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Notiziario Marketpress di Giovedì 16 Giugno 2005
 
   
  Web alimentazione e benessere  
  GLI ITALIANI ASSUMONO POCO CALCIO  
   
  Il calcio è contenuto in grande quantità nel latte e derivati, acque calciche e soprattutto nei formaggi stagionati (per fare un esempio in 100 gr. Di formaggio grana ci sono 1.165 mg. Di calcio). Persino i bambini, che s’immagina essere grandi consumatori di latte e derivati sono carenti di questo importante minerale. I dati del Osservatorio Nutrizionale ‘Grana Padano’ emersi dall’analisi Giugno 2005, evidenziano un basso introito di calcio nella popolazione italiana:
Da 3 a 6 anni si assumono circa 400 mg. Anziché il fabbisogno giornaliero di circa 800 mg.
Da 7 a 10 anni si assumono circa 400 mg. Anziché il fabbisogno giornaliero di circa 1.000 mg. ·
Da 11 a 14 anni l’introito è inferiore a 600 mg. Anziché il fabbisogno medio giornaliero di circa 1.200 mg.
Tra i 30 e i 40 anni l’introito è circa 600 mg. Anziché il fabbisogno medio giornaliero di circa 800 mg.
Tra i 41 e i 59 anni l’introito è circa 600 mg. Anziché il fabbisogno medio giornaliero di circa 1.350 mg.
Dai 60 anni in poi l’introito è circa 600 mg. Anziché il fabbisogno medio giornaliero di circa 1.000 mg. Fonte: “Osservatorio Grana Padano” Giugno 2005. Cosa mette in luce questo evidente errore nutrizionale? Il calcio è un nutriente essenziale per l’importanza che riveste nella formazione e nel mantenimento della massa ossea, oltre che in tante altre funzioni dell’organismo, sia in età pediatrica sia adulta. Nella prima adolescenza: tra i 10 e i 14 anni nelle femmine, e tra i 12 e i 16 anni nei maschi, il calcio è fondamentale in quanto è in questo periodo che si forma il 45% circa della massa ossea definitiva. In questa fase della vita più che in altre, è molto importante soddisfare i fabbisogni giornalieri di questo minerale per prevenire l’osteoporosi dopo i cinquanta anni. Tra i 10 e i 16 anni occorre quindi una dieta ricca di calcio, per fare un esempio: un litro d’acqua che ne contenga 300 mg., 2 bicchieri di latte che apportano circa 300 mg., 150 gr. Verdura verde per un apporto di circa 90 mg., 30 gr. Di formaggio grana per ottenere quasi 360 mg., assumendo così 1.200 mg. Di calcio che rappresentano il fabbisogno giornaliero nella prima adolescenza. Altrettanto importante è dunque l’assunzione di Calcio in prossimità della menopausa, in questo periodo, infatti, si accellera la distruzione dell’osso e ciò si correla con un aumentato bisogno di questo minerale che può così raggiungere il fabbisogno di 1.500 mg. Giornalieri. A una corretta assunzione di Calcio, in questa fase della vita è consigliabile inoltre praticare anche un’attività fisica costante, preferendo quelle che caricano gravità (camminare, correre, fare ginnastica a corpo libero o con piccoli pesi, ballare) per mantenere in salute l’osso, prevenendo le fratture che colpiscono facilmente le persone anziane fino a renderle invalide. [Sono disponibili animazioni 3D e disegni, relativi al metabolismo del calcio in età pediatrica e in menopausa]. Gli italiani assumono pochi Omega 3 Gli acidi grassi polinsaturi Omega 3, sono contenuti in grande quantità soprattutto nel pesce. Nonostante il nostro paese sia circondato dal mare, i dati del Osservatorio Nutrizionale ‘Grana Padano’ emersi dall’analisi Giugno 2005, evidenziano un basso consumo di pesce nella popolazione italiana, e di conseguenza di questi importanti nutrienti strategici, i dati parlano chiaro:
· Da 3 a 6 anni si assumono 0,24 gr. Anziché il fabbisogno di 1 gr. Giornaliero.
· Da 7 a 10 anni si assumono 0,30 gr. Anziché il fabbisogno di 1,4 gr. Giornaliero.
· Da 11 a 14 anni si assumono 0,42 gr. Anziché il fabbisogno di 1 gr. Giornaliero.
· Da 30 a 40 anni si assumono 0,57 gr. Anziché il fabbisogno di 1 gr. Giornaliero.
· Nelle donne da 41 a 59 anni, si assumono 0,57 gr. Anziché il fabbisogno di 1,5 gr. Giornaliero.
· Dai 60 anni in poi si assumono 0,57 gr. Anziché il fabbisogno di 1,5 gr. Giornaliero.
Fonte: “Osservatorio Grana Padano” Giugno 2005. Cosa mette in luce questo evidente errore nutrizionale? Gli Omega 3 sono nutrienti importanti che partecipano a molti processi metabolici sia in età infantile che in età adulta. Tra i 3 e i 6 anni, ad esempio, promuovono la corretta maturazione della retina, del sistema nervoso e del sistema immunitario. A questa età è auspicabile una dieta ricca di Omega 3 (almeno 3/400 gr. Di pesce la settimana, meglio se azzurro) di cui fa parte anche il Dha (acidodocosaesaenoico) che favorisce la funzionalità delle cellule nervose facilitando lo sviluppo cognitivo, così importante in età scolare. Gli Omega 3 prevengono i disturbi della vista migliorando l’acuità visiva e assicurano una maggiore reattività del sistema immunitario alle malattie tipiche di questa età. Uno studio pubblicato su British Medical Journal nel 2002 dimostra che il consumo regolare di pesce si associa ad una riduzione del rischio di ammalarsi di Alzheimer o di altri tipi di demenza. Gli acidi grassi polinsaturi Omega 3 assicurano la protezione vascolare e possono avere un ruolo specifico nella rigenerazione delle cellule nervose, una persona di 60 anni dovrebbe mangiare circa 700 grammi a settimana (almeno 4/5 porzioni) per rispondere al fabbisogno giornaliero di 1,5 gr. Di Omega3. Inoltre, i pesci ricchi in acidi grassi Omega 3, come salmone, pesce azzurro, merluzzo, tonno, pesce spada, rendono più forti e resistenti le cellule del muscolo cardiaco. A ribadirlo è uno studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, condotto dal Brigham Hospital di Boston su 20 mila uomini nell’arco di 17 anni. Appare, infatti, che una dieta ricca in acidi grassi polinsaturi, provenienti in particolare dal pesce, possa prevenire le aritmie cardiache non solo nei pazienti cardiopatici, ma anche in pazienti che non abbiano mai sofferto di malattie di cuore. Anche in questo caso, l’introito dietetico di Omega 3 ha un’azione benefica sulla composizione dei fosfolipidi presenti nelle membrane cellulari. Gli Omega 3. Stabilizzano elettricamente le cellule cardiache così che nel caso di un pesante stress come quello determinato da un attacco ischemico, essi impediscono che le cellule interessate partecipino alla genesi della tachicardia ventricolare, che può degenerare in arresto cardiaco e morte improvvisa.
 
     
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