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Notiziario Marketpress di
Giovedì 18 Marzo 2004
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AIDS: ENFUVIRTIDE, IL PRIMO FARMACO CHE BLOCCA IL VIRUS DELL'HIV PRIMA CHE ENTRI NELLA CELLULA, È DISPONIBILE ANCHE IN ITALIA |
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Milano, 18 marzo 2004 – Infezione da Hiv, l'allarme continua. "Le persone affette dal virus – spiega Mauro Moroni, Professore ordinario di Malattie Infettive presso l'Università degli Studi di Milano – oggi in Italia sono circa 110.000-130.000. Nel solo 20021e nuove infezioni sono state 3.500-4.000 (dati Istituto Superiore di Sanità, giugno 2003). Dal 1996 ad oggi, peraltro, vi è stato un drastico calo dei decessi grazie all'impiego dei cocktail di farmaci antiretrovirali (Arv)". Il punto sull'Aids in Italia è stato fatto oggi a Milano, in occasione della presentazione di una nuova molecola, enfuvirtide, che promette di sbarrare la porta in faccia al virus dell'Hiv bloccandone l'entrata nella cellula sana. Un virus, quello dell'Hiv che muta con grande rapidità rendendo così troppo spesso inefficaci terapie valide fino a poco tempo prima. "Infatti – prosegue Moroni – oltre alle malattie correlate, che intervengono quando il virus ha distrutto un certo numero di cellule immunitarie, esiste il grave problema delle resistenze del virus ai farmaci disponibili e il fallimento del-la terapia per alcune tipologie di pazienti. Purtroppo l'incidenza di virus resistenti ai farmaci nei pazienti già trattati sta aumentando ad un tasso preoccupante. Il problema delle resistenze del virus alle terapie correnti secondo gli ultimi dati disponibili negli Usa, potrebbe colpire 1 paziente trattato su 2 (fonte: Richmann D et al. Icaac 2001) con percentuali che salgono fino al 78 per cento in malati con replicazione virale non controllata (Hiv Rna >500 copie/ml)" Grandi quindi le aspettative per un farmaco come enfuvirtide che, grazie ad un meccanismo d'azione totalmente differente rispetto agli attuali Arv, potrebbe spiazzare il virus e agire dove gli altri farmaci non danno più risultati. "Un farmaco che ha rivoluzionato il sistema di attacco_al virus – spiega Adriano Lazzarin, Professore ordinario di Malattie Infettive presso l'Università "Vita Salute" San Raffaele di Milano –. Finora infatti i farmaci antiretrovirali agivano dopo che la cellula era stata infettata cercando di impedire il processo di replicazione del virus nelle varie fasi, enfuvirtide invece protegge la cellula dall'esterno contrapponendosi all'Hiv e impedendogli di entrare". Ii contributo che enfuvirtide potrà fornire nella pratica clinica si evince dagli studi Toro 1 e Toro 2 (T-20 vs Optimized Regimen Only Study), pubblicati sul The New England Journal of Medicine nel maggio 2003, che hanno visto l'Italia come paese partecipante con oltre 200 pazienti e circa 90 centri coinvolti. I due studi hanno interessato oltre mille pazienti fortemente pretrattati con Arv in tutto il mondo: 501 pazienti in 48 centri negli Stati Uniti, Canada, Messico e Brasile nel Toro 1 e 512 in vari centri in Europa e Australia per il Toro 2. I dati clinici dimostrano che, dopo 48 setti-mane, l'utilizzo di enfuvirtide, associato ad una terapia ottimizzata (Ob), cioè scelta in base alla "storia terapeutica" del paziente e alla tolleranza dimostrata ai vari farmaci, favorisce una riduzione della carica virale praticamente doppia rispetto alla sola Ob e un aumento due volte superiore dei linfociti Cd4, le cellule del sistema immunitario colpite dal virus. Ne risultano livelli di Hiv nel sangue più bassi e un sistema immunitario più forte e meno soggetto a infezioni opportunistiche. Per poter ottenere la massima efficacia anti-Hiv, enfuvirtide deve essere prescritto in associazione ad altri farmaci antiretrovirali. Così il nuovo "cocktail" di medicinali agirà su più fronti contro il virus, internamente — con gli Arv tradizionali — e dall'esterno con enfuvirtide, capostipite della nuova classe degli inibitori della fusione. Questo per il paziente significa vivere 1,7 anni in più rispetto ad oggi e fino a 2 anni nei casi in cui la salute del malato non sia così gravemente compromessa dai precedenti trattamenti falliti. "Enfuvirtide — precisa Giovanni Di Perri, Professore ordinario di Malattie Infettive presso l'Università degli Studi e direttore del dipartimento Clinico di Malattie Infettive dell'Ospedale Amedeo di Savoia di Torino — è efficace in particolare in una precisa categoria di pazienti ovvero quella di chi negli ultimi 10 anni ha già sperimentato le tre classi di farmaci antiretrovirali, dove queste cure siano in fallimento (tecnicamente si chiamano "multidrug resistant'). In ogni caso, per essere utilizzato al meglio, enfuvirtide deve essere somministrato insieme ad altri due farmaci antiretrovirali. Ad oggi su circa 40.000 pazienti trattati con Arv almeno il 12,5% (circa 5.000) possiede le caratteristiche ideali del paziente che può trarre forti benefici dal trattamento con enfuvirtide". Un'altra novità importante è che il farmaco si somministra sottocute, più precisamente con iniezioni che il paziente deve farsi da solo, due volte al giorno, in modo simile alle iniezioni eseguite dai diabetici. Un sistema semplice da imparare. Le altre terapie per l'Hiv sono tutte per via orale, cioè richiedono di assumere ogni giorno un determinato numero di pastiglie. Enfuvirtide non affatica il fegato e non interferisce con la metabolizzazione di altri farmaci. Enfuvirtide è una delle molecole più complesse e impegnative mai prodotte chimicamente dall'industria farmaceutica: 106 fasi di lavorazione, contro una media di 8-12 passaggi necessari per produrre altre molecole di sintesi. Richiede l'uso di 44 tipi di materiale grezzo e servono 45 kg di materia prima per produrre 1 kg di farmaco.
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