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Notiziario Marketpress di
Giovedì 26 Maggio 2005
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ASSOELETTRICA: OLTRE 300 MILIONI DI EURO L'AGGRAVIO SUI COSTI DELL’ENERGIA ELETTRICA ATTESO NEL 2005 PER LE DECISIONI DEL PARLAMENTO ITALIANO IN TEMA DI ICI E DI BRUXELLES IN APPLICAZIONE DEL PROTOCOLLO DI KYOTO |
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Roma, 26 maggio 2005 - La decisione assunta dalla Camera dei Deputati che ha ripristinato l’imponibilità a fini Ici delle turbine e dei macchinari delle centrali elettriche sta suscitando incredulità e sconcerto tra gli operatori del settore. “Parlamento e Governo si sono smentiti nello spazio di pochi giorni ripristinando una disposizione appena abrogata. Ma ciò che suscita incredulità - afferma il Presidente di Assoelettrica Giordano Serena - non è neppure quanto accaduto, ma la palese contraddizione che ciò determina rispetto all’esigenza più volte affermata proprio nelle aule del Parlamento di evitare nuovi aggravi di costo per le imprese e nuove imposte a carico dei cittadini. Quanto deciso ieri a favore delle casse degli Enti locali dal partito trasversale che in Parlamento ne rappresenta gli interessi - prosegue Serena - non è solo un’imposta sul patrimonio degli operatori del settore elettrico, ma rappresenta un nuovo prelievo di fatto a carico delle famiglie e dell! e imprese in quanto destinato ad incidere in misura non inferiore ai 200 milioni di euro all’anno sulle bollette elettriche (300 milioni di euro complessivi considerando l’emission trading). Evidentemente le ragioni di cassa degli Enti locali e gli obiettivi elettorali - conclude Serena - continuano a rappresentare per molti politici obiettivo più importante della competitività del nostro sistema produttivo e della crescita economica e sociale del Paese”. Altrettanta preoccupazione suscita, a giudizio di Assoelettrica, la decisione che la Commissione europea si accinge ad assumere in tema di emission trading, che condurrà ad una cospicua riduzione dei diritti di emissione assegnati all’Italia rispetto a quanto previsto nel piano nazionale di allocazione (Pna) per il triennio 2005-2007. Decisione che comporterà un aggravio di almeno 80-100 milioni di euro l’anno sempre che nel triennio i costi di diritto di emissione si stabilizzino su valori di 8-10 euro a tonnellata. “Purtroppo temo che anche in questo caso non sia chiaro cosa significherà per il nostro Paese tale provvedimento. Imporre all’industria italiana e in particolare al settore elettrico, che se ne dovrà far carico per oltre il 50% ulteriori significative riduzioni delle emissioni di anidride carbonica - afferma Serena - significherà imporre nuovi, pesanti oneri sugli operatori con il risultato di vanificare in prospettiva gli effetti di riduzione dei costi di generazione, attesi in conseguenza dell’imponente programma di sostituzione e ammodernamento del parco termoelettrico nazionale che questi stanno ponendo in atto con circa 20 miliardi di euro d’investimenti in meno di dieci anni. Un programma che consentirà di ridurre di oltre il 10% le emissioni unitarie di Co2 e di diminuire ulteriormente quelle di biossido di zolfo e di ossidi di azoto che già oggi si situano abbondantemente sotto i limiti europei”. “Nonostante tali sforzi - prosegue ancora Serena - gli operatori elettrici saranno costretti ad acquistare diritti da operatori di altri Paesi, che dispongono di un parco elettrico meno efficiente e più inquinante, i quali stanno beneficiando di assegnazioni assai meno severe in conseguenza delle decisioni assunte dall’Ue con il burden sharing agreement del 1998. Tutto ciò a ulteriore discapito della competitività del nostro settore produttivo, delle possibilità di rilanciare la crescita del Paese e delle tasche degli italiani già fortemente penalizzate dagli elevati costi di generazione del chilowattora”. “E al danno rischia, purtroppo, di aggiungersi la beffa - precisa il Presidente di Assoelettrica - dal momento che l’intervento ipotizzato dal Ministero dell’Ambiente per contenere l’onere della decisione di Bruxelles a carico degli operatori nazionali, attraverso l’utilizzo di crediti di emissione acquisiti a prezzi minori di quelli dell’attuale mercato europeo (ormai vicino ai 20 euro alla tonnellata), appare difficilmente replicabile nel tempo e sono note le ulteriori richieste di riduzione dell’Ue per il secondo periodo di applicazione della direttiva emission trading e la volontà, di recente ribadita, di applicare nuovi e più rilevanti tagli dei livelli di emissione dopo il 2012.” “Ciò detto - sostiene Serena - non intendiamo minimamente sottrarci ad alcuno degli obblighi previsti dalle direttive europee e dal Protocollo di Kyoto e la conferma di tale affermazione è tutta nell’impegno con il quale tra non poche difficoltà, tra l’altro anche nell’ambito delle fonti rinnovabili, stiamo portando avanti i nuovi investimenti. E’ però giunto il momento di porre in atto una forte azione politica a Bruxelles per rimettere in discussione gli obiettivi, penalizzanti e ingiusti, che ci sono stati assegnati. Non è il Protocollo di Kyoto a essere sotto accusa - conclude Serena - ma i criteri di suddivisione degli obblighi che da esso discendono, i quali vanno riconsiderati tenendo conto sia del grado di efficienza raggiunto dai singoli sistemi elettrici, sia del carattere planetario del problema effetto serra e quindi dell’esigenza di coinvolgere, senza eccezioni, tutti quei Paesi che per varie motivazioni sono rimasti finora esclusi da ogni sforzo di riduzione delle emissioni di Co2”.
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