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Notiziario Marketpress di
Martedì 31 Maggio 2005
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LA COMMISSIONE EUROPEA AUSPICA UN IMPEGNO URGENTE PER PORRE UN FRENO ALL’AUMENTO DELLE INFRAZIONI ALLE NORME DELLA PCP REGISTRATO NEL 2003 |
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Bruxelles, 31 maggio 2005 - La quarta comunicazione annuale della Commissione europea sulle infrazioni gravi alle norme della politica comune della pesca (Pcp), pubblicata in data odierna, rivela che il numero accertato di tali infrazioni è salito da 6 756 nel 2002 a 9 502 nel 2003 (cfr. Memo/05/183). Queste cifre, desunte dalle relazioni degli Stati membri, dimostrano che, nonostante i progressi compiuti verso un maggiore coinvolgimento dei soggetti interessati nel processo di gestione della pesca e i provvedimenti adottati per garantire un’applicazione più rigorosa della normativa, molto resta ancora da fare per dissuadere i potenziali trasgressori. D’altra parte, le cifre evidenziano anche le persistenti carenze quanto alla qualità e uniformità dei dati raccolti e comunicati dagli Stati membri, che rendono particolarmente difficili un raffronto e una valutazione attendibili. La Commissione intende pertanto consultare gli Stati membri sulle possibilità di migliorare la raccolta dei dati relativi alla rilevazione e al perseguimento delle 19 infrazioni gravi alle norme della Pcp individuate nel marzo 1999, nonché la trasmissione di tali dati alla Commissione. Scopo della misura era di accrescere la trasparenza e quindi la fiducia dei pescatori nell’applicazione equa ed uniforme della normativa nell’insieme dell’Ue, in modo da incoraggiarne il rispetto. Ancora una volta, la comunicazione mette in luce sostanziali differenze nel livello medio delle sanzioni irrogate, che vanno da 282 euro in Finlandia a 77 922 euro nel Regno Unito. Si constata peraltro un aumento dell’importo medio delle multe da 1 757 a 4 664 euro nel 2003, benché l’entità delle sanzioni pecuniarie sia ancora troppo bassa per avere un sufficiente effetto dissuasivo. Nel 2002, infatti, le ammende rappresentavano appena 4/1000 del valore degli sbarchi dello stesso anno. “Un maggiore rispetto della normativa è il presupposto imprescindibile della pesca sostenibile. Lungi dal costituire una pratica inoffensiva, la violazione delle norme della Pcp implica un costo pesante in termini biologici, economici e sociali. Perciò tutti coloro che sono sinceramente impegnati in favore della pesca sostenibile devono adoperarsi per applicare e far applicare le norme della Pcp”, ha dichiarato il commissario per la pesca e gli affari marittimi Joe Borg. Secondo la comunicazione della Commissione, l’88% delle infrazioni notificate sono state riscontrate da cinque Stati membri: Spagna, Italia, Portogallo, Grecia e Francia. I primi tre, che possiedono la flotta più grande, hanno segnalato il maggior numero di casi. La pesca non autorizzata rappresenta il 22% dei casi, quella praticata senza licenza il 17%. Nell’84% dei casi sono state comminate sanzioni pecuniarie, il cui importo varia – per esempio per la pesca non autorizzata – da 375 euro in Belgio a 19 255 euro nel Regno Unito. In 4 720 casi è stato ordinato il sequestro degli attrezzi da pesca. La Commissione è del parere che l’irrogazione di sanzioni amministrative, come la sospensione della licenza di pesca, potrebbe essere un mezzo efficace per incoraggiare il rispetto della normativa, essendo di rapida applicazione. Essa si rammarica pertanto che la maggioranza degli Stati membri non ricorra più spesso a questo strumento. Le divergenze, talvolta sostanziali, tra i dati comunicati sono imputabili a diversi motivi, tra cui il fatto che alcune statistiche comprendono anche la pesca sportiva ed altre attività che esulano dalla Pcp. Per quanto riguarda le multe, una parte dei dati si riferisce a casi in cui l’importo notificato include probabilmente il valore degli attrezzi o delle catture sequestrati, che avrebbe dovuto essere computato separatamente. Un’applicazione più efficace ed uniforme della normativa è stata riconosciuta da tutti i soggetti interessati come una delle priorità della riforma della Pcp del dicembre 2002. È necessaria maggiore trasparenza nel processo di riforma, che verrà consolidato anche grazie all’Organismo comunitario di controllo della pesca, con sede a Vigo, in Spagna, nonché ai consigli consultivi regionali.
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