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Notiziario Marketpress di
Martedì 10 Maggio 2005
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OCCUPAZIONE – LEGGE BIAGI, UNA BUONA RIFORMA ANCORA POCO CONOSCIUTA E APPLICATA. UN’INDAGINE DI ASSEPRIM |
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Milano, 10 maggio 2005 - L’impatto della tanto attesa, e discussa, Legge Biagi sul mercato del lavoro; gli effetti immediati e quelli che si prevedono per il futuro; le possibili correzioni di marcia. Asseprim ha voluto vederci chiaro e lo ha fatto affidando a una società specializzata un’indagine che ha coinvolto 200 dei propri associati. Le conclusioni, che potete leggere in dettaglio di seguito, sono che la riforma non ha ancora prodotto i cambiamenti radicali che auspicavano i sostenitori, ma nemmeno gli effetti catastrofici prospettati da chi è contrario. Per di più –come sottolinea Roberta Galli della giunta di Asseprim- questa legge ha iniziato il cammino in un momento particolare del mercato del lavoro condizionato da una perdurante fase di ristagno economico. L’indagine sui contratti di lavoro e sugli effetti dell’introduzione della cosiddetta legge Biagi commissionata da Asseprim alla società di ricerche Iri Infoscan, conferma il momento delicato, e per certi versi critico, dell’occupazione in Italia. Una riforma, quella che prende nome dal giuslavorista ucciso dalle Brigate rosse, dalle potenzialità sconfinate che però incontra molte problematiche nel momento in cui deve essere attuata. A sostenerlo è Roberta Galli, consulente aziendale e membro del consiglio di Asseprim, secondo la quale la legge trova nel settore terziario e dei servizi uno dei migliori campi di applicazione. “I limiti oggettivi della “Biagi” – è sempre il parere di Galli- stanno nel fatto che non è ancora riuscita a portare chiarezza in un Paese che conta qualcosa come 165 contratti di lavoro e dove l’occupazione in nero rimane la “miglior forma” di flessibilità. L’illegalità resiste e se l’auspicio di molti era quello di dare una spallata definitiva al “sommerso”, fino a oggi questo non è avvenuto”. A rendere difficile il cammino di questa legge c’è anche il fatto che sia entrata in vigore in un momento tutto particolare del mercato del lavoro, caratterizzato da un consistente e prolungato ristagno economico. Una fase in cui gran parte delle aziende ha messo da parte qualsiasi tipo di programmazione e praticamente “vive alla giornata”. Le conseguenze maggiori di questo stato di stanca si fanno sentire proprio sul fronte occupazionale con le assunzioni pressoché bloccate. “Resta comunque immutato il valore di una riforma –prosegue il commento di Roberta Galli- che si può considerare in corso d’opera e che proprio in questi primi mesi del 2005 incomincia a trovare campi di applicazione nel mondo dei servizi. La lacuna principale che ostacola il processo di introduzione dei nuovi contratti è la mancanza d’informazione. Sono molte le imprese, in particolare quelle piccole, che si sono fatte cogliere impreparate nello sfruttare le grandi opportunità che la “Biagi” mette a loro disposizione. In questo contesto Asseprim rappresenta un sostegno fondamentale per le aziende che ancora non sono riuscite a districarsi nella selva delle nuove norme. L’associazione inoltre funziona anche da organo certificatore dei corsi che si tengono nelle singole realtà. Obiettivi e conclusioni dell’indagine Tutto questo emerge chiaramente dall’indagine, che ha coinvolto 200 aziende associate con almeno un dipendente, il cui obiettivo era quello di rilevare in quale misura sono utilizzati i contratti a termine in seguito all’entrata in vigore del Dlgs 368/2001. Un altro aspetto riguarda la sostituzione dei Contratti di Formazione Lavoro (Cfl) e il modo in cui sono stati “reimpiegati” gli ex Collaboratori Coordinati e Continuativi (Co.co.co). Infine, si è voluto verificare l’utilizzo della flessibilità nella gestione degli orari di lavoro. 1) L’utilizzo dei contratti a termine è rimasto sostanzialmente invariato (per circa un terzo del campione intervistato); solo l’11% dichiara di aver aumentato l’utilizzo di questo tipo di contratti (in particolare nel settore delle Ricerche di Mercato, dove si registra un 32% di aumento dell’utilizzo). 2) I Contratti di Formazione e Lavoro, non più utilizzabili da alcuni mesi, sono stati sostituiti nel 20% dei casi da contratti d’inserimento, soprattutto nel settore dell’Organizzazione e Gestione Fiere ed Eventi e nelle aziende con oltre 50 dipendenti. Solo il 9% degli intervistati fa ricorso all’apprendistato (in particolare i Servizi Comunicazionali e le aziende con un solo dipendente), mentre il 10% dichiara di aver attuato il blocco delle assunzioni (soprattutto nel settore della Consulenza Aziendale). 3) Quasi 2/3 del campione intervistato utilizzava in passato gli ex Co.co.co.. (con una maggiore concentrazione - oltre il 75% - nei Servizi Assicurativi e Comunicazionali). Tali forme di contratto sono state ora sostituite, nel 62% dei casi, da contratti di lavoro a progetto, mentre solo una piccola parte da contratti di lavoro subordinato indeterminato (14%) o a termine (4%). 4) Infine, relativamente alla flessibilità dell’orario di lavoro, solo l’11% degli associati Asseprim afferma di adottare questo sistema: i settori che risultano più orientati alla flessibilità d’orario sono quelli delle Ricerche di Mercato e dei Servizi Comunicazionali e le aziende di medie dimensioni (dai 16 ai 50 dipendenti). Il mancato utilizzo di questo sistema, invece, è maggiormente presente nei Servizi Finanziari, nelle aziende che si occupano di Organizzazione e Gestione Fiere ed Eventi e nelle aziende con un solo dipendente. Occupazione (2) – Bellini “Apprendistato, un’occasione da non perdere”. Il caso Lombardia Presidente Bellini, l’Unione Regionale Lombarda del Commercio del Turismo e dei Servizi, la Regione Lombardia e le organizzazioni sindacali dei lavoratori hanno sottoscritto un importante Protocollo per l’attuazione dell’apprendistato professionalizzante in Lombardia. Cosa ne pensa? Dopo la riforma del mercato del lavoro avviata con la legge Biagi, l’apprendistato professionalizzante è l’unico contratto di lavoro subordinato a carattere formativo utilizzabile per l’assunzione di giovani. Possono essere assunti giovani, anche diplomati o laureati, di età tra i 18 ed i 29 anni e diciassettenni in possesso di una qualifica professionale. Il cammino per arrivare a definire il percorso attuativo dell’apprendistato non è stato certamente semplice, e senza intoppi, infatti ha dovuto seguire vari passaggi nel rispetto delle competenze fra Stato, Regioni e Parti sociali: solo grazie a degli accordi specifici fra questi ultimi, si è però resa possibile l’applicazione nei singoli territori. La Lombardia è stata tra le primissime Regioni ad avviare tale protocollo lo scorso 10 gennaio. Quali imprese possono utilizzare questo tipo di contratto? La sperimentazione che viene attuata con la sottoscrizione del Protocollo d’intesa è riservata esclusivamente alle aziende che: applichino e rispettino integralmente il Ccnl per i dipendenti da aziende del terziario, della distribuzione e dei servizi sottoscritto il 2 luglio 2004 tra Confcommercio e Filcams-cgil, Fisascat-cisl e Uiltucs-uil; acquisiscano il parere di conformità rilasciato dagli Enti Bilaterali Territoriali. La mancanza di uno dei due requisiti rende nulla la stipula del contratto di apprendistato professionalizzante con il conseguente versamento dei contributi previdenziali nella loro totalità e le ulteriori sanzioni amministrative. Quali vantaggi ne possono trarre le Aziende? L’apprendistato offre importanti vantaggi economici per l’impresa, a fronte di un reale e certificato percorso formativo. I vantaggi economici consistono nel versamento della quota contributiva all’Inps della sola “marca” di 2,88 € per settimana e dell’inquadramento inferiore di due livelli rispetto al livello di qualificazione finale per la prima metà del periodo di assunzione e di uno per il secondo. Inoltre e non ultimo, bisogna mettere in risalto che il valore aggiunto dell’apprendistato professionalizzante sono i profili formativi dei lavoratori che vengono assunti e tali profili sono definiti con l’intento di consentire una formazione reale e utile, che parta dai bisogni concreti di competenze delle aziende. La Regione Lombardia ha stabilito che tali profili saranno continuamente adeguati alle variabili esigenze segnalate dalle imprese, al fine di ottenere percorsi di formazione concreti e progettati specificatamente per ogni singolo profilo. L’obiettivo da raggiungere sarà quello di non ripetere le esperienze di formazione generica che hanno caratterizzato sino ad oggi l’apprendistato. Quale riscontro avete avuto sino ad oggi? Molto lavoro è stato fatto, ma ancora di più bisognerà fare, affinché le Aziende comprendano il valore aggiunto che può offrire loro questo strumento. Dopo quattro mesi dalla sua approvazione un numero sempre maggiore di imprese (sia piccole che medio/grandi) si informano presso la nostra Segreteria sulle modalità necessarie per avviare la pratiche, e siamo certi che nei prossimi mesi l’apprendistato riuscirà a divenire un contratto sempre più utilizzato dalle imprese nel nostro settore.
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