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Notiziario Marketpress di
Martedì 16 Marzo 2004
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TECNOLOGIA, STILE PMI LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE USANO LE TECNOLOGIE IN MODI DIVERSI DALLE GRANDI AZIENDE. DAL SATELLITE, AL WEB, AL WIRELESS. CAPIRLO È LA CHIAVE PER IL BUSINESS, TENENDO CONTO DELLA LEGGE DELLE CONSEGUENZE NON INTENZIONALI |
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Milano, 16 marzo 2004. “La Strada trova il suo modo di usare le cose, modi che l’inventore non aveva immaginato”. Questa affermazione di William Gibson, uno dei fondatori del movimento cyberpunk, descrive bene una enorme serie di fenomeni del mondo tecnologizzato, gli Sms per fare un esempio. Ma nello specifico è anche una descrizione metaforica delle differenze tra il modo di vedere la tecnologia da parte delle grandi aziende, sia in quanto produttori che utilizzatori, e da parte di quelle medie e piccole. Capire le diversità non ha solamente una rilevanza di conoscenza ma è la chiave per fare del buon business in quel settore economico, che in Italia rappresenta il 90 per cento del numero delle aziende e che permette alle stesse grandi aziende di operare a costi accettabili. Gli esempi in merito si sprecano. Prendiamo il caso delle comunicazioni via satellite. Al momento del lancio dei primi satelliti per telecomunicazione, i Telestar e i Syncom nei primi anni ’60, i collegamenti satellitari erano visti come una nuova modalità di comunicazione e lunga distanza, intercontinentale (Arthur C. Clarke nel suo famoso articolo del 1945 pensava a radio e televisione). Negli anni ’70 e ’80 alcuni satelliti geostazionari iniziarono ad essere utilizzati per la comunicazione dati, per esempio per collegare le filiali delle aziende americane che fornivano servizi di timesharing in Europa con i centri di calcolo oltreoceano. Si trattava però di applicazioni molto costose,c he richiedevano strutture a terra di grandi dimensioni. Il progresso tecnologico alla fine degli anni ’80 e i primi ’90 consentì di ridurre le dimensioni delle antenne di ricezione e degli apparati, ma gli utilizzi si indirizzarono ancora ad applicazioni di costo elevato, come la televisione diretta via satellite (costo elevato per il complesso del network). Poi, la scoperta che il nuovo (per gli anni ’90) standard Dvb (Digital Video Broadcast) poteva essere utilizzato anche per la trasmissione dati, e che le sue caratteristiche (resistenza alle interferenze e agli errori) permettevano la comunicazione bidirezionale a bassi costi lato utente finale. Le grandi aziende non se ne fecero nulla (tutte concentrate sulla posa di milioni di chilometri di fibra ottica sul lato fornitori e di trovare il modo di riempirla sul lato utente). Le piccole e medie aziende saltarono invece subito sul nuovo treno. Risultato, sono nate le cosiddette multinazionali medie, di cui si è recentemente parlato sui giornali, quelle imprese di taglia intermedia e anche decisamente piccola che sono presenti in diverse parti del mondo con stabilimenti produttivi, centri di ricerca e sviluppo, filiali di commercializzazione, tutti mantenuti snelli dal punto di vista organizzativo, e focalizzati da quello di missione. L’abilitatore tecnologico è proprio l’uso di servizi di connettività a banda larga via satellite in modalità bidirezionale in tecnologia Dvb Vsat che consentono alle aziende di comunicare in modo affidabile e a basso costo con sedi remote localizzate in altri Paesi, dove spesso l’infrastruttura di telecomunicazioni è inaffidabile e o molto costosa. Ma la stessa tecnologia viene utilizzata anche dalle Pmi che non hanno delocalizzato ma che semplicemente sono residenti in località che non ancora raggiunte da Adsl tradizionale, sia su fibra che su rame, e sono i tre quarti dei comuni italiani. Altri due esempi dal mondo web. Il commercio elettronico fin dalla sua apparizione ormai dieci anni fa era visto come ideale per consentire alle Pmi di espandere a costo marginale basso il proprio “braccio” commerciale. Queste prospettive sono rimaste a lungo inattuate per l’approccio sbagliato intrapreso dalle aziende fornitrici che hanno affrontato il mercato potenziale come se tutti fossero Amazon. Inevitabilmente il commercio elettronico è apparso alle Pmi come una cosa da ricchi e i fallimenti di molte iniziative dei “grandi” non hanno fatto altro che ulteriormente scoraggiarne l’uso da parte di chi ne avrebbe potuto beneficiarne di più. Contemporaneamente, nasceva e si affermava una serie di servizi, quella delle aste customer-to-customer online, ad opera di e-Bay ed altri, rivolti al mercato dei privati. Anche qui, tra la sorpresa di molti, le Pmi, soprattutto quelle più piccole, si sono “impadronite” della tecnologia e l’hanno trasformata in una modalità di e-commerce flessibile, a costo basso e soprattutto fruibile a consumo, dove viene loro offerto tutto quel che serve, dalla “vetrina” al pagamento garantito. Il web ha abituato alle aziende Internet di pensare velocemente e con grande rapidità siti come eBay hanno sviluppato offerte complete per le Pmi, comprendenti anche la logistica di consegna al cliente. Ancora. Che dire dell’importanza che ricopre l’applicazione delle tecniche di e-learning nel campo della formazione e l’addestramento a distanza? Il concetto di formazione a distanza aziendale era nata per uso e consumo di colossi, come la Fiat, a costi e con tecnologie inavvicinabili per la maggior parte delle aziende. Poi è arrivato il web e la banda larga (entrambe tecnologie non pensate per le Pmi), e le piccole aziende hanno colto l’opportunità di ridurre al minimo i costi di trasferimento del personale e i tempi morti di spostamento coniugando l’esigenza vitale dell’aggiornamento del personale e dell’informazione tempestiva dei partner e della rete distributiva. Da ultimo, i cellulari. Quando Motorola li inventò negli anni ’70 aveva in mente un’evoluzione del concetto di radiomobile, cui doveva il suo successo iniziale negli anni ’30, coniugato con la semplicità d’uso del telefono. I primi cellulari erano veicolari, sia per il peso che per il fatto che erano pensati per supportare professioni tipicamente mobili (rappresentanti commerciali, tecnici di manutenzione) ed esecutive. Con la portabilità dovuta alla miniaturizzazione, i cellulari sono diventati un fenomeno di massa. Le Pmi come lo hanno sfruttato? Usandolo per rendere indipendente dalla collocazione fisica i decisori (quindi non gli esecutori), moltiplicandone l’efficacia. Questo ha reso possibile snellire le strutture delle aziende, convertendo le funzioni di puro raccordo (gestione delle persone) in funzioni di gestione di processi o di creazione di conoscenza. Oggi una impresa medio-piccola non riuscirebbe e sopravvivere se avesse la struttura organizzativi, e di costi fissi, che un’impresa delle stessa taglia aveva anche solo vent’anni (a terziarizzazione avanzata). Da questi esempi deriva che un buon modo per fare business con le piccole e medie imprese è capire le loro caratteristiche e accettare il fatto che useranno la tecnologia secondo le loro esigenze specifiche, che non sono quelle delle grandi realtà ridimensionate a standard più ridotti. Se un fornitore riesce ad anticipare e a suggerire usi “stile Pmi” dei propri prodotti, o addirittura a concepirne di appositi, ancora meglio. Tenendo sempre conto della legge delle conseguenze non intenzionali. Probabilmente, per rifarsi a un esempio precedente, quando un imprenditore adottava il cellulare sapeva di volere convertire i middle-manager in qualcos’altro, ma non si aspettava che sarebbero scomparse le segretarie. Se ne sono accorti i produttori di telefoni per uso segretariale…. Per confrontarsi su questi ed altri temi che caratterizzano l’approccio delle Pmi alle tecnologie e i servizi a disposizione di questo mondo, istituzioni, aziende fornitrici, esperti e rappresentati di piccole e medie imprese di incontrano a Net@pmi dal 18 al 20 marzo 2004 alla Triennale di Milano. La partecipazione all’evento è gratuita fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per l’iscrizione è sufficiente compilare il modulo che si trova a www.Netpmi.it/agenda_2.html
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