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Notiziario Marketpress di
Lunedì 02 Maggio 2005
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CONVEGNO AL MUSEO TRIDENTINO DI SCIENZE NATURALI “DEFLUSSO MINIMO VITALE O REGIME SOSTENIBILE?” |
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Trento, 2 maggio 2005 - Il convegno intende proporre una riflessione su uno dei punti più importanti e controversi per rispondere ad una domanda difficile quanto importante: quanto costa il crescente utilizzo delle fonti idriche? A proporre l’evento è il gruppo di lavoro della Sezione di Idrobiologia del Museo Tridentino Scienze Naturali, che da anni si occupa di studi di ecologia fluviale, insieme all’Autorità di Bacino dell’Adige e al Centro Italiano di Riqualificazione Fluviale. Al convegno porteranno i loro qualificati contributi alcune tra le più importanti componenti italiane della gestione e della ricerca, tra cui l’Autorità di Bacino del Po, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Sevizi Tecnici, l’Istituto Superiore di Sanità, il Centro Italiano Studi di Biologia Ambientale, il Wwf Italia e ricercatori delle Università di Parma, della Tuscia, del Politecnico di Milano, e di Trento. La realtà trentina sarà rappresentata dal Dipartimento di Protezione Civile e tutela del territorio e dall’Agenzia Provinciale per l’Ambiente. Saranno presenti gli Assessori alla Programmazione, Ricerca e Innnovazione Gianluca Salvatori, e all’Urbanistica e Ambiente Mauro Gilmozzi. Ad illustrare la situazione europea sono stati chiamati due tra i più noti ricercatori dell’Istituto Federale Svizzero per la Ricerca. Il Trentino, come e più di altre regioni alpine, gode della disponibilità di grandi quantità del più prezioso dei beni ambientali: l’acqua. Oltre a quella disponibile immediatamente nei migliaia di chilometri della ragnatela di grandi e piccoli corsi d’acqua e nei circa trecento laghi, il Trentino possiede anche importanti riserve per il futuro, rappresentate dalle masse glaciali. Questa ricchezza ha permesso al Trentino di diventare un importante fornitore di energia idroelettrica, di sviluppare un’ eccellente agricoltura, di avere un forte turismo estivo ed invernale, attratto dalla ricchezza paesaggistica di cui l’acqua è grande attore e mezzo indispensabile per salvare stagioni invernali sempre più affidate ai cannoni da neve. Dunque un uso dell’acqua decisamente redditizio e crescente, ma qual è il costo? Non è facile dare risposta a questa ovvia domanda in quanto i danni ambientali sono difficili da valutare in termini economici e quindi da porre a bilancio in una analisi costi/benefici. Il Trentino tuttavia deve rispondere a questa domanda perché, oltre a godere della disponibilità del bene acqua, ha anche la responsabilità di trasferirlo ancora utilizzabile alle regioni poste a valle, attraverso le vie di grandi fiumi quali l’Adige, il Brenta, il Sarca, il Chiese ecc. Il tema del convegno è “Deflusso Minimo Vitale o Regime Sostenibile?”, ovvero la quantità minima di acqua (Dmv) che deve scorrere in alveo a valle dei prelievi richiesti per fini idroelettrici, agricoli, industriali civili ecc.: quanta deve essere quest’acqua è stato ed è oggetto di un ampio dibattito e molte formule sono state proposte per calcolarne la quantità in litri al secondo. Il convegno non si inserisce in questo specifico dibattito ma vuole proporre un approccio diverso al problema. È convinzione condivisa dagli studiosi del settore infatti che la filosofia “di soglia” che attualmente permea il calcolo del Dmv debba evolvere verso una filosofia “di regime”, ampiamente diffusa ormai in Europa. L’applicazione del Dmv può essere seriamente vanificata negli attesi effetti benefici dalla persistenza delle alterazioni esistenti nel regime di portata. Gli attuali impianti di derivazione hanno ormai mezzo secolo di vita, essendo stati progettati quando la parola ecologia doveva ancora entrare nel vocabolario quotidiano ed è dunque ora, anche in vista dei prossimi rinnovi di concessioni, di rivedere il sistema alla luce delle nuove conoscenze e delle nuove esigenze. La qualità dell’acqua dei fiumi trentini non è soddisfacente, perché al di là dei risultati delle analisi routinarie, che presentano un quadro quasi accettabile (anche se non buono), molto si è perso in termini di produzione primaria e secondaria (e dunque di capacità autodepurativa), di diversità di tipologie fluviali e di biodiversità in generale. L’approccio olistico, a contrastare una gestione parcellizzata delle acque, con il coinvolgimento di tutti gli attori interessati, potrebbe essere la strada da percorrere. In questo senso il ruolo di coordinamento a cui sono chiamate le Autorità di Bacino è ritenuto fondamentale per superare la frammentazione attuale degli ecosistemi fluviali, la cui caratteristica ecologica più importante è proprio la continuità. Questa continuità deve essere salvaguardata in tutte le sue quattro componenti: longitudinale, trasversale, verticale e temporale. Oggi non esiste più alcun fiume di origine alpina vicino ad una condizione naturale e si fa molta fatica a trovare tratti non alterati di pochi chilometri, fondamentali per capire in quale direzione muoverci per un recupero di una funzionalità ecosistemica di cui avremo sempre più bisogno. Il Trentino ha un glorioso passato remoto nello studio delle acque, un innovativo passato prossimo e un promettente presente, per quetso motivo la ricerca può vedere in questa terra “acquaticamente fortunata” un laboratorio formidabile per l’intero arco alpino. Sul tema del Dmv si auspica quindi una spinta verso la sperimentazione sul campo che possa contribuire a dare risposte difficili ma molto urgenti. Venerdì 13 maggio 2005 Museo Tridentino di Scienze Naturali – Trento, via Calepina 14
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