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Notiziario Marketpress di
Martedì 07 Giugno 2005
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UNA POLITICA INDUSTRIALE PER L'AFFERMAZIONE DI FUORICLASSE EUROPEI |
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Bruxelles, 7 giugno 2005 - La politica industriale comunitaria deve permettere l'affermazione di fuoriclasse europei e deve avere come obiettivi principali l'incremento della quantità e della qualità dell'occupazione nonchè lo sviluppo dell'innovazione. E' quanto sostiene la relazione d'iniziativa di Dominique Vlasto (Ppe/de, Fr) adottata dalla commissione per l'industria, la ricerca e l'energia che è ora all'esame della Plenaria. Per raggiungere questi obiettivi, l'accento va messo sulla qualificazione delle risorse umane, in particolare dei giovani, e sulla promozione di una ricerca mirata all'innovazione tecnologica. I Fondi Strutturali, inoltre, devono accompagnare questo processo. Particolare attenzione va inoltre attribuita al ruolo delle piccole e medie imprese, alla semplificazione del quadro normativo e all'accesso al credito. Sono chieste anche azioni specifiche a favore dei settori particolarmente colpiti dalle delocalizzazioni. Fissare gli obiettivi della politica industriale europea Compiacendosi dell'intenzione della Commissione di fare della politica industriale una priorità dell'agenda europea, i deputati sostengono la promozione di una politica industriale determinata per accompagnare e anticipare le trasformazioni strutturali e sviluppare una base industriale europea solida e competitiva che permetta «l'affermazione di fuoriclasse industriali europei». Queste trasformazioni, a loro parere, sono benefiche e devono essere incoraggiate. In tale contesto, tuttavia, è necessario disporre di dati incontestabili sulle delocalizzazioni. Uno degli obiettivi principali di questa politica, sottolineano i deputati, dev'essere «l'incremento della quantità e della qualità dell'occupazione» e, in tale ambito, devono essere compiuti sforzi più incisivi sul piano dello sviluppo delle risorse umane. E', inoltre, indispensabile «sviluppare la forza di attrazione dell'industria presso i giovani» e promuovere uno sforzo di informazione sulle professioni e le competenze industriali, «accompagnato da una politica europea di riconoscimento delle qualifiche e di formazione nel corso dell'intero arco di vita». Per promuovere la competitività dell'industria si devono utilizzare gli strumenti della politica europea di ricerca, quali le piattaforme tecnologiche e le iniziative in materia tecnologica. Per i deputati, infatti, la politica europea deve rafforzare la capacità d'innovazione dell'industria, compresa quella tecnica, tecnologica e di mercato. Considerata la crescente concorrenza dei paesi emergenti, la relazione chiede ai poteri pubblici di creare le condizioni «favorevoli all'emergere di nuove produzioni o combinazioni produttive creatrici di valore aggiunto, di posti di lavoro di qualità e in grado di garantire un vantaggio comparativo europeo». Tenere in conto le differenti dimensioni della politica industriale europea Nel condividere l'approccio settoriale della Commissione, i deputati sottolineano il ruolo nella produzione e nei servizi (esternalizzazione) svolto dalle Pmi e chiedono che vengano prese in debita considerazione le microimprese «che costituiscono più del 92% delle imprese dell'Ue». A tale proposito, ribadiscono la rilevanza della Carta europea delle piccole imprese e reiterano la richiesta che essa sia dotata di un valore giuridico. I deputati deplorano il fatto che la Commissione abbia trascurato di compiere sforzi verso settori e regioni particolarmente colpiti dai mutamenti industriali in quanto ritengono che «i pubblici poteri hanno il dovere di attuare politiche mirate e a breve termine a sostegno dei lavoratori dipendenti, delle regioni e dei settori interessati». A loro parere, in tal senso potrebbero essere orientati i Fondi strutturali e soprattutto il Fondo sociale europeo. Essi chiedono inoltre che allo sviluppo di poli di competitività e di filiere industriali siano riservati i mezzi necessari ma, al contempo, sottolineano che «la qualità della produzione è importante quanto il volume di risorse investito in tali fondi». Vanno inoltre adottate azioni specifiche nei settori particolarmente esposti alle delocalizzazioni, operando una distinzione tra quelle che avvengono all'interno dell'Unione e quelle aldilà delle sue frontiere. A tal fine è necessario che la Commissione rediga una relazione che prenda in considerazione, tra l'altro, l'impatto sociale e regionale di tali settori. E' necessaria poi una semplificazione sul piano normativo, se si vuole migliorare la competitività generale e garantire la crescita dell'occupazione reale e, in tale contesto, i deputati invitano la Commissione e gli Stati membri a definire obiettivi precisi di semplificazione e piena attuazione del quadro regolamentare esistente settore per settore. Nel rammentare, infine, la notevole sfida di fronte alla quale si troverà l'Unione con i futuri pensionamenti dei datori di lavoro, i deputati invitano Commissione e Consiglio a definire, di concerto con le organizzazioni rappresentative delle imprese, «una strategia comunitaria finalizzata alla trasmissione per successione e al rilevamento di imprese esistenti che sono economicamente vitali». Strumenti a sostegno dell'industria europea I deputati chiedono di ridurre l'onere amministrativo gravante sulle Pmi in quanto le piccole imprese traggono ancora benefici limitati dai programmi comunitari attuali a causa della loro complessità, delle garanzie richieste o delle difficoltà amministrative. La Commissione è quindi sollecitata a migliorarli, specialmente per quanto riguarda maggiori possibilità di trasferimento della R&s alle Pmi. Mentre il Vii programma quadro di ricerca e sviluppo deve prevedere una strategia a lungo termine chiara per rafforzare le capacità d'innovazione dell'industria, Pmi comprese, i deputati sostengono lo sviluppo di programmi tecnologici industriali a lungo termine, con la partecipazione di partner pubblici e privati, «in settori essenziali come la sanità, le nanotecnologie, l'aeronautica o l'energia». Occorre poi adoperarsi per promuovere la partecipazione delle imprese alla definizione delle priorità del sostegno finanziario e migliorare la posizione delle Pmi nell'ambito del settimo programma quadro e va dato poi maggiore impulso alle piattaforme tecnologiche «quale strumento essenziale a sostegno dell'innovazione e dell'industria europea». Pur sostenendo «l'obiettivo di riduzione del volume globale degli aiuti alle imprese», i deputati ricordano l'utilità di alcuni di essi «per mitigare talune carenze del mercato», per esempio gli aiuti in materia di R&s, alla formazione, in particolare la formazione e l'apprendistato professionali, nonché alla consulenza ed allo sviluppo economico assistito delle imprese. D'altra parte esprimono preoccupazione per il progetto di totale abolizione, tranne qualche eccezione, degli aiuti a finalità regionale a favore delle grandi imprese al di fuori delle zone attualmente ammissibili. Nel prendere atto dell'importanza degli aiuti statali alle Pmi negli Stati membri, i deputati chiedono poi alla Commissione di mantenere all'interno dei Fondi strutturali l'insieme degli strumenti di aiuto alla riconversione economica e socioeconomica per le regioni colpite dalle delocalizzazioni industriali e insistono affinché si tenga meglio conto delle piccole imprese e delle microimprese in tali regioni e più generalmente nell'ambito delle politiche di coesione. Per favorire la nascita di nuove imprese, soprattutto nel settore delle nuove tecnologie, la Commissione dovrebbe inoltre individuare - anche a livello dell'Unione europea - strumenti come la creazione di fondi di capitale di rischio e incoraggiare azioni per la «disseminazione» (spin off) aziendale. Al fine di favorire l'accesso delle imprese agli strumenti finanziari e di sviluppare la disponibilità di finanziamenti a favore di sistemi di garanzia reciproca, i deputati sollecitano lo sviluppo di sistemi innovativi di finanziamento per rispondere alle nuove esigenze di investimento materiale e immateriale delle imprese, specie nei settori normativo, tecnologico, ambientale e di sfruttamento dei mercati. Occorrono poi misure volte a promuovere il collegamento tra fondi propri e risorse finanziarie ed è necessario attivarsi «per collegare i mezzi di finanziamento, le imprese, l'industria e le università». I pubblici poteri, inoltre, dovrebbero incoraggiare lo sviluppo di attività in settori in cui i rischi sono considerati troppo forti dagli attori economici e individuare settori a forte valore aggiunto da promuovere «per assicurare posti di lavoro di qualità». I deputati chiedono anche «un quadro chiaramente formulato ed efficiente per la proprietà intellettuale» ed auspicano di vedere andare in porto le direttive sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e sul brevetto comunitario che siano, possibilmente, meno onerose e più flessibili, consentendo così un migliore accesso per le Pmi. Essi considerano inoltre indispensabile un rapido completamento della rete transeuropea di trasporto e, pertanto, auspicano un adeguato sostegno da parte del bilancio comunitario nel periodo 2007-2013, visto che le infrastrutture di comunicazione e il sistema logistico «svolgono un ruolo cruciale nel favorire lo sviluppo dell’industria e l’integrazione economica nell’Unione europea allargata». L'esecutivo è infine invitato ad avvalersi degli strumenti di difesa previsti dall'Omc quando un comparto industriale europeo è vittima di pratiche commerciali illecite. D'altro canto i deputati auspicano che la nuova generazione di programmi di assistenza esterna dell’Unione europea per il periodo 2007-2013 «venga utilizzata in maniera strategica al fine di promuovere ed appoggiare l’internazionalizzazione delle imprese europee, segnatamente delle Pmi, nei mercati dei paesi terzi». Le nuove prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013 dovranno quindi tenere conto di questa esigenza e andranno promosse tutte quelle iniziative volte a favorire la crescita dimensionale delle imprese in modo da metterle in condizioni di competere più efficacemente sul mercato globale.
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