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Notiziario Marketpress di
Lunedì 02 Maggio 2005
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LE PMI FEMMINILI RENDONO DI PIÙ UNA RICERCA CONTRADDICE, PER L'ITALIA, LE CONCLUSIONI PIÙ COMUNI IN LETTERATURA. LE IMPRESE FEMMINILI NON SONO MARGINALI E HANNO OTTIMI RITORNI SUGLI INVESTIMENTI. PURTROPPO SONO ANCORA UN’ECCEZIONE |
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Milano, 2 maggio 2005 - Le imprese familiari, rispetto alle altre tipologie d'impresa, hanno un ambiente più favorevole alla leadership femminile. La realtà italiana smentisce inoltre la convinzione secondo la quale le imprese femminili sarebbero attive in settori marginali del mercato e meno profittevoli di quelle maschili. A evidenziarlo è Glass Ceiling in Smes: When Women Are in Command, una ricerca di due docenti Bocconi, Lucrezia Songini e Paola Dubini, pubblicata nella serie degli working paper della Divisione ricerche della Sda Bocconi. Analizzando un campione statisticamente significativo di 621 pmi, Songini e Dubini osservano che il 37% degli azionisti è costituito da donne, le quali detengono, però, solo il 20% del capitale. La maggioranza è detenuta da donne nell’8,9% dei casi. La posizione delle donne è, perciò, minoritaria, ma in miglioramento, se è vero che dieci anni fa il capitale detenuto era del 13% e solo nel 5,9% dei casi la maggioranza era in mani femminili. Le donne sono tipicamente azioniste di imprese più piccole della media e nelle quali la proprietà è meno coinvolta nella governance e nella gestione dell’impresa. Sono le imprese familiari ad avere una maggiore incidenza di amministratori delegati donne (8,8% contro il 4,8% delle altre), anche se in assoluto si tratta comunque di eccezioni. Il fenomeno delle donne al timone delle imprese è molto recente, con una maggiore concentrazione nella fascia di età al di sotto dei 40 anni. Le due ricercatrici isolano un gruppo di imprese femminili, nelle quali l’amministratore delegato è donna, vige uno stile di leadership basato sul consenso e c’è una predominanza di donne nel top management. Sono il 19,4% delle imprese, con una forte prevalenza di quelle familiari. Contrariamente a quanto rilevato da gran parte della letteratura sull’imprenditorialità femminile, questo sottocampione non si discosta significativamente, in quanto a settori di operatività, da quello delle imprese maschili e ottiene risultati economici addirittura migliori, con un ritorno sugli investimenti del 7,49% (7,14% per le imprese maschili) e una redditività del capitale proprio dell’8,66% (contro il 7,44%). L’indagine conferma, invece, una scarsa propensione delle imprese femminili alla crescita dimensionale. Dati questi risultati è sensato chiedersi quali siano le caratteristiche che consentono a queste imprese di eliminare un vincolo come quello del soffitto di vetro, che impedisce di sfruttare appieno tutte le risorse disponibili. Il profilo è quello di un’impresa familiare con una buona formalizzazione delle strutture di governance e un processo decisionale basato sul consenso.
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