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Notiziario Marketpress di
Venerdì 19 Marzo 2004
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FABIO MAZZARI TEATRO E PASSIONI, SPRINT E GUANTONI! |
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Milano, 19 marzo 2004 - Fabio Mazzari, 58 anni, l’Alfio Gherardi di “Vivere” su Canale 5 è anche uno sportivo convinto. Tifoso accanito della Juve, gioca a calcio come centocampista e tira di boxe. Aria dolce ma anche un po’ sorniona, rassicurante ma fascinosa, Alfio/fabio, bolognese di nascita e milanese di adozione, dietro lo sguardo sempre un po’ sognante e distaccato, è nella realtà uomo di forti passioni. Borsone, sprint e volontà: sembra questa la formula del suo successo! Ogni giorno, dopo il set, Mazzari indossa pantaloncini e guantoni e si allena senza esclusione di colpi nella palestra Down Town di Milano. “Non c’è niente di meglio dello sport per sfogarsi e tenersi in forma – dice sotto lo sguardo vigile del suo allenatore. - Lo sport inoltre richiede disciplina, ingrediente fondamentale anche sulla scena”. Fabio Mazzari ha recitato sui palcoscenici più importanti d’Italia, dal Teatro Stabile de L’aquila al Teatro Uomo di Milano. E’ anche doppiatore dei divi più famosi del grande schermo, da Nickolson a Kinsky, da Van Damme al Bogart di “Provaci ancora Sam”. Nel 1995 con la moglie, la stilista Silvia Corti creatrice di Granievaghi, alla quale è legato da 32 anni, Mazzari ha dato vita a Milano allo spazio “Zazie”, di cui è direttore artistico. Mazzari è docente al Centro Teatro Attivo dove insegna ad amare il teatro a giovani esordienti o già famosi come Rocco Casalini del Grande Fratello, la “letterina” Vincenza Cacace e Sergio Saladino (il signor “Buonaseraaaa!” della famosa pubblicità), facendo così da padrino alle nuove generazioni di attori. Fuori dalle scene, oltre allo sport, Mazzari è un nonno affettuoso di due nipotini, Lapo, di 3 anni, e Leda, di uno e mezzo, figli di Michelangelo Mazzari, musicista. Un sogno nel cassetto: imparare a fare il clown. “Negli anni 70, sulla scia dei film di Fellini, studiavo il rapporto tra le maschere della Commedia dell’arte e la teatralità del clown per portare in scena ‘Opinioni di un clown’ di Heinrich Boll. Il progetto allora non si realizzò, oggi mi piacerebbe raccontare le memorie di un vecchio pagliaccio, come il mitico Grock. Per questo prendo lezioni dalla mia nipotina che frequenta la scuola di circo di Milano”.
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