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Notiziario Marketpress di
Martedì 16 Marzo 2004
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ARTE E ARTIFICIO ALLA MOSTRA "IL GRAN TEATRO DEL MONDO" |
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Milano, 16 marzo 2004 - Oggi e mercoledì 17 marzo 2004 alle ore 18, nella Sala delle Otto Colonne di Palazzo Reale, si terrà il concerto Arte e artificio dei cameristi dell’Accademia d’Arti e Mestieri dello Spettacolo Teatro alla Scala. Verranno eseguite musiche di François Couperin, Johann Sebastian Bach, Pietro Antonio Locatelli e Heinrich Ignaz von Biber per approfondire la tecnica del clavicembalo e del violino. Mercoledì 17 il programma si arricchirà della presenza straordinaria di Gabriele Lavia che leggerà brani di Diderot. Di François Couperin (1668 – 1733), maestro di clavicembalo alla corte di Luigi Xiv e Luigi Xv, verranno eseguiti brani tratti dai Livres de clavecin: pezzi dalla melodia ricca d’ornamenti di gusto tipicamente francese. La tecnica cembalistica è ardita e varia e la scrittura fugata cede progressivamente al dominio dell’armonia. Non ancora ventenne, Johann Sebastian Bach (1685 – 1750) scrive il Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo. Ottenuto l’incarico di organista nella chiesa Nuova di Arnastadt, Johann è costretto a separarsi dal fratello e affida alla musica i propri sentimenti più intimi. E’ un racconto che alterna malinconia e rimpianto all’augurio di felicità, espressa nella fiammeggiante “Fuga all’imitazione di Posta”. La poesia degli archi trova espressione in Pietro Antonio Locatelli (1695 – 1764), violinista e compositore. Padre del virtuosismo strumentale moderno, dotato di vasta cultura e di molteplici interessi, Locatelli fu un raffinato collezionista di strumenti, libri e quadri. I cameristi dell’Accademia eseguiranno uno dei 12 concerti per violino della raccolta l’Arte del violino, in cui spiccano 24 Capricci per violino solo. Locatelli sceglie suoni acutissimi, complicate figurazioni accordali e molteplici sfumature nei colpi d’arco che determinano una sostenuta velocità d’esecuzione. Infine l’Harmonia artificiosa-ariosa, in cui l’estro creativo di Heinrich Ignaz von Biber (1644 – 1704) trova pieno compimento. L’artista boemo predilige l’arte della variazione, l’uso frequente della “scordatura”. L’inclinazione per la musica descrittiva e per l’artificio in genere lo conduce a scoprire il valore espressivo della dissonanza, un valore che rinvia a situazioni di disagio e di sofferenza che ben si bilanciano con l’armonia ricercata fino a quel momento dalla musica occidentale, dando inizio così a nuovi percorsi di studio.
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