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Notiziario Marketpress di
Martedì 17 Maggio 2005
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ANES, ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA: LAVORO FORMAZIONE SONO 9,5 GLI ITALIANI CHE UTILIZZANO LE RIVISTE SPECIALIZZATE. CARENTE L'INIZIATIVA PUBBLICA E PRIVATA. |
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Milano, 19 maggio 2005 – Sono 9,5 milioni gli Italiani che leggono le riviste specializzate per la propria formazione professionale , una cifra molto elevata se si confronta con quella dei lettori regolari o saltuari di quotidiani (11,6 milioni). 9.400.000 si dichiarano, inoltre, d'accordo per una diffusione delle riviste specializzate sostenuta dallo Stato dalle Regioni, garantendone, per esempio, la fornitura gratuita alle scuole alle biblioteche. Abbattendo anche le alte spese postali come avviene in altri Paesi (per es. Francia). I dati emergono dalla ricerca quantitativa svolta da Astra in collaborazione con Doxa presentata ieri nell'ambito del Convegno "Il sistema periodico che aggiorna l'Italia", promosso die A.n.e.s. (Associazione Nazionale Editoria periodica Specializzata) in occasione del decennale dalla fondazione. Il campione, di 2000 'teste", è rappresentativo degli Italiani 18-64enni (19.600,000 individui). La lettara di riviste specializzate rientra in quelle i niziative personali e autonome messe in atto dal lavoratore per supplire alla carenza di formazione privata e pubblica rilevata dalla ricerca nel nostra Paese. Solo il 51% degli intervistati (10 milioni di persone su 19,6 milioni), infatti, è stato coinvolto in attività di formazione connessa al lavoro . Con i salariati che si fermano al 28%; i lavoratori autonomi al 39%, i non diplomati e i laureati al 35% Inoltre, un quarto di chi ha beneficiato o di iniziative di formazione risulta critico. Il profilo dei consumatori di testale specializzate è caratterizzato da età al di sotto dei 45 anni. Residenza al sud (ove la carenza di formazione appare maggiore), appartenente alle fasce medie e alte (impiegati, e ad insegnanti, commercianti. Esercenti, artigiani, dirigenti e imprenditori), lettori di quotidiani accedenti ad Interet. In più della metà dei casi, inoltre, i periodici specializzati sono utilizzati came l'unico strumento di formazione (ciò vale per ben 5 milioni di lavoratori 18-64enni). Commentando questi risme dati ha dichiarato Giuseppe Nardella Presidente di A.n.e.s.: “Non si può nn tener.' in considerazione la valenza speciale che la stampa specializzata sta via via assumendo.. Questo avviene sostanzialmenta per due ragioni: da una parte si rilev a la scarsa presenza dell'iniziativa privata e pubblica nel campo della formazione, dall'altra l'accelerazione della storia col rapido succedersi dei cambiamenti – anche tecnologici – rende, secondo il 56% del campione, rapidamente obsoleta qualunque affinità di formazione troppo specifica". Le motivazioni che spingono alla lettura delle testate tecnico-profesionali sono legate alla loro utilità per tenersi aggiornati (89.1% delle risposte). Per capire come cambia il settore (83,4%). Per conoscere le opinioni di esperti e operatori autorevoli (76%). Per conoscere nuovi prodotti o soluzioni (75.8%). Per conoscere le innovazioni scientifiche. Tecnologiche. Organizzative (74.3%), per sapere come cambiano le leggi (71.5%). Nell'insieme. Tali certezze sono più avvertite dalle donne. Al sud e nei comuni piccoli. Al di sopra dei 35 anni, tra i soggetti con la sola licenza elementare: ossia nelle aree e nei gruppi sociali più deboli. Ai quali si aggiungono gli insegnanti di ogni ordine e grado (professionalmente dediti alla formazione altrui). Il giudizio del campione sul valore della formazione professionale è altamente positivo: il 9?°,% la ritiene essenziale per crescere professionalmente, 1'82,5% utile per adattarsi a un mondo che cambia velocemente, per rendere l'Italia più competitiva nel mondo (80.5%), per trovare un buon lavoro (77,9%), per rendere più efficiente la pubblica amministrazione (72,9%). Tuttavia, quando si passa alla valutazione concreta delle iniziative di formazione professionale attuali in Italia il giudizio diventa severo: secondo gli intervistati la formazione è oggetto di chiacchiere e convegni ma poco realizzata (68,8%), è inquinata da interessi politici (60,3%). È troppo scarsa (59,2%). È arretrata (58,1%). Meno diffusa e qualificata che in altri Paesi (57,8%), riservata a pochi privilegiati (52,5%), di bassa qualità (43%). Diverso è, invece, il giudizio circa le proprie esperienze personali di formazione ricevuta dalla scuola prima di iniziare a lavorare: un giudizio positivo per il 56% dei lavoratori 18-64enni. Ciononostante, essa per il 68% (13.400.000 individui) non è risultata legata al lavoro, per il 49% è stata troppo astratta e teorica. Solo per il 41% si è dimostrata utile nel lavoro.
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