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Notiziario Marketpress di Lunedì 13 Giugno 2005
 
   
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  PRESENTATO ALL’OSSERVATORIO ASSIRM IL BILANCIO DELLE ATTIVITÀ 2004 CHIAROSCURO NEI DATI SULLE RICERCHE DI MERCATO  
   
  Milano, 13 giugno 2005 - All’università Cattolica di Milano, nella sede di Via Nirone, giovedì 9 giugno si è svolto l’Osservatorio Assirm sulle ricerche di mercato. Ogni anno l’Associazione tra Istituti di Ricerche di Mercato, Sondaggi di Opinione, Ricerca Sociale, fa il punto sulla situazione e sulle evoluzioni delle indagini con questo Osservatorio che ormai è diventato un incontro tradizionale e importante, come il convegno dell’Assocomunicazione e l’assemblea dell’Upa. L’osservatorio è stato aperto da Luigi Ferrari, presidente Assirm e presidente People, the research partner, che ha presentato i due relatori della giornata: Paolo Duranti, Managing Director Nielsen Media Research Italia e Antonio Valente, Amministratore Delegato Lorien Consulting. Dalla presentazione del presidente Ferrari e dalla relazione di Paolo Duranti, è emerso un quadro del 2004 dai toni in parte contraddittori. Il dato più positivo è la crescita del 7.5% rispetto al 2003, che continua e intensifica la serie positiva degli anni precedenti; ma l’Associazione esprime tuttavia qualche preoccupazione, perché non si nasconde che questo risultato in parte compensa i rilevanti aumenti di costo verificatisi nel frattempo. Nel 2004 sono aumentate, rispetto all’anno precedente, le ricerche quantitative e per i clienti nazionali, a fronte di una flessione delle commesse estere; c’è stato un forte incremento dei sondaggi politici e d’opinione, delle ricerche ad hoc e di quelle continuative; ma, d’altra parte, sono diminuite le ricerche qualitative, le indagini omnibus e sui prodotti standard. E ancora: hanno registrato un forte incremento le indagini telefoniche, ma sono diminuite le indagini personali; e, dato sorprendente rispetto alle aspettative per la tecnologia più moderna, le indagini via internet stentano a decollare e registrano quindi una crescita marginale. Infine, nell’osservazione dei settori che investono nelle ricerche si registra un certo equilibrio: sono ripresi gli studi per le telecomunicazioni, i servizi finanziari, l’informatica e l’elettronica, mentre sono diminuiti quelli per i beni durevoli e per i beni di consumo. Nella seconda parte dell’ Osservatorio, Antonio Valente ha quindi illustrato la relazione sull’inchiesta svolta su 1022 cittadini (campione rappresentativo della popolazione italiana) e su 307 opinion leader della comunità finanziaria, industriale, politica e sindacale, per chiarire l’atteggiamento degli italiani rispetto al consumo responsabile, alla responsabilità sociale dell’impresa e alla delocalizzazione responsabile. Il 59.1 % degli intervistati acquista prodotti con una componente esplicitamente sociale, con un incremento dell’80% rispetto al 2004. Oltre a ciò, dall’indagine emerge che per gli italiani la prima caratteristica di un’impresa socialmente responsabile è la tutela dell’ambiente (79.8%) , seguita dall’attenzione per il benessere dei propri dipendenti (71.3%), dalla creazione di occupazione (67.8), e dalla scelta di non portare la produzione in Paesi stranieri con il costo inferiore della manodopera (52.2). Soltanto il 4.9 % degli italiani ritiene che l’azienda debba avere per unico scopo il profitto. Quanto agli opinion leader, l’86.7 considera la responsabilità sociale dell’impresa un vantaggio per l’azienda sia in termini d’immagine (52.4) sia in termini economici (31.9). Tra gli strumenti della responsabilità sociale, i più efficaci sono ritenuti le politiche sociali per i dipendenti (59.3), il codice etico (56), e il bilancio socio-ambientale (53.7).  
     
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