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Notiziario Marketpress di
Giovedì 01 Luglio 2004
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Web alimentazione e benessere |
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L’ISTITUTO NAZIONALE ESPRESSO ITALIANO GARANZIA DELLA QUALITÀ DELLA BEVANDA NAZIONALE – LA CERTIFICAZIONE DEL CAFFÈ ESPRESSO A MARCHIO ESPRESSO ITALIANO |
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Ogni anno sui banconi di 150.000 pubblici esercizi arrivano circa 13 miliardi di tazzine di espresso, tazzine che muovono circa 10 miliardi di euro. Ma non tutte sono degne di essere chiamate espresso. Infatti un buon espresso non è frutto di una semplice procedura meccanica, ma un prodotto che vive della passione e della perizia di chi lo prepara. L’obiettivo dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano è tutelare e promuovere l’espresso, fornendo un punto di riferimento definitivo ai milioni di affezionati consumatori, che spesso si trovano a fronteggiare tazzine che con l’espresso nulla hanno a che vedere. L’istituto si è costituito nel 1998 dopo una ricerca durata tre anni che ha avuto l’obiettivo di definire la qualità attesa da chi ordina un Espresso e che è stata svolta dall’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè e dal Centro Studi e Formazione Assaggiatori, con la collaborazione di docenti delle Università di Udine e di Torino. Con migliaia di test sui consumatori e decine di test di laboratorio si è giunti a definire quali sono le caratteristiche oggettive e misurabili ricercate da chi beve un espresso. L’istituto, di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine e macinadosatori e altri sodalizi che volgono la loro attenzione all’espresso di qualità, oggi conta 30 associati che insieme aggregano un fatturato complessivo annuo di circa 350 milioni di euro. Questi operano in conformità alle regole previste nella certificazione del caffè espresso a marchio Espresso Italiano (certificazione di conformità di prodotto del Csqa n. 214 del 24 settembre 1999, Dtp 008 Ed. 1); che si possono riassumere in: utilizzo di una miscela qualificata; impiego di attrezzature (macchina e macinadosatore) qualificate, impiego di personale abilitato. Presidente dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano è Sergio Guarneri, manager del gruppo Cimbali, coadiuvato nella sua attività da Gerlando Maggiordomo, amministratore delegato della Jolly Caffè e past president Inei e da Matteo Trucillo, titolare dell’omonima torrefazione. Segretario generale è Luigi Odello, presidente del Centro Studi e Formazione Assaggiatori e docente universitario di analisi sensoriale. Il consumatore ha la certezza che quando un bar espone il marchio “Espresso Italiano Certificato”, ciò significa che c’è un macinadosatore qualificato, una macchina qualificata e una miscela qualificata, tutto sapientemente nelle mani di un operatore abilitato e mosso dalla passione per l’espresso di qualità. L’espresso Italiano Certificato, per l’appunto. Il primo miliardo dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano Non è il primo miliardo di euro accantonato dall’Istituto fondato per tutelare e promuovere l’espresso italiano dentro e fuori i confini nazionali, ma è un patrimonio ancora più importante: sono il primi mille milioni di tazzine prodotte con miscela qualificata per Espresso Italiano Certificato. E’ questo il traguardo che dovrebbe essere raggiunto alla fine del primo semestre del 2004, una tappa importante nel percorso iniziato nel 1998 da un gruppo di aziende torrefattici e costruttrici di attrezzature decise a tutelare l’espresso con il mezzo più potente – la certificazione a norma Iso - e nella sua forma più importante: la certificazione sensoriale basata sulle attese di gratificazione manifestate dal consumatore. Sicuramente innovativa, essa risulta fondamentale per gli stili di pensiero che si vanno rafforzando nelle società in cui il piacere coniuga il sapore al sapere. Con quasi 5.000 test sull’utente finale e decine di prove di laboratorio si sono infatti definite le caratteristiche che deve avere la tazzina di espresso per soddisfare il suo affezionato fruitore, senza per questo comprometterne la tradizione o condurre la bevanda all’omologazione. Una volta definito, il profilo sensoriale è stato certificato e, per garantire il massimo livello di probabilità che esso sia rispettato nei bar che espongono il marchio dell’Istituto e quello dell’ente terzo che ne sorveglia il rispetto del disciplinare, sono state poste regole rigorose: solo attraverso miscele e attrezzature (macinadosatore e macchina) qualificate, gestite da un operatore abilitato, è possibile ottenere un Espresso Italiano Certificato. L’idea, nonostante sia onerosa e complessa nella realizzazione, ha avuto successo: oggi le aziende che aderiscono all’Inei sono trenta e hanno un fatturato complessivo di circa 350 milioni di euro, producono annualmente oltre due milioni di chili di miscela e circa 50 mila attrezzature qualificate Inei. Attraverso i prodotti, il marchio dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano è presente in circa 200 mila bar, la metà dei quali è all’estero. Fuori dei confini nazionali sono soprattutto le attrezzature a diffondere la bandiera della tazzina certificata, e questo crea non poco interesse, tanto che gruppi di operatori che vanno dalla Polonia al Giappone, dalla Russia alla Spagna, senza dimenticare paesi più vicini come la Germania e il Regno Unito, hanno già iniziato a partecipare ai corsi dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè, gli unici omologati per ottenere la qualificazione del barista e portare il locale all’abilitazione al servizio dell’Espresso Italiano Certificato. Secondo il presidente dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano Sergio Guarneri la domanda dell’estero sarà sempre più forte e questo porterà sicuramente un beneficio alla già apprezzata cultura italiana del buon vivere. Luigi Odello, segretario generale dell’Istituto sin dalla fondazione, è convinto che la formula adottata risulti vincente proprio perché l’Espresso Italiano Certificato, basandosi sulla sensorialità, non deluderà mai i suoi estimatori.
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