4% di evasione fiscale, 6,5% di casi legati a indagini presso l’autorità giudiziaria, 6,1% di truffe, 5,7% di riciclaggio e una percentuale equivalente di abusivismo finanziario e usura. Nella maggior parte dei casi, si tratta di operazioni in contanti (41,4%) e in particolare di versamento (22,4%); prelevamento (12,5%); incasso di assegno proprio (4%); cambio di assegno di terzi (1,5%); incasso di assegni circolari (1%). Seguono versamenti di titoli di credito (10,2%); assegni circolari (7,7%); bonifico o giroconto (6,3%); bonifico da o verso l’estero (5,3%); addebito per estinzione assegno (4,8%); operazioni in strumenti finanziari (4,2%); acquisto o vendita di banconote estere (3,8%); deposito su libretto di risparmio (3,7%); operazioni con titoli cambiari (1,4%) o collegate a finanziamenti INSERT INTO `envo_stories` (pn_catid, pn_aid, pn_title, pn_time, pn_hometext, pn_bodytext, pn_comments,pn_counter, pn_topic, pn_informant, pn_notes, pn_ihome, pn_themeoverride, pn_language, pn_withcomm, pn_format_type,9%). La regione che mostra la percentuale più elevata di segnalazioni è la Lombardia (32,4%); seguita da Lazio (10,8%); Campania (8,7%); Emilia Romagna (7,7%); Piemonte (7,5%); Veneto (6,4%); Toscana (5,9%); Puglia (5,2%); Sicilia (4,4%); Calabria (2,3%); Liguria (2,3%); Friuli Venezia Giulia (1,3%); Trentino Alto Adige (1,2%); Marche (1,1%); Abruzzo (1%); Umbria INSERT INTO `envo_stories` (pn_catid, pn_aid, pn_title, pn_time, pn_hometext, pn_bodytext, pn_comments,pn_counter, pn_topic, pn_informant, pn_notes, pn_ihome, pn_themeoverride, pn_language, pn_withcomm, pn_format_type,6%); Sardegna INSERT INTO `envo_stories` (pn_catid, pn_aid, pn_title, pn_time, pn_hometext, pn_bodytext, pn_comments,pn_counter, pn_topic, pn_informant, pn_notes, pn_ihome, pn_themeoverride, pn_language, pn_withcomm, pn_format_type,5%); Basilicata INSERT INTO `envo_stories` (pn_catid, pn_aid, pn_title, pn_time, pn_hometext, pn_bodytext, pn_comments,pn_counter, pn_topic, pn_informant, pn_notes, pn_ihome, pn_themeoverride, pn_language, pn_withcomm, pn_format_type,3%); Valle d’Aosta e Molise INSERT INTO `envo_stories` (pn_catid, pn_aid, pn_title, pn_time, pn_hometext, pn_bodytext, pn_comments,pn_counter, pn_topic, pn_informant, pn_notes, pn_ihome, pn_themeoverride, pn_language, pn_withcomm, pn_format_type,1%). Ma, se si considera il rapporto tra il numero di segnalazioni ogni 100 milioni di euro di deposito, in testa alla classifica figura la Calabria con 8,5, seguita da Campania (7,5); Puglia (6,4); Lombardia (5,4) e Piemonte (5). Il fenomeno, infatti, osserva l’Osservatorio socio-economico sulla criminalità del Cnel, non riguarda solo le aree tradizionalmente interessate dalla presenza della criminalità organizzata, perché imprese gravitanti nei circuiti criminali si ritrovano attive su tutto il territorio nazionale, quasi sempre in appalti di opere pubbliche. Al Sud, in particolare, dove la presenza mafiosa è stratificata, si assiste a una sorta di progressiva saturazione di interi comparti produttivi, sotto il controllo diretto o indiretto delle mafie. Ma il dato più inquietante è rappresentato dal recente ingresso di imprese di stampo criminale anche in settori non tradizionali (sanità, servizi avanzati, informatica, forniture, moderne tecnologie); in cui l’attività di riciclaggio può contare su nuove occasioni di intermediazione. Si va delineando uno scenario inquietante in cui i mercati criminali realizzano enormi profitti, solo in parte destinati ad alimentare l’offerta di beni e servizi illegali, che presenta caratteri di relativa rigidità. Il riciclaggio di proventi illeciti acquista, quindi, un ruolo primario nelle strategie della criminalità organizzata, con molteplici rischi per la capacità di autorganizzazione dell’impresa e per i diritti dei lavoratori.
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