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Notiziario Marketpress di
Lunedì 02 Maggio 2005
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SEGNALI NEGATIVI PER L’ECONOMIA LOMBARDA NEL PRIMO TRIMESTRE 2005: UNA CONTRAZIONE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE DEL - 1,3% SIA SUL QUARTO CHE SUL 1° TRIMESTRE 2004. IN PEGGIORAMENTO ANCHE LE AZIENDE ARTIGIANE (-3,3% SU BASE ANNUA) |
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Milano, 2 maggio 2005 - I risultati dell’analisi congiunturale sull’industria e l’artigianato manifatturiero di Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia, Confindustria Lombardia e con la collaborazione della Associazioni dell’Artigianato (Confartigianato Lombardia, Cna Lombardia, Casartigiani Lombardia, Claai Lombardia) effettuata attraverso 1.824 interviste ad aziende industriali e 1.448 ad aziende dell’artigianato manifatturiero mostrano segnali preoccupanti per il 2005. La produzione industriale del 1° trimestre 2005 si chiude con risultati negativi (-1,3% sia la variazione tendenziale sia la congiunturale destagionalizzata). L’indice destagionalizzato della produzione industriale (base anno 2000=100) si allontana da quota 100, fermandosi a 98,3. Per le aziende artigiane il decremento è ancora più consistente (oltre il –3% sia il dato congiunturale che quello tendenziale), diffuso a tutti i settori e a tutte le classi dimensionali. L’analisi per destinazione economica dei beni mostra un andamento comune alle tre classi, con i beni intermedi che sembrano soffrire maggiormente e i beni finali e d’investimento che si fermano vicino al -1%. La disaggregazione per settori industriali segnala risultati positivi sul trimestre precedente solo per i settori degli Alimentari (+2,9%), Mezzi di trasporto (+1,2%), Minerali non metalliferi (+1,0%) e Chimica (+0,3%); risultati negativi per tutti gli altri settori, con la “filiera della moda” in fondo alla classifica (livelli produttivi che perdono dal 4 al 7%). Altre variabili dell’andamento congiunturale mostrano i seguenti risultati: Il fatturato dell’industria cresce su base annua dello 0,1% nella componente estera, contro il -0,5% della domanda interna. Fra i settori, ancora particolarmente positivo il fatturato per la siderurgia (+6,4%) e i mezzi di trasporto (+5,7%), ma su livelli discreti anche chimica e alimentari. Ancora negativi tessile, pelli-calzature e abbigliamento. Fra le aziende artigiane raggiunge risultati positivi solo la siderurgia (+2,1%) mentre gli altri settori sono negativi, in particolare quelli del tessile e abbigliamento. Il tasso d’utilizzo degli impianti scende a livelli di periodo estivo, sia per l’industria che per l’artigianato, raggiungendo rispettivamente il 73,9% e il 68,6%. Fra i settori si distinguono per i più elevati utilizzi nell’industria la chimica (77,7%) e i mezzi di trasporto (76,7%), nell’artigianato legno e mobilio (75,9%) e la siderurgia (71,0%). Secondo la destinazione economica dei beni le aziende industriali superano il 73% per i beni finali e beni intermedi, mentre per l’artigianato solo le aziende che producono beni intermedi riescono a superare il 70%. Gli ordinativi acquisiti nel trimestre, pur ridimensionando i risultati dello scorso trimestre, si mantengono su variazioni discrete: per l’industria, quelli tendenziali crescono del 6,9% sull’estero e del 5,7% sull’interno, portando i giorni di produzione assicurata a fine trimestre a quota 52,6. Secondo la destinazione economica dei beni, le aziende produttrici di beni di investimento continuano a registrare i valori maggiori, in particolare sul versante estero. Gli ordini delle aziende artigiane mostrano lievi segnali di recupero sui due trimestri scorsi (-6,6% e -7,6%), ma restano con segno negativo: -2,1% il dato tendenziale degli ordini esteri e –6,3% gli ordini interni. L’occupazione all’interno del trimestre registra un assestamento leggermente positivo per l’industria (+0,2%) e ancora negativo per l’artigianato (-0,7%). In considerazione del fatto che nel primo trimestre dell’anno si registrano di norma effetti stagionali positivi, i due dati confermano una tendenza al ridimensionamento dei livelli occupazionali nel settore manifatturiero. Il livello delle scorte dei prodotti finiti è ritenuto adeguato dal 73,4% delle imprese industriali (una quota che sfiora il 30% non tiene scorte); per circa il 30% delle imprese quindi, le valutazioni di scarsità superano quelle di esuberanza. Le aziende artigiane che tengono scorte di prodotti finiti manifestano segnali più forti di scarsità (-16% il saldo). Le scorte di materie prime sono adeguate per l’81,1% delle imprese industriali, con segnali di esuberanza (0,9% il saldo). Gli artigiani segnalano scorte adeguate per il 64% dei casi, con una maggiore prevalenza nel restante 36% dei giudizi di scarsità (-16% il saldo). I prezzi medi delle materie vedono rallentare, ma non di molto, i ritmi di crescita dello scorso anno (dal +3,1% si scende al +2,4% per le aziende industriali, mentre le aziende artigiane riducono l’incremento dal +5,1% al +3,2%). Siderurgia, materie plastiche e chimica restano i settori con gli incrementi maggiori. La tensione inflazionistica delle materie prime si traduce solo parzialmente sui prezzi dei prodotti finiti, in crescita dello 0,4% sia per l’industria sia per l’artigianato manifatturiero. Le aspettative degli imprenditori industriali per il 2° trimestre 2005 registrano un saldo positivo fra ottimisti e pessimisti (per la produzione è pari al +13%). Nel caso dell’artigianato siamo di fronte a un ridimensionamento delle aspettative positive, con il 44% delle imprese intervistate che prevede stazionarietà. Le aspettative sulla domanda vedono ancora prevalere l’ottimismo per l’estero nell’industria, mentre nell’artigianato si ha una perfetta coincidenza per estero e interno. Le aspettative circa l’occupazione rimangono improntate alla stazionarietà per l’artigianato (l’87% non prevede variazioni ed è quasi nullo il saldo fra ottimisti e pessimisti) e sono lievemente negative per l’industria. L’andamento della produzione e gli ordini in portafoglio confermano per l’industria manifatturiera lombarda prospettive a breve di calo dei livelli produttivi acquisiti. Il modello di previsione, in particolare, conferma per il 2° trimestre 2005 una variazione tendenziale della produzione industriale ancora negativa, con un dato congiunturale che dovrebbe tornare di pochi decimali sopra lo zero. Per l’artigianato ci aspetta un ulteriore diminuzione rispetto ai trimestri scorsi. In occasione della rilevazione sul 1° trimestre 2005 sono state inoltre verificate le opinioni in tema di apertura dei mercati internazionali approfondendo questi importanti aspetti attraverso quesiti aggiuntivi. Un quarto delle imprese industriali ritiene la crescente apertura dei mercati internazionali sia un rischio che un’opportunità per la propria impresa; il 13,5% invece ritiene che ci siano nuove e interessanti opportunità di sviluppo. Tra le azioni più condivise per affrontare i problemi posti dalla globalizzazione dei mercati sono indicate come più importanti la riduzione del costo del lavoro, la lotta decisa alla contraffazione e alla concorrenza sleale, la difesa del made in Italy. La Cina e l’India vengono percepiti non solo come concorrenti sleali, favoriti dal basso costo del lavoro (31,5%) ma anche, sia pure in misura inferiore, come nuovi e interessanti mercati con i quali stringere rapporti di collaborazione (13,2%). Per l’artigianato manifatturiero si rilevano – in linea con la minor dimensione d’impresa – più forti preoccupazioni sulla “minaccia” rappresentata dalla crescente apertura dei mercati (25,6%) mentre solo il 6,4% ritiene che possano scaturire interessanti opportunità di sviluppo. Le soluzioni ritenute più importanti risultano essere la limitazione delle importazioni dai Paesi con più basso costo del lavoro, la difesa del made in Italy con marchi che valorizzino le produzioni italiane e la lotta decisa alla contraffazione e alla concorrenza sleale. Con particolare riferimento alla Cina e all’India gli artigiani lombardi ritengono che rappresentino concorrenti minacciosi dai quali difendersi con ogni mezzo mentre, solo il 5,3% li ritiene nuovi e interessanti mercati con i quali stringere rapporti di collaborazione.
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