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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 25 Maggio 2005
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UN TA MATETE ALL’OMBRA DELLE SETTE CHIESE LO SPAZIO BOLOGNESE DI PIAZZA SANTO STEFANO INAUGURA ALL’INSEGNA DELLA CULTURA DELLO SGUARDO CON UNA GRANDE MOSTRA DEDICATA A JEAN COCTEAU |
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Bologna, 25 maggio 2005 - Centralità dell’arte e cultura dello sguardo sono il filo conduttore che guida il visitatore del Ta Matete, uno spazio culturale in cui è possibile recuperare quel rapporto originario con l’opera d’arte, che diviene esperienza unica e necessaria dell’intelletto e delle emozioni. L’obiettivo di avvicinare il pubblico all’arte diviene ancora più concreto: al Ta Matete trova spazio la proposta artistica ed editoriale del Gruppo Fmr-art’e’ e vi si alternano momenti espositivi e appuntamenti culturali, in linea con la filosofia Ta Matete, l’originale progetto di Art’e’, tutto contemporaneo, integratosi perfettamente con le immagini, le emozioni e i valori dell’antico di cui Fmr rappresenta la massima espressione. Anche Bologna, allora, dopo il successo dell’esperienza romana, avrà un suo Ta Matete, che intende operare a tutto campo nel mondo della cultura e del bello, all’insegna della centralità dell’arte; una centralità dell’arte che – come spiega il Direttore artistico editoriale Flaminio Gualdoni – significa anche dar corpo a un’idea d’artistico in cui viva il senso profondo delle parole di Anton Francesco Doni: “modernamente antico e anticamente moderno”. E proprio nel continuo incrociare lo sguardo sull’antico e il fare del moderno Ta Matete permette la verifica concreta nelle parole e nei fatti, di un’idea d’arte che dal passato giunga a noi nuova, anche perché intelligentemente antica. Non, dunque, uno slogan fra i troppi, ma davvero un modo di essere, di pensare, di agire: di vivere. Qui trovano espressione tutte le forme qualitativamente più eloquenti in cui l’esperienza d’arte si realizza: le opere uniche come gli oggetti d’arte, il libro come la legatura, la grafica antica come quella moderna, situazioni del passato con inserti ed aree tecnologiche in cui la tecnologia, però, sia strumento al servizio dell’arte. L’intento è quello di far rivivere la straordinaria meraviglia di guardare l’arte, e dallo sguardo muovere per esperienze affettive diverse. Ecco perché il Ta Matete, lungi dal porsi come luogo istituzionale in cui prendere atto di valori prestabiliti dell’arte, si pone come ambito vivo, dove il visitatore si trovi immerso in un flusso di spunti e sollecitazioni e dove possa vivere l’esperienza diretta, soggettiva e ‘sentimentale’ dell’arte, sia ponendosi di fronte a un dipinto, sia assaporando la straordinaria qualità editoriale di un libro. Uno spazio, dunque, in cui si susseguiranno esperienze letterarie, emozioni visive e sonore ed esposizioni di grandi artisti, primo fra questi Jean Cocteau. In occasione dell’apertura del Ta Matete di Bologna, si inaugurerà infatti la mostra “Il mistero di Jean Cocteau”, curata da Walter Guadagnini. L’esposizione – dopo il successo al Ta Matete di Roma – giunge ora nel capoluogo emiliano. Essa si concentra sulla figura di uno dei padri dell’Avanguardia, uno dei personaggi più rappresentativi della cultura europea della prima metà del Xx secolo. In ogni ambito in cui si misuri Cocteau produce moltissimo; in particolare nella grafica trova la sua massima espressione: qui l’autore manifesta il proprio segno distintivo, concentrandosi non tanto sull’unicità dell’opera, ma sulla sua possibilità di comunicare e di variare nel tempo. L’opera figurativa di Cocteau riflette il carattere stesso dell’autore: ricca e varia per formulazioni e modalità, anche tecniche, si rivela “disincantata, priva di censure e soprattutto priva di remore” (W. Guadagnini). Il Ta Matete proporrà quindi una selezione di oltre quaranta opere, tra disegni e grafiche, oltre ad alcuni libri illustrati con grafiche realizzate dallo stesso Cocteau, tra cui spicca Le Mystère de Jean l’oiseleur (1925). Soggetti di questa mostra sono la testa e il corpo, il volto e la figura, in quanto incarnazioni delle scelte di fondo dell’artista: pensare e fare come due facce della stessa medaglia, un pensiero che non può mai venire disgiunto dalla pratica. Tra gli esemplari più significativi, in gran parte degli anni Cinquanta, si trovano alcuni volti di Orfeo, animali immaginari, angeli danzanti e nudi. Alla selezione precedentemente esposta a Roma si aggiungono per l’occasione sette litografie di ambientazione veneziana, tra cui spiccano tre opere del 1956 con soggetto Georges Braque Gondoliere. La Vita Di Jean Cocteau (1889 - 1963) - Poeta, drammaturgo, romanziere, regista, pittore, ceramista, Jean Cocteau nasce il 5 luglio 1889 a Maison-laffitte. A soli 19 anni pubblica il suo primo poema, La lampe d’Aladin, inizia molto giovane a frequentare i grandi scrittori dell'epoca ed entra così negli ambienti parigini dell'Avanguardia. Qui conosce Guillaume Apollinaire, il coreografo russo Sergei Diaghilev e i compositori Igor Stravinskij e Erik Satie. Con Satie e Picasso crea Parade (1917), un balletto in cui si mescolano prosa, poesia e arte figurativa. Centrata sul mito romantico del poeta maledetto, l'opera di Cocteau, esprime le sue ossessioni, i suoi fantasmi e le vicissitudini della sua vita, in un linguaggio figurato ed enigmatico che oscilla tra l’onirico, l’ umoristico e il gioco. Tra i suoi romanzi spicca Les enfants terribles (1929), documento intenso e singolare della disperazione moderna. A partire dal 1933 Cocteau si consacra soprattutto al teatro e al cinema: Orphée è la sua opera teatrale fondamentale, in cui espone la propria concezione dell'arte. Tra i film realizzati da Cocteau spicca quello autobiografico, Le sang d'un poète (1930): una riflessione artistica che ha per oggetto i rapporti del poeta con l’ispirazione, l’autonomia e l’immortalità dell’opera. Nel 1955 Cocteau viene eletto membro dell’Académie Royale de Belgique e all'Académie Française. Muore nel 1963, a Milly-la Foret, nel Fontainebleu. Ta Matete - Bologna, Via S. Stefano 17/A. Tel. 051/ 6488920
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