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Notiziario Marketpress di
Giovedì 16 Giugno 2005
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UN INEDITO DONATELLO A ROMA GIORNATA DI STUDI |
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Roma, 16 giugno 2005 - Introduzione ai lavori: Claudio Strinati, Soprintendente per il Polo Museale Romano; Presentazione dell'opera: Giancarlo Gentilini, Università di Perugina; Marco Pizzo, Museo del Risorgimento di Roma Coordinatore del dibattito: Antonio Paolucci, Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino. L'iniziativa svoltasi ieri aveva lo scopo di far conoscere alla comunità scientifica un importante rilievo marmoreo di proprietà privata, inedito e sino ad oggi noto solo a pochi specialisti, raffigurante la Madonna fra tredici cherubini in atto di porgere due corone (cm.126,5x74,5), presentando i primi significativi risultati di ricerche in atto ormai da anni, che ci consentono ora, su basi documentarie, di ricondurre l'opera ad una grande lunetta raffigurante la Triplice incoronazione di Caterina da Siena, facente parte del monumento sepolcrale eretto intorno al 1430 in Santa Maria sopra Minerva (poi smembrato nel 1573/79), e di argomentarne con fondamenti storici la paternità donatelliana. Il marmo proviene dall'antica tenuta Saccoccia nei pressi di Mentana, dove fu visto e riconosciuto come opera di Donatello da Federico Zeri nei primi anni Novanta. In seguito è stato esaminato da diversi studiosi che variamente ne hanno evidenziato il carattere donatelliano, rimanendo peraltro oscuro il significato iconografico delle due corone e la destinazione originaria del marmo. Questi interrogativi sono stati risolti grazie ad un documento cinquecentesco pubblicato nel 1766 da Giovanni Bottari, segnalato da Francesco Caglioti con un corretto riferimento al marmo in questione. Si tratta di una lettera del 28 aprile 1592 inviata a Baccio Valori, celebre letterato fiorentino e collezionista di opere donatelliane, dal suo agente romano Marcantonio Dovizi, in cui si proponeva l'acquisto di un nucleo di marmi provenienti da un monumento cateriniano, stimati "cento scudi", tra i quali spiccava una lunetta con "figure di bassorilievo di Donatello" raffigurante "s. Caterina, che sta devota inginocchione con le mani giunte. Dalla banda destra di lei la Madonna, che con una mano tiene alzata una corona per metterle in testa, e con l'altra mano un'altra corona tiene sopra il petto. Dalle sinistra N. S. Gesù Cristo, il quale le porge la palma della mano destra aperta, e con la sinistra tien pure una corona sopra il suo petto; e intorno a queste tre figure sono circa 18 Cherubini". Per quest'opera si chiedevano ben "sessanta scudi". La descrizione della Madonna che costituiva una parte della lunetta coincide esattamente con il bassorilievo che si presenta in questa iniziativa così come le misure indicate nella lettera ("circa cinque palmi"). I marmi dovevano provenire dalla chiesa di Santa Maria sopra Minerva, nella cui cappella Capranica esisteva sin dalla fine del Trecento il sepolcro di Caterina da Siena, radicalmente modificato per volontà del fiorentino Sant'antonino Pierozzi, allora priore della Minerva, intorno al 1430, e ulteriormente arricchito dopo la canonizzazione di Caterina, tra il 1461 e il 1466, dal cardinale Angelo Capranica. Questo complesso monumentale venne quasi completamente demolito nel 1573/79; nella chiesa rimane oggi la sola figura giacente della "Beata Caterina", riferibile al monumento del 1430, posta sopra un sarcofago aggiunto nel 1461. La lunetta con l'Incoronazione di Caterina apparteneva verosimilmente al sepolcro del 1430, dove la testa della figura giacente appare di qualità particolarmente elevata e di cultura donatelliana, come già riscontrato dalla critica. La paternità donatelliana del bassorilievo, espressa nel documento e confermata dall'indagine stilistica, coincide perfettamente con le date del soggiorno romano di Donatello, attestato nell'Urbe sin dal 1430 e con maggiore continuità tra il 1432 e il 1433. L'esecuzione di questo monumento giustificherebbe inoltre la sua lunga assenza dal cantiere di Prato, lamentata dai committenti attraverso lo stesso Cosimo de' Medici, integrando l'attività romana dello scultore, che comprende il tabernacolo del Sacramento in San Pietro e la lastra tombale di Giovanni Crivelli nell'Aracoeli. L'opera costituisce un'importante acquisizione per ricostruire un momento particolarmente significativo dell'attività di Donatello e rappresenta allo stesso tempo una testimonianza fondamentale per la genesi dell'arte romana del primo Rinascimento.
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