|
|
|
|
|
|
|
Notiziario Marketpress di
Lunedì 22 Marzo 2004
|
|
|
|
|
|
Pagina1 |
|
|
OSSERVATORIO “PREZZI E MERCATI” UNIONCAMERE- INDIS NEL 2004 L’INFLAZIONE PREVISTA A QUOTA +2,3%
|
|
|
|
|
|
Roma, 22 marzo 2004 – Nel 2004 l’inflazione prevista dovrebbe attestarsi al +2,3%. A marzo ed aprile, la borsa della spesa non dovrebbe pesare più di febbraio: pari a 0, infatti, è l’incremento previsto dalle Grandi centrali d’acquisto (che segnalano i prezzi praticati dalla produzione) per i prodotti alimentari e a +0,2% quello dei prezzi dei prodotti non alimentari. Con qualche piacevole sorpresa: la fettina di vitello (-3,5%), il pollo fresco (-3,0%) ed il prosciutto cotto (-2,5%) dovrebbero costare meno. Al contrario, è atteso un aumento per i prezzi della carne di suino fresca (+4%), per il salame crudo (+2,5%) e per il prosciutto crudo (+1,5%). A fine aprile, a livello tendenziale, i prezzi pagati dalle Grandi centrali di acquisto cresceranno per i prodotti non alimentari dell’1,4%. I prodotti alimentari manterranno, invece, una dinamica più sostenuta (+2,7%), destinata però ad allentarsi, come di consueto, nella seconda metà dell’anno. Queste le prospettive per il periodo marzo-aprile 2004, contenute nell’ultimo numero di Tendenze dei prezzi, realizzato dall’Osservatorio “Prezzi e Mercati” di Unioncamere-indis (il bollettino cartaceo, di imminente pubblicazione, sarà disponibile on-line sul sito www.Indisunioncamere.it). Prezzi stabili alla produzione tra dicembre 2003 e febbraio 2004 Differenziati gli andamenti dei generi alimentari nel trimestre, stando ai prezzi praticati dalla produzione alle Grandi centrali d’acquisto. Il +0,1% medio del settore è, infatti, espressione della stabilità o delle diminuzioni registrate da alcuni prodotti (come, ad esempio, il –3,9% del pollo fresco, il –2,7% della carne fresca di suino, il –3% del Grana padano), cui si contrappongono gli aumenti di altri alimenti (punte massime sono il +3,2% della passata di pomodoro e delle marmellate). In maniera analoga, il paniere dei prodotti non alimentari mostra un incremento trimestrale dello 0,5%, frutto della assoluta stabilità della maggioranza dei prodotti del paniere. Il consuntivo sui prezzi al consumo A livello di prezzi al consumo, l’analisi mette in evidenza un rallentamento dell’inflazione nell’ultimo trimestre, motivato essenzialmente dalla “tenuta” dei prezzi delle calzature e delle auto. Non sono queste le uniche “buone notizie”, però, per le famiglie. La debolezza della domanda ha favorito, infatti, una discesa dell’inflazione nei servizi, in particolare dell’ospitalità alberghiera. Al contrario, mangiare fuori casa è costato un po’ di più, come dimostra la crescita dei prezzi dei pasti al ristorante, in pizzeria, al fast-food. L’euro forte compensa l’aumento dei prezzi del petrolio... Nell’ultimo biennio, l’inflazione italiana è stata condizionata dall’introduzione dell’euro. Sino ad oggi, però, della moneta comune abbiamo vissuto solo alcuni effetti “indesiderati”: quelli del changeover, della perdita di percezione dei valori monetari, degli arrotondamenti diventati in alcuni casi occasione per dar corso ad aumenti ingiustificati, della fase di stanca attraversata dalla domanda di consumo. Recentemente, però, la forza dell’euro sul dollaro ha favorito un notevole processo di disinflazione, legata sia ai minori prezzi all’import, sia ad una maggiore concorrenza delle produzioni estere sul mercato interno. I recenti sviluppi dell’inflazione al consumo vanno dunque letti secondo una duplice chiave analitica: da un lato, il forte apprezzamento dell’euro, dall’altro la fase non florida attraversata dalla domanda di consumo. La forza della valuta comune ha compensato l’aumento dei prezzi delle materie prime internazionali, greggio in primis, e favorito il rallentamento dell’inflazione dei prodotti non alimentari; la fase di stanca dei consumi ha, invece, agevolato il rientro dell’inflazione nei servizi, quelli che avevano maggiormente contribuito a sostenere l’inflazione italiana negli ultimi due anni.La debolezza dei consumi agevola il rientro dell’inflazione nei servizi Tra i prodotti non alimentari, in particolare, il rapido ridimensionamento è ascrivibile alla brusca caduta dei prezzi dei prodotti dell’elettronica di largo consumo (telefonia cellulare, personal computer, ecc.). Anche tra i comparti più tradizionali (abbigliamento, calzature e autovetture) il rientro delle dinamiche inflazionistiche è avviato. Nei servizi privati la discesa dell’inflazione è più graduale, ma ben visibile soprattutto su quelle componenti, come i prezzi degli alberghi, ristoranti e pubblici esercizi, e sui servizi finanziari, dove si erano concentrati gli aumenti nel post-changeover.
|
|
|
|
|
|
<<BACK
|
|
|
|
|
|
|
|