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Notiziario Marketpress di
Martedì 14 Giugno 2005
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2005: ANNO INTERNAZIONALE DEL MICROCREDITO 2 IMPRESE MILANESI SU 3 NON TROVANO CHI LE FINANZIA |
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Milano, 14 giugno 2005 - Sono tante le imprese escluse dal sistema bancario: quasi 2 su 3, di piccola dimensione, che danno un quarto (il 27,4%) dell’occupazione e un quinto del fatturato totale (19,3%). Più penalizzate nel commercio, costruzioni e agricoltura. Solo il manifatturiero e la finanza hanno più accesso. Il 90% del debito è comunque a breve termine e il debito bancario copre solo il 9% del debito per le piccole, tocca il 21% per le grandi. Penalizzate, anche se quasi 1 credito su 2 a Milano va proprio alle imprese non finanziarie, rispetto alle famiglie (quasi il 13%). Nota positiva, il costo del credito scende: di quasi un quinto in Lombardia tra il 2000 e il 2003, sia per i crediti di maggiori dimensioni che per quelli più piccoli. Ma a Milano e in Lombardia la banca è di casa: nel solo capoluogo sono concentrate il 14% delle banche italiane, un dato che sale ad oltre il 30% se consideriamo l’intera regione. E sono in continua crescita: aumentano in numero a Milano (+6,4%) e in Lombardia (+2,9%), portando il numero di sportelli a oltre 1.600 nella sola Milano. Ma è tempo anche di nuove tecnologie: e così il phone banking vede aumentare i suoi clienti del 40% a Milano (lo utilizzano oltre 800 mila milanesi, circa uno su cinque) e del 25% in Lombardia nel giro di 1 anno (dal 2002 al 2003). Più di 1 cliente su 7 che usa questo servizio in Italia è così milanese. Tra le banche, sono soprattutto le filiali delle banche estere a vedere aumentare la propria quota di mercato. Nei piccoli comuni lombardi, continua invece la tradizione del credito cooperativo. Sono questi alcuni dei dati che emergono dalla ricerca: “Il futuro del settore finanziario: il ruolo di Milano e della Lombardia” della Camera di Commercio di Milano attraverso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. E di microcredito, come strumento per le piccole e medie imprese e di sviluppo del territorio, nell’anno internazionale del microcredito, si è parlato oggi al convegno “Microcredito: esperienze internazionali e prospettive locali al servizio dello sviluppo del territorio” in Camera di commercio di Milano. “Il problema dell’accesso al credito per molti operatori economici, soprattutto per le piccole imprese- ha commentato Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano - costituisce una sofferenza strutturale del sistema economico e bancario italiano. Come istituzione, attraverso lo strumento dei Confidi, ci siamo mossi da tempo proprio in questa direzione. Ma occorre un impegno condiviso per rafforzare la partecipazione al credito bancario per importanti settori del nostro tessuto produttivo. A partire dal microcredito che può essere dedicato ai protagonisti della crescita sul territorio”. “I risultati della ricerca – ha commentato Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di Commercio di Milano –mostrano un quadro di molte luci, ma anche di alcune ombre, per quanto riguarda il futuro del settore finanziario a Milano e in Lombardia. E’ allora decisamente una buona cosa che nonostante i processi di concentrazione che stanno caratterizzando le banche, nella nostra città e nella nostra regione, a differenza del resto d’Italia, il numero degli intermediari finanziari cresce nel tempo, segno di un mercato vivo e in costante crescita. Così come è un ottimo segno il fatto che i prestiti aumentino, migliorino di qualità, basti pensare allo sviluppo del phone banking e non solo, e vedano scendere i tassi di interesse ad un ritmo ancora una volta superiore al resto del paese.” Credito e imprese a Milano. In media, più del 90% del debito delle imprese milanesi è a breve termine, con quote maggiori (91%) per le piccole imprese (con meno di 50 dipendenti) e leggermente inferiori (87%) per le grandi imprese (con oltre 250 dipendenti). Quasi 2 imprese su 3 (il 62,4% del tot.: ultimo dato disponibile 2001) non hanno poi accesso ad alcun debito bancario. Queste imprese sono mediamente di piccola dimensione (media di addetti pari a 34 unità), tuttavia rappresentano un quarto (il 27,4%) dell’occupazione e un quinto del fatturato totale (19,3%). Tra i singoli settori, solo il manifatturiero e quello della finanza presentano più imprese con accesso al debito bancario piuttosto che prive di questo accesso; situazione opposta per il commercio, costruzioni e agricoltura. In media il debito bancario costituisce solo il 9% del tot. Del debito delle piccole imprese; mentre cresce al 19% nel caso di imprese medie e al 21% nel caso di grandi imprese. Ove è presente, anche il debito bancario è prevalentemente a breve termine (in media più dell’85%). Inoltre il debito bancario mostra una elevatissima persistenza: la probabilità che una impresa ottenga un debito bancario partendo da una situazione di assenza di debito bancario è minima. La diffusione di banche in Lombardia… In Lombardia è presente quasi 1 banca italiana su 3 (il 31%; era il 26,9% nel 2000), per un totale di 244 intermediari bancari (+18 banche tra il 2000 e il 2003; +8%). Sono inoltre localizzate ben il 65.9% delle società di intermediazione mobiliare (era l’81,3% nel 2000), e oltre i tre quarti (75,2%: stabile rispetto al 2000) delle Sgr (Società generale ricambi) e Sicav (Società di investimento a capitale variabile). Le banche lombarde servono 1.149 comuni, hanno aperto oltre 5.800 sportelli operativi (+16% in 5 anni, in linea con il dato nazionale), vale a dire 0,62 sportelli ogni 1.000 lombardi (rispetto a 0,5 sportelli ogni 1.000 italiani), 7.313 sportelli bancomat (+13,4% in 3 anni) e 152.641 sportelli Pos presso gli Uffici postali abilitati (+38%). …e a Milano. A Milano sono presenti invece il 14% delle banche italiane (percentuale stabile rispetto al 2000), con 119 intermediari bancari (+7 unità rispetto al 2000). Se passiamo poi a considerare il quinquennio 1998-2003, si può osservare come a fronte di una diminuzione del numero di banche a livello nazionale del 14,5%, si registra un +2,9% a livello lombardo e un +6,4% a Milano (in particolare: +40% Spa; a fronte di una diminuzione del 50% delle banche popolari). A Milano sono presenti 1.647 sportelli bancari, vale a dire 0,61 sportelli ogni 1.000 milanesi (-10% tra il 1998 e il 2001). Continua a crescere anche il phone banking milanese: da 588 mila a 827 mila clienti tra il 2002 e il 2003 (+40%), pari al 14,4% del tot. Nazionale (era il 12% nel 2002) e al 57% del dato regionale. Da parte sua, i clienti del phone banking in Lombardia sono arrivati a quasi 1,5 milioni (+25% in 1 anno; pari al 25% del tot. Nazionale). L’evoluzione delle quote di mercato delle banche in Lombardia. Tra il 2001 e il 2003, in Lombardia si assiste ad un rafforzamento delle banche popolari (quota di mercato dei prestiti: da 7,7% a 9%; quota di mercato dei depositi: da 11,6% a 11,8%) e soprattutto delle filiali di banche estere (quota prestiti: da 10,5% a 12,2%; quota depositi: da 1,9% a 7,2%). Scendono invece le banche Spa (quota prestiti: da 70,9% a 67,7%; quota depositi: da 79,3% a 72,8%). Stabili le banche di credito cooperativo. Le banche di credito cooperativo sono relativamente più forti nei piccoli comuni con meno di 10 mila abitanti (quota di prestiti: 19,6%; quota di depositi: 16,7%); quelle Spa nei comuni medi tra 10 mila e 100 mila abitanti (quota di prestiti: 77,5%; quota di depositi: 76,8%); infine le filiali di banche estere nei comuni con oltre 100 mila abitanti (quota di prestiti: 17,1%; quota depositi: 13,5%). Chi ottiene i prestiti: Lombardia e Milano. In Lombardia la maggior parte dei prestiti va alla imprese non finanziarie (51,4% del tot.), un dato leggermente inferiore a quello italiano (pari al 53%) e in discesa rispetto a 5 anni fa (era il 56,5%, ma +1% tra il 2002 e il 2003). Seguono le imprese finanziarie e assicurative (27,2% del tot. Rispetto al 23,7% del 1998; un dato doppio rispetto a quello nazionale); le famiglie lombarde (16,3% del tot. Rispetto al 13,5% del 1998 e al 21,9% italiano); le imprese individuali (3,8% del tot. Rispetto al 4,5% del 1998 e al 6,5% italiano); e infine le amministrazioni pubbliche (1,4% del tot. Rispetto all’1,8% del 1998 e al 4,7% italiano). A Milano la situazione sostanzialmente non cambia: le imprese non finanziarie contribuiscono al 47,7% alla composizione del portafoglio del sistema bancario milanese (-3,9% rispetto al 1998 ma +1,8% tra il 2002 e il 2003); le imprese finanziarie e assicurative al 36,3% (+2,2%); le famiglie milanesi al 12,8% (+1,8%); le amministrazioni pubbliche all’1,7% (-0,5%); e infine le ditte individuali all’1,5% (-0,5%). Credito e imprese in Lombardia. E’ il settore dei servizi destinabili alla vendita la branca di attività economica che ottiene in percentuale più credito dalle banche lombarde (il 24,4% del tot.; +6% tra fine 1999 e fine 2003); seguono i servizi del commercio, recuperi e riparazioni (15,7%; -3%), edilizia e opere pubbliche (9,5%; stabile), prodotti in metallo (5%; -1%), prodotti tessili, calzature e abbigliamento (4,4%; -1,7%). Al sesto posto i prodotti energetici (con il 4,3% del tot.), al settimo i minerali e metalli (4,2%); poi macchine agricole e industriali (3,8%); prodotti chimici (3,7%); prodotti alimentari e del tabacco (3,1%). Per quanto riguarda la dimensione dei crediti concessi, tra il 2000 e il 2003 sono in particolare aumentati quelli di dimensioni più contenute (tra i 75 mila e i 125 mila euro, i prestiti normalmente richiesti dalle piccole imprese: +49,6%; rispetto a +45,5% del dato nazionale); e quelli di dimensione più elevata (oltre i 25 milioni di euro: +24% rispetto al +15,9% del dato nazionale). Più contenuta invece, e in linea con il dato nazionale, la crescita delle classi di prestito intermedie (con l’eccezione del +32% dei prestiti tra i 125 mila e i 250 mila euro). Quanto costa il credito in Lombardia. In media tra il 2000 e il 2003 il costo del credito è diminuito in media in Lombardia del 19,8% (rispetto al –15% italiano), passando dal 6,07% al 4,87%. In particolare, la diminuzione più marcata si è registrata per i crediti di oltre 25 milioni di euro (-28,9%; da 5,2% a 3,7%); seguiti da quelli tra 2,5 e 25 milioni di euro (-15%; da 7% a 6,09%); e da quelli tra 250 mila e 500 mila euro (-7,2%; da 9,66% a 9,23%). Scendono anche i più piccoli: del 5,03% i prestiti inferiori a 125 mila euro (da 10,43% a 10,4%); e del 4,7% quelli tra 125 mila e 250 mila euro (da 10,18% a 9,97%). Migliora anche la qualità del credito: il rapporto tra sofferenza e impieghi è pari al 2,5% (rispetto al 3,7% del 1999). La situazione più difficile si ha riguardo le imprese individuali (rapporto del 7,3%) e le società di costruzioni (rapporto: 5,4%); seguono i consumatori privati (3,2%), l’industria (3,1%) e i servizi (3%).
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