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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 01 Giugno 2005
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SECONDO UNA RELAZIONE, OCCORRE UNA MAGGIORE CHIAREZZA DELLE INFORMAZIONI PER INSTAURARE UN DIBATTITO COSTRUTTIVO SULLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE |
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Bruxelles, 1 giugno 2005 - In un'importante revisione dell'etica della ricerca sugli animali, il Nuffield Council on Bioethics del Regno Unito ha concluso che sarebbe più semplice tenere un dibattito costruttivo sulla questione se si avessero a disposizione informazioni chiare sulle implicazioni della sperimentazione animale, relativamente al numero degli animali utilizzati e al livello di sofferenza causata, nonché ai vantaggi che ne derivano per la scienza e per altri settori. Nel 2003 quest'organismo ha istituito un gruppo di lavoro volto a esaminare in maniera approfondita la questione e i risultati che ne sono scaturiti sono stati pubblicati il 25 maggio in una relazione di 350 pagine. Non sempre è stato possibile giungere a un consenso su molte delle questioni sollevate, eppure gli esperti del gruppo di lavoro affermano di essere riusciti a evitare "quella polarizzazione delle opinioni che tanto spesso ha soffocato lo svolgimento di un dibattito adeguato". La relazione sostiene che occorre considerare il dibattito etico sull'utilizzo degli animali nella ricerca nel più ampio contesto dell'uso che se ne fa nel campo dell'alimentazione, dell'abbigliamento, dell'agricoltura e di altre attività. Il documento, però, aggiunge che l'impiego degli animali nella ricerca non può essere semplicemente giustificato dal fatto che di essi si abusa in altre maniere. Di fatto, la relazione prosegue affermando che "Il fine ultimo deve essere un mondo in cui gli importanti benefici [dell'utilizzo degli animali nella ricerca] possano essere raggiunti senza provocare dolore, sofferenza, angoscia, danni permanenti o addirittura la morte degli animali impiegati nella ricerca". In molti casi, le varie e talvolta conflittuali opinioni suscitate dagli esperimenti sugli animali sono frutto di diverse convinzioni morali e, secondo la relazione, occorre tenerle tutte nella debita considerazione. Tuttavia, i membri del gruppo di lavoro convengono che, nel prossimo futuro, ulteriori motivazioni di carattere morale non saranno di per sé sufficienti a fornire una risposta universale sulla legittimità degli esperimenti sugli animali. Alla luce di questo dato di fatto, la relazione sottolinea l'importanza delle tre "R" (refinement - perfezionamento; reduction - riduzione; replacement - sostituzione) e sostiene che esse dovrebbero continuare a essere previste dalla normativa britannica. Inoltre, il gruppo di lavoro conviene che non basta considerare solo le alternative disponibili al momento della valutazione. "Occorre anche chiedersi perché non esistono alternative e cosa occorre fare affinché ve ne siano". Il potenziale delle tre "R" è ben lungi dall'essere esaurito". Quanto alla regolamentazione, da un lato la relazione accoglie con favore l'esaustivo quadro giuridico esistente nel Regno Unito, ma dall'altro avverte che la piena responsabilizzazione non può essere garantita solo dall'esistenza di norme. Queste ultime, infatti, possono fungere da "schermo emotivo" tra il ricercatore e l'animale, incoraggiando la falsa convinzione secondo cui, rispettando le regole, si agisce in maniera moralmente responsabile. "È pertanto indispensabile promuovere più attivamente le migliori pratiche e migliorare la cultura dell'assistenza in strutture autorizzate a svolgere esperimenti sugli animali", afferma la relazione. Riguardo alla validità scientifica della sperimentazione sugli animali, il gruppo di lavoro conclude che, date le continuità e le analogie che si sono riscontrate tra l'evoluzione degli animali e quella degli esseri umani, esistono motivi sufficienti per concludere che, in casi specifici, gli animali possono rivelarsi modelli utili per studiare i processi biologici negli esseri umani. I membri del gruppo, però, confutano anche due generalizzazioni cui si è soliti giungere, ossia che gli esiti dell'impiego degli animali nella ricerca valgono direttamente anche per gli esseri umani, o che dalla ricerca sugli animali non sono mai scaturiti risultati utili e importanti per l'uomo. Riflettendo forse le varie posizioni morali dei singoli membri del gruppo di lavoro sulla sperimentazione animale, molte delle raccomandazioni finali della relazione si concentrano su misure volte a migliorare la qualità del futuro dibattito etico. In esse si chiede al governo di fornire dati statistici migliori sull'impiego degli animali in specifici progetti di ricerca, comprese utili informazioni sui seguenti punti: gli obiettivi di tale ricerca e i vantaggi che si prevede ne dovrebbero scaturire, la probabilità di realizzare questi obiettivi, il numero e le specie di animali da utilizzare, le conseguenze di cui questi ultimi potrebbero essere vittime, il rispetto del principio delle tre "R", i motivi che hanno portato a respingere eventuali alternative e le fonti di finanziamento. La relazione invita chi è attivamente impegnato nella sperimentazione animale a sforzarsi maggiormente di spiegare alla società in cosa consista la propria attività, cercando al contempo di capire meglio le opinioni e le preoccupazioni espresse dai membri del pubblico. Il documento è anche favorevole a incrementare lo scambio di informazioni tra ricercatori e paesi al fine di ridurre il numero di esperimenti sugli animali che vengono inutilmente duplicati. Infine, il gruppo di lavoro rileva anche che, in ogni caso, adottare approcci improntati alla violenza e all'intimidazione per contrastare l'utilizzo degli animali nella ricerca è moralmente sbagliato, e chiede che il dibattito si svolga in maniera ragionevole e civile. La relazione sottolinea che, sebbene diversi membri del gruppo di lavoro che sono contrari alla sperimentazione animale abbiano approvato le raccomandazioni, molte delle quali intese a migliorare le condizioni di impiego degli animali, ciò non significa affatto che essi accettino l'uso degli animali nella ricerca. La baronessa Perry of Southwark, presidente del gruppo di lavoro, ha concluso: "È inutile limitarsi a classificare i pareri di chi è "favorevole" e chi è "contrario" alla ricerca sugli animali. Esiste una continuità di vedute tra questi due estremi dello spettro. La relazione non indica qual è il punto di vista "giusto", ma invita il lettore a trarre le proprie conclusioni. Abbiamo cercato di analizzare le basi morali su cui si fondano le varie opinioni". Http://www.nuffieldbioethics.org/go/ourwork/animalresearch/publication_178.html
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