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Notiziario Marketpress di Giovedì 26 Maggio 2005
 
   
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  POTOCNIK CONSIGLIA ALLA GERMANIA COME AFFRONTARE I SUOI "EVENTUALI PUNTI DEBOLI"  
   
   Bruxelles, 26 maggio 2005 - Il Commissario europeo per la Scienza e la ricerca Janez Potocnik ha detto alla Federazione dell'industria tedesca che, sebbene la Germania sia uno dei paesi europei che producono i risultati migliori, ha alcuni punti deboli che "non vanno sottovalutati". La Germania è famosa per la progettazione e la produzione di automobili. Tuttavia, questo settore è uno dei più esposti alla concorrenza internazionale e pertanto il paese non solo deve restare al vertice della ricerca in quest'ambito, ma deve anche essere in grado di diversificare incoraggiando l'emergere di nuove attività ad alta tecnologia, ha dichiarato il Commissario. Il Commissario Potocnik ha inoltre consigliato la Germania sul modo di superare le "evidenti strozzature" del sistema di finanziamento tedesco per la ricerca e sviluppo (R&s) e l'innovazione. "Vi invito a esaminare il costante lavoro che viene svolto a livello europeo per promuovere lo sviluppo di migliori e più differenziate forme di finanziamento a favore dell'R&s e dell'innovazione, ad esempio tramite prestiti e garanzie per i prestiti", ha affermato Janez Potocnik. A quanto sembra, la Germania è uno dei pochi paesi europei in cui negli ultimi tempi i fondi pubblici per l'R&s sono diminuiti, ha dichiarato il Commissario. "[S]e questa tendenza venisse confermata e dovesse protrarsi, si tratterebbe di uno sviluppo preoccupante. Sebbene in Germania le finanze pubbliche debbano far fronte a severe restrizioni, il sostegno alla ricerca è una priorità fondamentale per il futuro". Il Commissario ha proposto che la Germania valuti l'ipotesi di impiegare strumenti volti a contrastare questa tendenza, e in particolare incentivi fiscali e appalti pubblici. Secondo Janez Potocnik, gli incentivi indiretti rappresentano ora oltre la metà del sostegno pubblico totale in quattro paesi europei (Austria, Ungheria, Paesi Bassi e Spagna). Il Commissario ha spiegato che si potrebbe ricorrere agli appalti pubblici al fine di creare "mercati pilota" per prodotti e servizi innovativi. Janez Potocnik ha definito questo meccanismo affermando che è dotato di "una grande capacità di plasmare la domanda in maniera più dinamica" e ha detto che, sebbene alcune autorità pubbliche lo abbiano utilizzato per tecnologie ecocompatibili, "il suo potenziale è molto più ampio". Il Commissario Potocnik ha anche parlato dell'importanza dell'industria in generale per la competitività dell'Europa: "I miei primi sei mesi da Commissario per la Ricerca mi hanno definitivamente convinto, se ancora ce ne fosse bisogno, che l'Europa potrà diventare "l'Europa della conoscenza" alla quale aspiriamo solo se faremo pieno affidamento sul potere dell'industria", ha dichiarato. Se da un lato la spesa industriale nell'R&s è pari a quella degli Stati Uniti, dall'altro la media dell'Unione europea è nettamente inferiore - infatti si attesta all'1,1 per cento del Pil rispetto all'1,6 per cento degli Stati Uniti e al 2,3 per cento del Giappone. Questo squilibrio aumenta il rischio che l'Europa perda terreno a tutto vantaggio della delocalizzazione. La delocalizzazione ha già colpito l'industria farmaceutica e biotecnologica dell'Unione europea e, considerando tutti i settori nel loro complesso, il deflusso globale della spesa nell'R&s dall'Europa agli Stati Uniti è quasi pari al 15 per cento della spesa totale effettuata dalle aziende dell'Unione europea. Tuttavia, l'afflusso di capitali dagli Usa all'Europa continua ad attestarsi al 10 per cento. Il Commissario ha rilevato che l'Europa non sta solo cercando di restare al passo con i propri concorrenti tradizionali negli Stati Uniti e in Giappone. Janez Potocnik ha citato un'indagine effettuata di recente dall'Economist Intelligence Unit, da cui è emerso che Cina, India e Brasile sono rispettivamente la prima, la terza e la sesta meta privilegiata in cui effettuare maggiori investimenti esteri nell'R&s nei prossimi tre anni. Ora l'Europa deve creare le condizioni atte a permettere a tali flussi di conoscenza di diventare più equilibrati. "Altrimenti, rischiamo di perdere il nostro unico fattore di competitività", ha dichiarato il Commissario Potocnik.  
     
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