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Notiziario Marketpress di Giovedì 09 Giugno 2005
 
   
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  FEDERLEGNO-ARREDO, ROBERTO SNAIDERO: ABBIAMO BISOGNO DI RIPROGRAMMARE UN SISTEMA PAESE MENO RESTIO AI CAMBIAMENTI IN UN PASSAGGIO EPOCALE PER LA MANIFATTURA ITALIANA  
   
  Cernobbio, 9 giugno 2005 - Il Legno-arredamento costituisce il secondo settore dell'industria manifatturiera italiana per numero di imprese attive e il sesto in termini di occupati, realizza oltre il 5% del valore aggiunto manifatturiero, contribuisce a circa il 15% del saldo attivo manifatturiero. Un settore importante che ha fatto il punto sulla situazione congiunturale e sulla salute del Sistema Paese, durante l'assemblea annuale di Federlegno-arredo, oggi a Cernobbio. "Siamo di fronte ad uno snodo cruciale del sentiero di sviluppo del nostro paese - spiega Roberto Snaidero, presidente di Federlegno-arredo - nel quale il sistema legno-arredamento non fa eccezione: è chiaro che gli imprenditori dovranno fare la loro parte mettendo in discussione il loro modo di operare in un mondo che sta cambiando molto rapidamente, ma il sistema paese deve accompagnare e sostenere le nostre scelte perché nell'era della competizione globale nulla può essere fatto senza una visione di medio-lungo periodo. Oggi i nostri imprenditori confermano nei fatti di essere pronti a rinnovarsi a fondo nel modo di agire, ma pretendono di operare come cittadini di un Paese capace di rappresentare i loro interessi nel mondo e di assicurare, ai loro investimenti ed alle loro assunzioni di rischio, un contesto economico competitivo e moderno, una tutela convinta e concreta." L'assemblea di Cernobbio è stata anche l'occasione per fare il punto sui dati consuntivi del settore per l'anno appena trascorso: per l'intera filiera i dati mostrano una crescita del fatturato settoriale del 2,4% per un totale di 38 miliardi di euro. Si tratta di un risultato certamente positivo, ma che deve essere letto alla luce del calo del 2,9% subito nell'anno precedente e che quindi rappresenta solo un recupero dei valori persi nel 2003. Le esportazioni che raggiungono i 12,3 miliardi di euro registrano un aumento dell'1,7%, mentre sono soprattutto i consumi interni (31,6 miliardi di euro) a sostenere la crescita del fatturato con un aumento del 3,4%. "La prudenza – continua Snaidero - nel giudicare un risultato che comunque rimane positivo a testimonianza la competitività del legno-arredamento rispetto ad altri settori manifatturieri del made-in-Italy, poggia non soltanto sulla valutazione della contrazione dell'anno precedente, ma anche sui numerosi segnali che rendono questa una ripresa effimera." Lo sviluppo dei consumi industriali extra-Ue e la crescita della domanda di energia in Europa hanno generato un contemporaneo aumento dei prezzi e una diminuzione della disponibilità di materie prime. Del resto il permanere di una situazione di rafforzamento dell'euro sulle altre valute, i segnali della salute economica in termini di crescita del nostro paese giunti nei mesi scorsi, i preoccupanti indicatori sullo stato dei conti pubblici delle ultime settimane, non fanno che rendere difficile la valutazione sul breve-medio periodo. I dati preconsuntivi riferiti al solo settore arredamento mostrano poi ancor meglio le tendenze in atto: l'aumento del fatturato 2004 dell'1,8% controbilancia solo parzialmente la perdita del 4,1% registrata nel 2003 e, soprattutto, è accompagnato da una crescita limitata delle esportazioni nell'ordine dell'1,5%. Contestualmente sono le importazioni a crescere notevolmente con un tasso di incremento del 13,7% a fronte di un consumo interno che cresce del 3,5%. I dati risentono del rallentamento degli ultimi mesi del 2004, rallentamento che poi è continuato nel primo trimestre 2005. Nel settore a monte della filiera, il legno e i prodotti in legno, i risultati sono certamente più positivi almeno in termini nominali, per effetto di due tendenze legate da un parte alla crescita del prezzo delle materie prime e dall'altra all'onda lunga della congiuntura positiva del settore edilizio. Il rafforzamento del fatturato del 3,4% ha portato ad un valore della produzione pari a 15,3 miliardi di euro a fronte di un export cresciuto al 3,3%. Il consumo interno apparente, che costituisce oltre il 90% del fatturato delle aziende italiane, è cresciuto invece del 3,3%. "L'aumento dell'1,5% delle esportazioni dell'arredamento e dello 0,8% per il solo settore mobili, - precisa il presidente Snaidero - rappresenta un magro bottino per un anno di espansione della domanda mondiale: basti pensare che nello stesso periodo il valore in euro delle importazioni mondiali di mobili è aumentato di circa il 6%. L'euro forte e la crescente concorrenzialità dei nuovi produttori, Cina in primis, continuano ad essere i fattori imprescindibili di qualsiasi analisi. Non possiamo però dimenticare che questi dati incorporano una componente congiunturale ed una componente strutturale, sulla quale occorre focalizzare l'attenzione." In prospettiva, gli industriali del legno-arredamento vedono all'orizzonte le difficoltà di sfruttare le opportunità offerte dalla crescita economica dei paesi asiatici e dalla globalizzazione che si fa sempre più complessa, ritardata e sleale. "Bisogna prendere atto – chiarisce il presidente di Federlegno-arredo - che il mondo è cambiato e che se è ancora presto per parlare di post-globalizzazione, alcuni segnali ci indicano un percorso meno lineare rispetto a quello che immaginavamo solo alcuni anni fa. L'affermazione di nuovi protagonisti, di dimensione eccezionale e tutti insediati nel quadrante asiatico, sposta l'equilibrio tradizionale del potere economico. I problemi di deficit interno ed estero della maggior economia mondiale, oltre che potenziale primo mercato d'assorbimento di ogni merceologia, determinano limiti pesanti alla espansione degli scambi commerciali internazionali. Lo stato di guerra, in essere anche se non dichiarato, nelle aree di cultura islamica costituisce un altro grave limite alla normale attività economica e determina tramite le tensioni sul mercato petrolifero una tensione di inflazione endemica. L'inciampo generato dai no francese e olandese alla costituzione europea, potrebbero rappresentare l'inizio di una politica europea meno sovranazionale e più egoistica da parte dei singoli governi membri." A queste considerazioni si aggiungono quelle relative alle condizioni produttive che spesso violano il principio di fair trade and free competition per il quale non si può chiedere anacronisticamente l'istituzione di dazi generalizzati, ma si deve esigere l'applicazione delle regole previste dagli accordi internazionali da parte di chi li sottoscrive, pretendere nei fatti l'adozione anche in Italia delle direttive comunitarie a tutela della proprietà dei marchi e dei modelli. Al di là dei dati di congiuntura, sono soprattutto i cicli lunghi e le prospettive di medio termine a preoccupare gli industriali del legno-arredamento italiano. In un recente studio di Federlegno-arredo si segnala una lenta, ma significativa perdita di competitività da parte dell'Italia se confrontata con altri paesi fornitori. La quota mondiale dell'export italiano di mobili è scesa dal 12% del 2000, all'11% nel 2003: un dato che fa comprendere come il nostro export, sebbene in espansione, non abbia saputo in questi anni tenere il ritmo di crescita del commercio mondiale. Le indicazioni per il 2004, peraltro ancora incomplete in quanto non sono disponibili i dati sull'ultimo trimestre, fanno segnare un ulteriore decremento della quota sul commercio mondiale di mobili che arriverebbe al 10,1%. "Il sistema dell'arredamento italiano – continua Roberto Snaidero - è un settore ad alta intensità di design ricco e complesso che continua a contribuire all'economia del paese e al successo del made-in-Italy. Eppure, sebbene la capacità di esportare nel mondo sia cresciuta, il peso commerciale dell'Italia si è ridotto in confronto a quanto successo ad altri paesi produttori. Una situazione che dobbiamo avere il coraggio di denunciare adesso che, per effetto della crescita economica mondiale, otteniamo risultati ancora positivi. L'arredamento, uno dei pochi settori del made-in-Italy che sta andando bene, ha perso in un triennio circa un punto percentuale sul commercio mondiale di mobili, ma la manifattura italiana ha perso molto di più. E' il nostro sistema paese che complessivamente è in difficoltà." "Le nostre imprese – precisa Snaidero - possono rimanere competitive solo attraverso l'innovazione perché il nostro sistema di costi impedisce di focalizzarci su produzioni standard a basso contenuto tecnologico e creativo. Occorre quindi innovare anche il nostro modo di innovare ovvero la struttura organizzativa del nostro sistema paese. Le leve competitive che usavamo negli anni '80, sistemi territoriali fatti di piccole aziende flessibili ed integrate, devono essere riviste perché le nuove sfide ci chiedono una nuova capacità di adattamento." Proprio sulla capacità di autocorreggersi del sistema paese il presidente degli industriali del legno-arredamento punta il dito: se da una parte si riconosce la necessità, per gli imprenditori, di non rimanere arroccati sui successi del passato e di rilanciare la propria capacità di innovare i prodotti, dall'altra si chiede un sistema paese meno rigido ai cambiamenti e più pronto a rispondere alle sfide del futuro. Il ritardo con il quale si è messo mano all'Irap che di fatto è stata messa fuorilegge dalla Ue, è uno dei tanti segnali della lentezza nel reagire del nostro sistema paese. "Sono molti gli aspetti sui quali occorre operare decisi e rapidi cambiamenti - spiega il presidente Snaidero - per sostenere la competitività delle aziende italiane. Solo per citare due priorità per il legno-arredamento penso soprattutto al sistema promozionale e alla produzione di materia prima legnosa. Sulla promozione è ormai evidente a tutti che il modo tradizionale di promuovere l'offerta italiana nel mondo é anacronistico; la promozione delle realtà locali é sviluppata in modo controproducente e nonostante gli impegni assunti dalle Istituzioni, la situazione non migliora, anzi regredisce. Sul tema invece della produzione di materia prima legnosa e più in generale della biomassa, l'attuale politica è in modo evidente influenzata da opportunità di breve periodo e da ignoranza scientifica. Il sistema di incentivi, attualmente sbilanciato a favore dell'utilizzo energetico della biomassa, ha riflessi insostenibili sull'industria italiana e, dati alla mano, risulta antieconomica anche dal punto di vista energetico." "E' evidente che in un mondo così complesso e competitivo – conclude Snaidero - l'efficienza di una sola componente non compensa più carenze e ritardi delle altre. Il sistema imprenditoriale e quello istituzionale, il privato e il pubblico, devono operare insieme il cambiamento. Rispetto al passato ci viene chiesto di progettare un nuovo modo competitivo più flessibile ai cambiamenti, a cui non si chiede l'infallibilità, ma la capacità di correggere velocemente i propri errori. Gli imprenditori sono pronti a fare la loro parte, ma un sistema politico dentro una continua campagna elettorale è in grado di operare il cambiamento?".  
     
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