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Notiziario Marketpress di
Giovedì 08 Luglio 2004
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I I GIARDINI DI AFRODITE SEI ARTISTE NEL SEGNO DEL MITO |
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Sondrio, 8 luglio 2004 – Oggi la Fondazione Gruppo Credito Valtellinese inaugura a Sondrio la mostra Giardini di Afrodite. Sei artiste nel segno del Mito, con sculture e installazioni di medie e grandi dimensioni, in due sedi espositive: la Galleria Credito Valtellinese e il Museo Valtellinese di Storia e Arte, Palazzo Sassi de' Lavizzari, che per l’occasione apre il suo giardino. In mostra quaranta opere create da sei artiste-scultrici: Isabella Gobbato, Junko Imada, Barbara Mignone, Dolores Previtali, Paola Ravasio, Anna Santinello. Elaborate sul percorso semantico del Mito, le sculture e le installazioni si dipanano in spazi chiusi e spazi aperti, e sono realizzate dalle autrici con differenti materiali: bronzo, terracotta, filo metallico, ceramica, carta, lana, fibra sintetica. La mostra, curata da Rino Bertini, si ispira all’affascinante e ipotetico luogo mitologico denominato simbolicamente i Giardini di Afrodite e rende un forte omaggio alla donna, al suo potere generativo e soprattutto alla sua capacità di creare opere d’arte. Non per nulla esiste infatti una corradicalità fra "mater" e "materia". Le opere esposte si inseriscono in un percorso che privilegia "la lentezza" e "la poesia", e che presenta forti legami con la tradizione umanistica, con i grandi temi del dolore, della sofferenza, della vita e della morte. L’altro filo di Arianna all’interno di questo percorso è il trattamento dello spazio come antitesi fra vuoti e pieni nel quale tutte le artiste si sono confrontate con l’inevitabile necessità di utilizzare materiali differenti. Isabella Gobbato libera la scultura dalle costrizioni della materia, inventando forme che paiono sospese nell’aria. Il filo metallico che utilizza viene trattato in modo da ottenere uno "sfilacciamento", che gli fa assumere una consistenza vicina a quella della seta o della lana. Junko Imada ci mostra la persistenza tematica della metamorfosi nella scelta diversificata dei materiali (ceramica, carta, lana, fibra sintetica) e nella congiunzione degli opposti (luce-ombra, pieno-vuoto). Barbara Mignone parte dal dato di natura, come "il canneto", che in realtà viene rappresentato in maniera antinaturalistica, e che funge da semplice pretesto per un discorso molto più articolato, arricchito del segno della scrittura, nel campo sociale e politico. Dolores Previtali ci invita a partecipare, attraverso le sue sculture in terracotta, al viaggio di uomini affratellati da un abbraccio disperato o supplicante, i cui volti sono solo abbozzati nei lineamenti. Paola Ravasio persegue una pratica artistica piuttosto rara nel panorama contemporaneo. Le sue sculture in bronzo, concentrato di energia che si esprime attraverso una rappresentazione di muscoli aggrovigliati, nascondono una tensione dell’anima che fatica a trattenersi. Anna Santinello rende omaggio a un certo tipo di scultura classica, ma attuando un processo di svuotamento dei corpi rappresentati che divengono simili a simulacri, tesi a mostrare tutto l’horror vacui del loro mondo interno e testimonianza di un disfacimento fisico e morale. Sondrio, Galleria Credito Valtellinese Museo Valtellinese di Storia e Arte, Palazzo Sassi de' Lavizzari
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