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Notiziario Marketpress di Venerdì 13 Maggio 2005
 
   
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  QUALITA' DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE  
   
  L'Unione europea si presta ad adottare delle misure per le acque di balneazione, o quanto meno ad aggiornare una direttiva del 1976 che si è rivelata molto utile per il miglioramento della loro qualità, ma ormai superata dai progressi scientifici. Prima che ciò accada, tuttavia, è necessario che i due colegislatori, Parlamento e Consiglio arrivino ad un accordo. Infatti, l'adozione della relazione di Jules MAATEN (ALDE/ADLE, NL) da parte della commissione ambiente, in seconda lettura della procedura di codecisione, ha posto in evidenza che sussistono ancora delle divergenze tra le due Istituzioni. La proposta di direttiva della Commissione ha definito tre tipi di standard per classificare le acque di balneazione: "qualità eccellente", "qualità buona" e "qualità scarsa". Ogni categoria si basa su precisi parametri microbiologici, in particolare per quel che riguarda i livelli di enterococchi intestinali e di escherichia coli. Il Consiglio ha invece aggiunto la categoria "qualità sufficiente", che tutti gli Stati membri devono provare a raggiungere entro il 2015. I termini di valutazione sarebbero pressoché identici a quelli di "qualità buona". Il relatore si rammarica di tale proposta del Consiglio che, a suo avviso, «manca d'ambizione, specialmente riguardo ai parametri», e teme che ciò possa portare ad una disputa. La maggior parte dei membri della commissione ambiente lo appoggia ed ha per questo votato contro la quarta categoria. Ritiene infatti che questa non gioverebbe alla direttiva del 1976 né permetterebbe d'incontrare gli standard minimi stabiliti dall'Organizzazione Mondiale della Salute. I deputati, peraltro, non solo vogliono mantenere le tre categorie iniziali, ma auspicano che la data per il conseguimento di acque di balneazione di "qualità buona " sia quella originale del 2011, e non quella suggerita dal Consiglio. Atro motivo di contrasto tra le due Istituzioni è la portata della nuova direttiva. La proposta iniziale riguardava tutte le acque di balneazione. Il Consiglio, invece, ha distinto tra acque costiere e acque interne, suggerendo standard microbiologici molto meno rigorosi per queste ultime. Ma la commissione ambiente non ha accettato tale ripartizione e il trattamento differenziato. Taluni deputati hanno chiesto che la direttiva riguardi non solo le zone di balneazione, ma anche quelle ove sia possibile svolgere sport d'acqua, quali surf, canoa e windsurf, dato che chi li pratica corre lo stesso rischio di ingerire l'acqua dei bagnanti comuni. Ciò nonostante la commissione ambiente ritiene che sia «finanziariamente ingiustificabile» imporre tali parametri anche in quelle aree situate lontano dalla costa. Nondimeno il pubblico dovrà essere informato riguardo alla qualità dei tratti d'acqua ove si pratica uno sport nautico. Per quel che riguarda le emergenze, come inquinamenti accidentali, inondazioni o guasti delle infrastrutture, il Consiglio suggerisce semplicemente«che vengano presi provvedimenti adeguati e puntuali da parte degli Stati membri». Gli emendamenti adottati dai deputati, al contrario, stabiliscono una serie di requisiti precisi e vincolanti: piani d'emergenza, vigilanza ed un sistema di risposta rapida a livello nazionale e locale, segnaletica temporanea ed altre informazioni sulle cause del problema e le misure prese in proposito. Tuttavia l'informazione non riguarderà solo i casi d'inquinamento. Profili dettagliati, classificazioni e risultati delle ricerche sulle acque dovranno essere affissi in loco e pubblicati in internet.  Ciò nondimeno, se il Consiglio ipotizza semplicemente l'eventualità di una segnaletica particolare, i deputati, invece, chiedono alla Commissione di elaborare, entro due anni, «un sistema di simboli standard» e che ogni comunicazione scritta sia tradotta almeno in francese e inglese.  
     
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