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Notiziario Marketpress di
Martedì 21 Giugno 2005
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KENGO KUMA. SELECTED WORK 1994-2004 29 GIUGNO – 30 SETTEMBRE 2005 MOSTRA ITINERANTE, A CURA DI LUIGI ALINI PALAZZO DEL GOVERNO SIRACUSA |
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Siracusa, 21 giugno 2005 - La mostra Kengo Kuma. Selected work 1994 - 2004, frutto dalla collaborazione tra la Provincia Regionale di Siracusa e la Facoltà di Architettura della stessa città, è la prima monografica itinerante allestita in Italia sull’opera del maestro Kengo Kuma. Luigi Alini, curatore della mostra, architetto e ricercatore presso la Facoltà di Architettura di Siracusa è l'autore della monografia Kengo Kuma. Opere e progetti, pubblicata da Mondadori Electa nella collana ‘Documenti di Architettura’. Il volume, attraverso una selezione di 21 opere realizzate da Kengo Kuma nel decennio 1994 –2004, ripercorre dell’opera di Kuma il passaggio da una posizione permeata dall’idea di ‘caos’ ad una in cui l’architettura si ‘dissolve’ come oggetto e diventa parte integrante del sistema ambientale. Il ‘progetto radice’ di quest’evoluzione è individuato nel Kiro-san Observatory ad Ehime, progetto col quale Kuma avvia una rielaborazione del passato non come esperienza retrospettiva ma come attività speculativa. Lo spostamento di prospettiva si compie a partire dagli anni ’90: la sua ricerca punta alla ‘de-territorializzazione concettuale’ e le opere assumono una diversa connotazione, oltre ad essere una risposta formale ad una necessità funzionale rinviano alla ricerca di una “intima percezione delle cose”. La mostra privilegia come ambito di indagine le relazioni tra ideazione e costruzione, materia e forma, aspetti che nell’opera di Kuma sono intimamente connessi. Le opere in mostra sono: Museum of Hiroshige Ando, Batou, Nasu-gun, Tochigi, 2000; Takayanagi Community Center, Takayanagi, Kariwa-gun, Niigata, 2000; Nasu History Museum, Nasu, Tochigi, 2000; Great Bamboo Wall, Bejiing, China, 2002; Plastic House, Meguro, Tokyo, 2002; Adobe Museum for Wooden Buddha, Toyoura, Yamaguchi 2002. Il materiale presentato punta a restituire delle opere la loro ‘genesi’, ‘gestazione’ e ‘nascita’, fino a far emergere quello che è dietro l’architettura e che la rende possibile, il "non visto", la fatica quotidiana del fare, il ‘lavoro paziente’ che Kuma compie sulla materia per farla divenire costruzione, materia formata. L’allestimento della mostra, progettato dallo stesso Kuma, è costituito da sei box, che fungono sia da strutture espositive sia da ‘contenitori’ per il trasferimento della mostra nelle altre sedi. I box, tutti diversi tra loro, sono realizzati con gli stessi materiali impiegati nella costruzione delle opere esposte. Questa scelta è tesa a rendere ancor più evidente, anche dal punto di vista tattile, il ‘principio generativo’ delle opere esposte. Le architetture sono presentate in relazione ad alcuni ‘temi radice’, che costituiscono delle "invarianti" nell’opera di Kengo Kuma: natura/artificio; luce/ombra, semplice/complesso, opaco/trasparente, provvisorio/permanente, massivo/leggero, superficie/profondità, univoco/molteplice, trama/ordito, continuo/discontinuo, ripetizione/variazione, alto/basso. Ricorrendo ad una sorta di ‘sistema retorico’, Kuma annulla ogni contraddizione: la costruzione si fa narrazione e l’unità è generata dalla ripetizione della parte. Un modo di operare assimilabile proprio alla natura retorica del linguaggio, inteso come luogo della ‘molteplicità interrogativa’, luogo delle differenze a confronto. I Box sono composti di parti fisse e parti mobili: aprendo cassetti, facendo scorrere e ribaltando piani è possibile ‘svelare’ ciò che essi contengono: grafici di progetto, plastici di studio, schizzi, foto delle fasi costruttive. Quest’interazione determina continui mutamenti dello stesso oggetto, che cambia in ragione delle modalità con cui noi ci rapportiamo ad esso: un meccanismo che rinvia, ancora una volta, alla natura ambigua delle opere di Kengo Kuma, un’ambiguità che assume connotazione e sfumature sempre diverse, perché quella perseguita da Kengo Kuma è una realtà multiforme, molteplice, sfuggente, dalle mille sfumature. Cosicché, la corrispondenza biunivoca tra l’oggetto ed il soggetto esposto, tra i box espositivi e le opere esposte sollecita il fruitore a ‘scoprire’ una realtà più vasta, ad andare oltre quello che appare in superficie, ad agire sui significati che entrano nella ‘costruzione delle forme’. In questo senso, cogliere la profondità del lavoro di Kuma significa assumere un punto di vista interno all’immagine, spostare lo sguardo dall’immagine alla sua ‘impronta’, fino a far emergere un’interpretazione più ampia dei significati attribuibili al "fare", alla tecnica, alla materia e al modo in cui Kuma la utilizza, ‘la piega’: il principio generativo attraverso il quale ci fa cogliere la natura arcaica dell’architettura, l’esistenza di strutture di significato stabili. Perché, come testimoniano anche la denominazione delle opere, Plastic House, Adobe Museum, Stone Museum, Great Bambolo Wall più che indicare un’opera rinviano ad un principio generativo, ad una ricerca figurativa esercitata sulle possibilità espressive della materia, che nel lavoro di Kengo Kuma rende evidente la dialettica tra il ‘già stato’ e il ‘non ancora’. Dopo la sua permanenza a Siracusa, la mostra sarà trasferita in altre città: Napoli, Roma, Ascoli, Firenze, Genova, Milano, Bolzano; ecc., l’ultima tappa sarà l’Arkitekturmuseet Skeppsholmen di Stoccolma. Kengo Kuma (Kanagawa, 1954) si laurea alla Graduate School of Engineering dell’università di Tokyo nel 1979 e nel biennio 1985-86 continua gli studi a New York, alla Columbia University e all’Asian Cultural Council. L’anno seguente fonda lo Spatial Design Studio e nel 1990 il Kengo Kuma & Associates; negli anni 1998-99 è professore alla Faculty of Environmental Information presso la Keio University. Tra i suoi edifici ricordiamo: l’osservatorio Kiro (Ehime, 1994), la villa Water/glass (Shizuoka, 1995), il Noh Stage in the Forest (Miyagi, 1996), l’Awaji Service Area (Hyogo, 1998), il centro culturale Hayama (Kanagawa, 1999), il museo Hiroshige Ando a Batou (Tochigi, 2000), il museo della pietra a Nasu (Tochigi, 2000), il museo storico di Nasu (Tochigi, 2000), il ristorante Sea/ Filter a Onoda (Yamaguchi, 2001), le terme di Ginzan (Obanazawa, Yamagata, 2001), la Plastic House (Tokyo, 2002), il ristorante Soba a Togakushi (Nagano, 2003), l’università dell’agricoltura di Tokyo (2004). Kuma ha partecipato a varie mostre in Giappone e in tutto il mondo (Triennale, Milano, 1996; Riba Gallery One, Londra, 1996; Biennale, Venezia, 1995 e 2000, Archi Lab, Orléans, 2000). Informazioni mostra tel 0931 709248 info@provsr.It
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