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Notiziario Marketpress di Mercoledì 24 Marzo 2004
 
   
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  HEART CARE FOUNDATION — PROGETTO TUTTOCUORE E FONDAZIONE AVENTIS "ASCOLTA IL TUO CUORE, USA IL CERVELLO!": LA CAMPAGNA DI PREVENZIONE 2004 RIPARTE DALLE NUOVE CARTE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE  
   
  Milano, 24 marzo - Sono sette su dieci gli italiani, oltre i 14 anni, che dichiarano comportamenti non corretti ed associati al rischio cardiovascolare. Purtroppo sono comportamenti responsabili di un bilancio che vede il 44% dei decessi negli ultimi anni imputabili alle patologie cardiovascolari. Per sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica, il 2004 è stato proclamato l'Anno del Cuore dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della Salute. E proprio con il patrocinio del Ministero della Salute, Heart Care Foundation — Progetto Tuttocuore, in collaborazione con Fondazione Aventis, rinnovano la campagna informativa "Ascolta il tuo cuore, usa il cervello!". La campagna partirà ad aprile, per proseguire fino a metà giugno, con una serie di iniziative per informare e cercare di suggerire gli italiani stili di vita più corretti: nei principali scali aeroportuali verrà distribuito un racconto, "Lezioni di volo", da leggere durante il viaggio, ricco di ulteriori spunti di riflessione sulla prevenzione e sul mantenimento di un buono stato di salute; un test in stile "gratta e scopri" sarà a disposizione del pubblico in numerosi centri commerciali in cui saranno anche presenti le "casette del cuore" attrezzate e presidiate dai cardiologi dell'Anmco (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) e da personale infermieristico. Chiunque potrà recarsi presso questo punto informativo ed avere un colloquio con il cardiologo presente che, nel caso, rinvierà il paziente al proprio medico di famiglia per impostare il giusto cammino verso uno stile di vita a misura di cuore. La campagna si awarrà, inoltre, del supporto radiofonico di Radio Monte Carlo e della pubblicazione di pagine informative su numerosi periodici. L'aspetto più rilevante della campagna 2004 è rappresentato proprio dall'utilizzo del test "gratta e scopri", derivato dalle nuove carte del rischio italiane, elaborate dall'Istituto Superiore di Sanità (le carte sono consultabili anche nel sito internet www.Cuore.iss.it). Si tratta di un test di autovalutazione, differenziato per i due sessi e per la presenza o no di diabete, che in rapporto a quattro parametri – età, fumo, pressione sistolica e colesterolo – consente di stimare in maniera facile e immediata la probabilità negli anni successivi di andare incontro a un evento cardiovascolare maggiore: infarto miocardico e, novità rispetto alle carte del rischio cardiovascolare precedenti, ictus. Le nuove carte del rischio sono state ottenute attraverso il monitoraggio delle malattie cardio-cerebrovascolari in 12 aree rappresentative della realtà nazionale e si differenziano dalle altre carte finora pubblicate in quanto rispecchiano finalmente il reale profilo del cittadino italiano, sulla base delle sue abitudini alimentari e del suo stile di vita. Diventa quindi possibile una valutazione più oggettiva e mirata del "rischio globale" di ciascun individuo, risultante dall'interazione dei "suoi" fattori di rischio. Attualmente le malattie cardiovascolari sono responsabili a livello nazionale del 44% dei decessi. Ancora una volta la prevenzione si conferma la migliore e più efficace strategia per evitare di incorrere in futuri eventi cardiovascolari, e l'opportunità per ciascuno di conoscere il proprio profilo è certamente uno strumento di apprendimento, sensibilizzazione e motivazione a intervenire, con il supporto del medico, sullo stile di vita e su quelle condizioni che, per quanto il più delle volte silenti, amplificano esponenzialmente il rischio di complicanze. Scenario epidemiologico delle malattie cardiovascolari In Europa le coronaropatie sono tuttora la principale causa di mortalità negli uomini dopo i 45 anni e nelle donne dopo i 65. Il profilo epidemiologico è a dir poco allarmante: in Europa ogni anno sono oltre 4 milioni le morti per malattie cerebrovascolari (pari all'8,7% circa di tutti i decessi) e oltre 6 milioni quelle per cardiopatia ischemica. Benché queste malattie interessino principalmente il sesso maschile, dopo la menopausa nella donna l'incidenza tende ad aumentare e ad avvicinarsi a quella riscontrabile nei maschi. Secondo alcuni studi, infatti, mentre nella donna tra i 50 ed i 54 anni non ancora in menopausa l'incidenza delle malattie cardiovascolari è pari a 1,7 casi su 1.000 persone per anno, nelle donne della stessa fascia di età (50-54 anni) ma già in menopausa, l'incidenza risulta pari a 4,4 casi su 1.000 persone per anno, e quindi superiore al doppio rispetto alle donne non in menopausa. Sembra inoltre sembra che nelle donne che sono andate incontro ad una menopausa chirurgica (cioè a seguito di interventi che hanno portato alla asportazione delle ovaie) il rischio di malattia cardiovascolare sia ancora più elevato. Ai riguardo è importante sottolineare come a seguito della menopausa si osservano delle modificazioni dei livelli dei grassi nel sangue con aumento del colesterolo totale, aumento dei trigliceridi, aumento del colesterolo Ldl e riduzione del colesterolo Hdl (cioè del cosiddetto "colesterolo buono"). Tali modificazioni favoriscono il generarsi delle placche aterosclerotiche che sono responsabili della occlusione dei vasi arteriosi e quindi di quadri ostruttivi a livello di vari organi ed in particolare del cuore (angina, infarto) e cervello (ictus). La realtà italiana Ogni anno in Italia, secondo le fonti Istat, circa 160.000 persone nella fascia di età compresa tra 35 e 64 anni sono vittime di un attacco ischemico a carico del cuore. In pratica in Italia una persona ogni 3-4 minuti ha un infarto e i decessi, sempre secondo l'Istituto di Statistica, sono 47.000, con un tasso di 187 morti ogni 100.000 abitanti. I due terzi dei decessi imputabili ad infarto del miocardio avvengono in fase extraospedaliera, nella maggior parte dei casi a 2 ore dell'esordio dei sintomi. Infatti i dati ufficiali di mortalità, che provengono dall'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, sono inferiori ai dati Istat perché solo 75.000 persone (quindi nemmeno la metà di quelle colpite da infarto in un anno) riescono ad arrivare in ospedale. E il 13% vi giunge troppo tardi, spesso oltre le 12 ore, cioè il limite temporale oltre il quale non è più possibile attuare le terapie chirurgiche d'urgenza come la rivascolarizzazione della coronaria trombotizzata. Ammontano invece a un milione i soggetti che sono stati colpiti da infarto, dei quali 1'8% andrà incontro a un nuovo episodio (recidiva). Si può quindi affermare che attualmente nel nostro paese le malattie cardiovascolari sono responsabili del 44%, dei decessi, di cui circa un terzo per infarto e un terzo per ictus. Quest'ultimo è la terza causa di morte nei Paesi occidentali, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori, essendo responsabile del 10-12% di tutti i decessi per anno. Nonostante la notevole riduzione della mortalità, che in Italia è calata del 40% dagli anni Cinquanta agli Ottanta (da 118 a 73 decessi per 100.000 soggetti tra i maschi e da 95 a 55 tra le femmine), la prognosi a sei mesi resta pesante: 25-33% è la mortalità complessiva e 30-44% è l'indice di disabilità permanente (nel 15% dei casi lieve, nel 40% grave), con impossibilità, per la maggioranza dei pazienti, di una ripresa lavorativa. Anche l'incidenza dell'ictus è drammatica: 200 casi/anno su 100.000 persone (il dato esprime una media, in quanto l'incidenza varia notevolmente in rapporto alle fasce d'età da 30/100.000 tra i 30 e i 50 anni a circa 300 per 100.000 dopo gli 80 anni), che equivalgono a 130.000 casi/anno (un nuovo caso ogni 5 minuti). In altre parole, un medico di Medicina generale con 1500 assistiti potrebbe trovarsi ad affrontare in un anno tre casi di ictus. Il rischio aumenta con l'età: raddoppia ogni 10 anni a partire dai 45 anni. Tra i due sessi, il più interessato è quello maschile, ma solo con una differenza del 25% rispetto alle femmine. 30.000 sono infine i casi di ictus ricorrenti. Complessivamente in Italia sono quasi mezzo milione gli individui con storia personale di ictus.  
     
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