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Notiziario Marketpress di Lunedì 13 Giugno 2005
 
   
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  SECONDO ALCUNI ESPERTI, L'EUROPA È FRENATA SUL VERSANTE DELLA COMMERCIALIZZAZIONE PIUTTOSTO CHE DELL'INNOVAZIONE  
   
  Bruxelles, 13 giugno 2005 - Secondo il direttore di una Pmi (piccola e media impresa) francese, l'obiettivo europeo di promuovere la crescita economica attraverso l'innovazione richiede azioni globali per aggiungere valore ai risultati dell'innovazione. Nel suo intervento sul tema della commercializzazione e del finanziamento della ricerca al salone europeo della ricerca e dell'innovazione tenutosi a Parigi, Farouk Tedjar, presidente e direttore generale della Recupyl, una società specializzata nello sviluppo e nel trasferimento tecnologico in campo ambientale, ha spiegato che in Europa il problema principale è costituito dalle restrizioni applicate alla commercializzazione dei risultati della ricerca. "La capacità creativa delle giovani imprese europee è aumentata negli anni, ma il problema è da individuare nella mancanza di finanziamenti nella terza fase del processo di innovazione, quando le imprese intendono vendere i propri prodotti all'estero", ha affermato il dottor Tedjar. Una giovane impresa con una buona idea, ha spiegato, non ha problemi nel reperire i finanziamenti per effettuare la ricerca, mentre le difficoltà emergono nel momento in cui cerca di finanziare la fase successiva all'innovazione. "Attualmente non esiste alcun meccanismo a livello di mercato per aiutare le società nella commercializzazione dei risultati delle ricerche innovative. In Europa, dopo aver ottenuto i finanziamenti per sviluppare la tecnologia, è molto difficile continuare e trovare aiuti per la fase di commercializzazione. Nessun tipo di aiuto viene accordato per portare i risultati sul mercato internazionale", ha fatto presente il dottor Tedjar. La Recupyl, la società del dottor Tedjar, grazie ai finanziamenti a titolo del Quinto programma quadro (5Pq), ha sviluppato un sistema di riciclaggio innovativo per le batterie al litio. La tecnologia, unica in Europa, permette di riciclare l'85 per cento della batteria. Eppure la Recupyl ha attualmente enormi difficoltà a reperire aiuti per vendere all'estero la propria licenza. "L'europa ci fornisce i mezzi per portare a termine le ricerche, ma ci lascia sprovvisti quando si tratta poi di venderne i risultati", ha affermato con tono di disapprovazione il dottor Tedjar. Jean-claude Lehmann dell'Accademia francese delle tecnologie, facendo l'esempio del settore delle biotecnologie in Francia, sostiene che lo stesso discorso vale a livello nazionale. Aggiungendo che, nonostante esista ogni sorta di meccanismi di sostegno alla fase iniziale del processo, manca poi la struttura economica per appoggiare la commercializzazione. "La commercializzazione economica della ricerca e sviluppo (R&s) è un processo potenzialmente e globalmente molto vantaggioso", aggiunge Antoine Llor, responsabile della commercializzazione della ricerca alla Cea, la commissione per l'energia atomica francese. "È un processo anche molto lungo, in media dieci anni dal laboratorio al mercato, e molto rischioso dal momento che in genere si traduce in un'applicazione molto avanzata solo un brevetto su 100". In questa situazione, aggiunge Antoine Llor, le società possono scegliere tra due soluzioni. Liberarsi del rischio di ricerca e sviluppo grazie alla collaborazione con una società che fornisce i finanziamenti e si assume il rischio, ma che utilizza i risultati della ricerca, oppure assumere il rischio finanziando con i propri mezzi il prodotto e quindi mantenere il controllo sui risultati della ricerca. Per poter fare questo, però, una società deve avere risorse sufficienti per sostenersi senza entrate per una decina di anni. "In questo caso è di fondamentale importanza l'esenzione fiscale per le giovani imprese", afferma Antoine Llor. "L'europa deve incoraggiare le grandi imprese a sostenere le proprie applicazioni derivate, e seguire l'esempio dagli Stati Uniti per quanto concerne gli incentivi fiscali e il sostegno ai brevetti a favore delle Pmi". "Fino a quando l'Europa non avrà un brevetto europeo o l'equivalente dell'Anvar [l'Agenzia nazionale francese per l'innovazione], questa situazione rimarrà un problema e sarà difficile mettersi al passo con gli Stati Uniti", conclude il dottor Lehmann. "La strategia di Lisbona non dovrebbe limitarsi a considerare l'investimento del tre per cento del Pil nella R&s, ma anche incoraggiare gli Stati membri a dotarsi di meccanismi per la commercializzazione".  
     
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