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Notiziario Marketpress di Mercoledì 25 Maggio 2005
 
   
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  MC DONALD’S FAVORISCE DIPENDENZA DA VIDEOGIOCHI? IL MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO RITIENE DISCUTIBILE LA SCELTA DEL GADGET PER L’ATTUALE PROMOZIONE DEGLI ‘HAPPY MEAL’  
   
  Roma, 25 maggio 2005 - Nel corso di questo mese Mc Donald’s sta effettuando una promozione particolare presso i suoi fast-food: tutti coloro che acquisteranno un menu Happy Meal in un qualunque “ristorante” della catena troveranno dei gadget dedicati ai più celebri protagonisti del mondo Sega. Anche l’anno scorso erano stati distribuiti con l’Happy Meal piccoli videogame, accattivanti nei colori e nella forma, a gioco singolo (la collezione ne prevede sei differenti), adatti a bambini da tre anni in poi. Come Nokia, Nike ed altre aziende, anche Mc Donald’s adotta il videogioco per conquistare in maniera “subdola” i consumatori più giovani. “La scelta ci sembra alquanto discutibile” – spiega Antonio Longo, Presidente di Mdc – dal momento che è attualissimo e noto il dibattito sui possibili effetti negativi derivanti dai videogiochi, soprattutto quello della dipendenza psicologica”. Secondo l’ultima ricerca Istat sul rapporto tra new media e bambini dai 3 ai 14 anni (2003), i videogiochi risultano sempre più diffusi, con un incremento del 30% dal ‘95, arrivando a conquistare il 69,1% dei giovanissimi tra i 6 e i 14 anni. E, secondo un quadro complessivo delle tesi di molti studiosi, i videogiochi odierni possono causare disturbi fisici e neurologici, atti violenti e dipendenza psicologica, a causa del coinvolgimento esclusivo e totalizzante, capace di generare forme di scissione tra mondo reale e mondo virtuale. Inoltre tali prodotti, come tutti i media e le nuove tecnologie, sottraggono tempo alle attività di movimento e all’aria aperta, alla socializzazione, rinforzando le conseguenze prodotte dalla sedentarietà fra i più giovani, tra cui disturbi alimentari come l’obesità. “In Italia è assai viva la preoccupazione di molti studiosi verso questi prodotti tecnologici e mediatici; un’ indagine della Demoskopea, condotta su 13.360 ragazzi tra i 13 e i 18 anni in Italia, già due anni fa rilevava che il 37% degli intervistati era affetto da dipendenza da cellulari e tv, il 49% da videogiochi e il 44% da computer”, continua Longo. “Si tratta di dipendenza tecnomediata, un fenomeno di cui si è parlato anche in occasione della prima conferenza mondiale sui videogiochi: psicologi e sociologi hanno espresso la propria preoccupazione per l’abuso di tali prodotti, in grado di alterare le funzioni del cervello allo stesso modo di alcol e droghe; l’individuo assorto in questo tipo di attività tende a isolarsi dagli altri, rendendosi incapace di stringere nuove amicizie.” In diversi Paesi dell’Asia (Thailandia, Honk Kong) sono stati presi gravi provvedimenti nei confronti dei videogames a causa delle proteste di famiglie e politici per alcuni casi di dipendenza da parte di ragazzi molto giovani. Casi decisamente più gravi (suicidi, omicidi) si sono verificati – come è noto – negli Usa. In Italia la situazione non sembra ancora così preoccupante da richiedere interventi massicci, ma certamente ci sembra - e reiteratamente - superficiale la scelta della Mc Donald’s: che il suo impegno nei confronti dell’infanzia sia solo di facciata?  
     
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