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Notiziario Marketpress di
Lunedì 22 Marzo 2004
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PROGETTO COMUNITARIO DI NANOTECNOLOGIA PER RICOSTRUIRE LA CORNEA UMANA CON L'INGEGNERIA TESSUTALE |
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Bruxelles, 22 marzo 2004 - Un nuovo progetto finanziato dall'Ue trasformerà la chirurgia dell'occhio e ridurrà drasticamente il numero di esperimenti su animali, ricostruendo la cornea umana in vitro. Il progetto 'Ingegneria della cornea' sta adottando un approccio inedito alle sostituzioni di cornea e usa l'ingegneria tessutale per creare una cornea umana tridimensionale. È la prima volta che un'operazione simile viene tentata in Europa, anche se ricerche simili vengono condotte negli Usa e in Canada. Alla luce delle preoccupazioni per la mancanza in tutto il mondo di donatori di cornea, resa più acuta dall'aumentato numero d'interventi di chirurgia correttiva che rendono le cornee inutilizzabili per i trapianti, i risultati del progetto, attesi entro tre anni, verranno probabilmente accolti con entusiasmo dai chirurghi. Tra l'altro, il metodo minimizza i rischi di trasmissione di malattie infettive con l'operazione. Lo sviluppo di cornee ricreate con l'ingegneria tessutale ridurrà inoltre il numero di test cosmetici e tossicofarmacologi sugli animali. Come ha spiegato al Notiziario Cordis David Hulmes, coordinatore del progetto, il test Draize, condotto sui conigli per valutare gli effetti di un prodotto chimico sull'occhio, è oggi molto diffuso. Se il desiderio di ridurne le sofferenze non è sufficiente a persuadere certe aziende a cercare alternative ai test su animali, l'imminente entrata in vigore della legislazione comunitaria che vieta la vendita di prodotti cosmetici testati su animali dovrebbe rappresentare lo stimolo necessario. Nella cornea vi sono tre strati, ha spiegato il dottor Hulmes: l'epitelio (lo strato esterno), l'endotelio (lo strato interno) e lo stroma, che si trova tra i due e forma il grosso della cornea. Il collagene, che costituisce il 16% della cornea, è formato da strati di fibre. In ogni strato le fibre sono parallele, ma da uno strato all'altro la loro direzione cambia; passando dall'esterno all'interno della cornea le fibre puntano dunque in tutte le direzioni. La corna risulta così allo stesso tempo trasparente ed estremamente rigida dal punto di vista biomeccanico, dice il dottor Hulmes. 'L'idea alla base del progetto è di costruire la cornea usando proteine coltivate in vitro', spiega il dottor Hulmes. 'In questo modo si producono proteine umane in forma ricombinante che simulano nel miglior modo possibile i componenti naturali'. La tecnica dovrebbe eliminare i problemi incontrati nei trapianti di cornea. Attualmente si usano due metodi, dice il dottor Hulmes. Il primo usa polimeri invece di cellule per creare una cornea sintetica, purtroppo con un elevato rischio di rigetto da parte dei tessuti adiacenti. Il secondo usa la chirurgia tessutale, ma ricava le proteine dai bovini, col rischio di Bse. Il consorzio - che riunisce 14 gruppi di 9 paesi differenti e registra la presenza di scienziati ricercatori, oftalmologi e Pmi (piccole e medie imprese) - si è fissato alcuni obiettivi per i prossimi tre anni. Il primo obiettivo è di condurre prove su una tecnica per sostituire lo strato esterno della cornea che è stata sviluppata da un gruppo italiano che partecipa al progetto. La procedura può aiutare a ripristinare la visione dopo bruciature corneali causate da prodotti chimici. Gli scienziati italiani sono arrivati a questo risultato prelevando cellule staminali dal limbo del paziente, l'area tra la sclera e la cornea, e creando poi uno strato, un duplicato dell'epitelio, che può essere reimpiantato sulla cornea del paziente. Il secondo obiettivo è di sviluppare una semicornea da usare per sostituire la metà esterna della cornea. 'Vi sono buone probabilità di rendere operativa la tecnica prima della fine del progetto', ha detto il dottor Hulmes. L'obiettivo finale, indicato dal dottor Hulmes come 'il più ambizioso', è di ricostruire l'intera cornea. Per arrivarvi bisogna però ancora trovare una fonte di cellule staminali adatta per l'endotelio.
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