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Notiziario Marketpress di
Lunedì 09 Maggio 2005
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LA CINA RISPETTI LE REGOLE COMMERCIALI INTERNAZIONALI |
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Bruxelles, 9 maggio 2005 - Il boom delle importazioni, soprattutto di prodotti tessili, ha spinto il presidente della commissione per il commercio internazionale, Enrique Barón Crespo (Pse, Es), a porre un'interrogazione orale alla Commissione sull'applicazione delle regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) da parte della Cina. Seguirà un dibattito in Aula. Il deputato, nel ricordare che la Cina è divenuta membro dell'Omc nel 2001, anche grazie al sostegno dell'Unione europea, sottolinea che questo Paese dovrebbe quindi rispettare le regole fissate in quel contesto. Invece, egli osserva che «vi sono segnali allarmanti, provenienti da società europee, secondo i quali la Cina non starebbe rispettando pienamente codeste regole». A tale proposito, chiede quindi alla Commissione se è informata del rifiuto della Cina di aprire il proprio mercato e della sua tendenza a proteggere le industrie nazionali attraverso «la scarsa trasparenza delle procedure normative, la discriminazione delle società estere ed altre barriere non tariffarie agli scambi». Inoltre, domanda all'Esecutivo se è a conoscenza dell'assenza di protezione dei diritti di proprietà intellettuale in Cina, «che dà luogo ad un'imponente produzione di merci contraffatte», responsabili del 70% dei beni di questa natura che accedono al mercato Ue. Alla luce degli attuali negoziati in ambito Omc, il deputato chiede pertanto alla Commissione come sta affrontando le carenze della Cina nell'attuazione dei suoi obblighi, nonché in quale modo sta sfruttando le opportunità derivanti dal meccanismo di revisione transitoria per riesaminare i progressi della Cina in questo campo e per reagire all'assenza di progressi nei settori sopra citati. Di conseguenza, la Commissione è sollecitata a riflettere su soluzioni concrete da apportare «a questa manifesta situazione di concorrenza sleale dovuta alla carente attuazione, da parte della Cina, delle regole Omc» ed ad illustrare come intende attivarsi per fare fronte ai problemi derivanti «dallo spettacolare aumento delle importazioni tessili dalla Cina». A seguito all’impennata delle importazioni cinesi nel primo trimestre del 2005, la Commissione, il 24 aprile scorso, ha adottato una decisione con la quale avvia un'indagine su nove categorie di prodotti tessili esportati verso l’Unione. Per tali categorie - magliette, maglioni, camicette, calze e calzini, pantaloni da uomo, giacche da donna, reggiseni, filati di lino o di ramiè e tessuti di lino - si è constatato un aumento delle importazioni che varia dal 51% al 534% dall’inizio dell’anno. Scopo dell'indagine, che durerà due mesi, è di accertare eventuali perturbazioni del mercato e la necessità da parte dell’Unione di adottare speciali misure di salvaguardia. Allo stesso tempo, verranno immediatamente avviate consultazioni informali con la Cina nel tentativo di giungere ad una soluzione soddisfacente. Tuttavia, per il governo italiano - sostenuto da quello francese - i tempi previsti rischiano di provocare danni irrimediabili all'industria. Pertanto, la Commissione è stata sollecitata ad avvalersi della procedura d'urgenza che, in particolare, prevede di saltare la fase dell'inchiesta per passare direttamente a consultazioni di tipo formale con la Cina. La Commissione ritiene, peraltro, che vi siano altre categorie che suscitano preoccupazione, nei riguardi delle quali sono però necessari ulteriori approfondimenti dei dati sulle importazioni, attualmente in corso. La specifica clausola di salvaguardia tessile prevede misure di protezione di breve periodo fino alla fine del 2008. Giova ricordare che già nel febbraio di quest'anno, in base di due interrogazioni orali alla Commissione e al Consiglio presentate da Luisa Morgantini (Gue/ngl, It), Enrique Barón Crespo (Pse, Es) e Giles Chichester (Ppe/de, Uk) l'Aula aveva tenuto un dibattito sulla situazione del settore tessile a seguito dell'abolizione delle quote di importazione e sulle misure adottate per tutelare l'industria europea. Le interrogazioni, in particolare, sottolineavano il pericolo di un rafforzamento del «dominio sul mercato mondiale» di paesi quali la Cina che, «palesemente ignora una serie di obblighi che le incombono in quanto membro dell'Omc» come quello «di adottare pratiche compatibili con le condizioni di mercato e di aprire il suo proprio mercato». Al Consiglio e alla Commissione, poi, era chiesto come intendevano tradurre in azioni specifiche le raccomandazioni presentate dal Gruppo ad alto livello per il tessile e l'abbigliamento e, in particolare, l'appello al ricorso a misure di salvaguardia contenuto nel Protocollo di adesione della Cina all'Omc nonché alla creazione di un sistema di monitoraggio per sorvegliare l'evoluzione delle importazioni dalla Cina e il rispetto degli impegni da essa assunta nel quadro Omc. Non è solo il settore tessile-abbigliamento a risentire della forte concorrenza cinese. Infatti, altri comparti tipicamente Made in Italy, come quello agrolimentare, devono fronteggiare l'agguerrita politica commerciale di questo Paese. La Coldiretti, ad esempio, denuncia da tempo, il forte incremento delle importazioni di concentrato di pomodoro che, nel 2004, con una crescita del 46% rispetto all'anno precedente, hanno raggiunto 157 milioni di chili per un valore di 62 milioni di euro. Se i pomodori concentrati rappresentano la prima voce delle importazioni, sulla base di dati Istat, l'associazione di imprenditori agricoli ha anche evidenziato il raddoppio del valore delle importazioni di tartufi e funghi secchi (10 milioni di euro), l'aumento del 266% di quello delle mele (4 milioni di euro), la crescita dell'80% di quello degli ortaggi congelati (13 milioni di euro) e del 15% dei fagioli secchi (19 milioni di euro). Cenni Storici Dal 1° gennaio 2005, in base all'Accordo Omc siglato dall'Unione sul settore tessile e abbigliamento (accordo Ata), il commercio di tali prodotti è oggetto delle norme generali del Gatt che vietano l'applicazione di restrizioni quantitative all'importazione. Fino ad allora, l'Unione contava 210 contingenti all'importazione di prodotti tessili e dell'abbigliamento originari da 11 paesi membri dell'Omc (Argentina, Cina, Corea del Sud, Filippine, Hong Kong, India, Indonesia, Malesia, Perù, Taiwan e Tailandia) in virtù degli accordi bilaterali conclusi nel quadro del «vecchio» accordo Multifibre del Gatt. Il Consiglio, nello scorso mese di dicembre, ha quindi modificato in tal senso le disposizioni comunitarie in materia. Le nuove norme, peraltro, prevedono l'introduzione di un sistema temporaneo di controllo ex-ante per talune importazioni dalla Cina e un sistema di controllo ex-post a livello doganale per talune importazioni, un regime transitorio per i prodotti spediti prima della scadenza dell'Ata ma immessi in libera pratica nella Comunità dopo tale data ed il mantenimento delle restrizioni quantitative per i paesi non membri dell'Omc con i quali la Comunità ha concluso accordi bilaterali (Bielorussia, Corea del Nord, Vietnam e Serbia-montenegro). Il testo del regolamento adottato è consultabile sul sito Eur Lex.. Per prepararsi al 2005, la Commissione aveva adottato, nel novembre 2003, una comunicazione su «Il futuro del settore tessile e dell'abbigliamento nell'Unione europea allargata» che avanzava una serie di proposte destinate a rafforzare la competitività del settore. Tale comunicazione fu ben accolta sia dal Consiglio che dal Parlamento europeo. In una risoluzione adottata il 29 gennaio 2004, quest'ultimo nell'esprimere la sua preoccupazione per la situazione in cui versava il settore (in particolare sul fronte dell'evoluzione dell'occupazione) suggeriva alla Commissione di porre la dovuta attenzione al quadro finanziario necessario per le regioni particolarmente dipendenti dal settore, per la ricerca, l'innovazione, la formazione professionale e le Pmi. L'aula chiedeva altresì la definizione di un programma comunitario volto ad incentivare la creazione di marche e la promozione esterna dei prodotti del settore, in particolare nell'ambito delle fiere internazionali. Sollecitando poi l'attuazione di misure per rendere effettiva la lotta alla contraffazione e alla pirateria, i deputati auspicavano che il risultato dei negoziati commerciali del Doha Round garantissero al settore europeo l'accesso ai mercati internazionali. La concessione dei vantaggi derivanti dal Schema delle Preferenze tariffarie Generalizzate doveva poi essere garantita esclusivamente ai Paesi in Via di Sviluppo meno competitivi. Si suggeriva, inoltre, la creazione di un osservatorio del settore tessile e dell'abbigliamento volto ad analizzare l'evoluzione del commercio tra la Cina e l'Unione europea. Il Parlamento d'altra parte insisteva sull'importanza di «rafforzare i principi della responsabilità sociale delle imprese, del rispetto dei diritti fondamentali definiti dall'Oil e dello sviluppo sostenibile», mediante l'inserimento di tali principi negli accordi commerciali bilaterali sottoscritti dall'Unione europea. A tale proposito, rilevava l'importanza di escogitare formule, basate ad esempio su un'etichettatura volontaria, che consentissero ai consumatori di identificare i prodotti fabbricati rispettando i diritti fondamentali del lavoro definiti dall'Oil e l'ambiente. Infine, ritenendo vantaggioso poter riconoscere l'origine dei prodotti, i deputati accoglievano con soddisfazione la proposta della Commissione sull'etichetta «Made in Europe». A seguito delle proposte presentate nella sua comunicazione, la Commissione ha istituito un Gruppo ad alto livello (Gal ) per il settore tessile e dell'abbigliamento con il compito di formulare raccomandazioni su una serie di iniziative concrete che potessero essere intraprese per facilitare l'adeguamento del settore alle grandi sfide e suggerire le azioni per migliorare la sua competitività. Il Gruppo ad alto livello era composto da commissari, rappresentanti dei governi dei quattro Stati membri dell'Ue con un forte settore tessile e dell'abbigliamento (il Ministro Marzano per l'Italia), un membro del Parlamento europeo, rappresentanti degli operatori e delle associazioni del settore. Sulla base delle conclusioni del Gruppo di alto livello, il 12 ottobre 2004, la Commissione ha proposto sette azioni per aiutare l'industria tessile nella prospettiva del 1° gennaio 2005: stimolare la ricerca e l'innovazione; assicurare l'istruzione lungo tutto l'arco della vita e la formazione professionale; ricorrere ai fondi strutturali per fare fronte alle crisi impreviste; rafforzare la lotta contro le contraffazioni; aprire i mercati dei paesi terzi ai prodotti europei; concludere rapidamente la zona di libero scambio euromediterranea; rafforzare la cooperazione con la Cina.
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