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Notiziario Marketpress di Lunedì 22 Marzo 2004
 
   
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  ADRIANO. LE MEMORIE AL FEMMINILE A TIVOLI, VILLA ADRIANA, ANTIQUARIUM DEL CANOPO UNA GRANDE MOSTRA DAL 1 APRILE AL 25 SETTEMBRE  
   
  Milano, 22 marzo 2004 - La vita privata e il quotidiano degli antichi sono fra i temi che suscitano maggiore interesse e fascino nel pubblico. La mostra “Adriano. Le Memorie Al Femminile”, promossa dal ministero per i beni e le Attività Culturali e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, nell’ambito della rassegna “Moda costume e bellezza nell’Italia antica”, ideata dalla Direzione Generale per i Beni Archeologici del Ministero per i Beni e Attività Culturali risponde a questa esigenza, scegliendo un argomento che ha inteso mettere a fuoco uno dei momenti più interessanti della storia romana e ha colto l’opportunità per far conoscere i risultati raggiunti nello studio della ritrattistica del periodo adrianeo. Il momento storico che fa da sfondo all’esposizione è quello che vede la conquista del potere da parte di imperatori come Traiano e Adriano appartenenti non più alle file dell’aristocrazia di Roma, ma provenienti dalla “borghesia” provinciale, attraverso una scalata in cui le figure femminili giocarono un ruolo non indifferente, come dimostrato anche dalla loro assidua presenza nell’iconografia ufficiale del tempo. Le donne della casata imperiale avevano contribuito molto alla fortuna di Adriano: Plotina, moglie di Traiano, dipinta dalle fonti come una “integerrima intrigante” e, più d’ogni altra, Matidia Maggiore, nipote di Traiano (in quanto figlia di sua sorella Marciana Augusta), nonché madre di Vibia Sabina, che aveva avuto un ruolo influente e autorevole a corte. Le fonti rilevano in effetti come abbia favorito il matrimonio della sua giovane figlia col futuro imperatore, Adriano, per agevolarne l’inserimento nella famiglia imperiale e di conseguenza il ruolo giocato nella successione del genero, consentendo alla propria famiglia di mantenere il potere acquisito. Quanto entrambe le matrone siano state coinvolte nella vicende di potere, si deduce anche dagli onori che Adriano volle tributare sia a Plotina, per la quale, in occasione della morte nel 121, indossò la toga nera del lutto, sia a Matidia Maggiore per la quale organizzò nel 119 anche giochi gladiatori; per entrambe aveva pronunciato l’orazione funebre e fatto innalzare monumenti sontuosi. Dal teatro romano di Sessa Aurunca, caratterizzato da una decorazione particolarmente sfarzosa come testimoniano i resti di elementi architettonici e scultorei in marmo bianco e colorato, è emersa, grazie ad approfondite indagini compiute fra il 1994 e 1999, una sorta di galleria celebrativa che getta una luce nuova sulla famiglia imperiale: in particolare, rivelando l’iconografia di Matidia Minore, precedentemente sconosciuta. È una grande opportunità rivedere nel Lazio, dopo la mostra organizzata a Roma “I marmi colorati” (Mercati di Traiano, 2002), la statua di Matidia, ripresentata nel contesto familiare e ospite del cognato Adriano. Pur non essendo Augusta, Matidia volle essere rappresentata nel teatro, di cui munificamente aveva finanziato la ricostruzione, come personificazione di una divinità salvatrice, che le vesti sollevate dal vento fanno interpretare come Aura. La statua doveva essere collocata nel punto focale di una galleria celebrativa della famiglia imperiale, in una posizione d’assoluta preminenza che il ruolo pubblico di figlia e sorella di due Auguste le consentiva. Nel sacello, dedicato al culto imperiale, erano collocate le statue di Livia, Agrippina Minore e presumibilmente di Augusto e Claudio. Nonostante il ritrovamento di raffigurazioni di Adriano, di Sabina e di imperatori e imperatrici del periodo postadrianeo, non è possibile ricostruire un programma decorativo di immagini della dinastia imperiale a Villa Adriana e il tentativo di suggerire una galleria celebrativa della famiglia resta affidato a ipotesi. È indubbio che Villa Adriana, con il suo fasto, dovesse costituire un’occasione per fare mostra del potere imperiale, come si evince anche dalla lunga lista di ritratti dei successori, da Antonino Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero, Settimio Severo, Caracalla a Severo Alessandro con le rispettive Auguste, che suggerisce una funzione ufficiale della villa. La mostra offre il pretesto di indagare attraverso un percorso artistico-archeologico le vicende storiche e private di Adriano e si riflette sul contesto sociale del tempo. Un elemento apparentemente frivolo come le pettinature delle Auguste, che ne permettono l’identificazione, in quanto tratto distintivo della loro iconografia ufficiale, ha un riflesso significativo sul cittadino comune, condizionandone le tendenze nella moda in fatto di abbigliamento e acconciature. Se, da una parte, le nobildonne della casa Giulio-claudia, discendenti da antiche famiglie aristocratiche, si abbigliavano con grande eleganza e semplicità, dopo l’ascesa al trono della borghesia provinciale è invece l’artificiosità delle chiome e la ridondanza di elementi aggiunti, di toupet, riccioli e trecce a formare una sorta di diadema, che caratterizza l’iconografia delle principesse del periodo traianeo e adrianeo. L’evoluzione dell’acconciatura di Sabina, nota dalla ritrattistica ufficiale, fa vedere infine come negli ultimi anni del regno d’Adriano, la moda di sapore “dinastico familiare” dell’epoca traianea si evolva in uno stile più sobrio e classico, abbandonando in parte, l’ampio uso di posticci.  
     
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