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Notiziario Marketpress di
Martedì 21 Giugno 2005
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L' "OROLOGIO" DEL CERVELLO RALLENTA IL TEMPO IL CERVELLO DELL’UOMO PERDE IL SENSO DEL TEMPO: UNA RICERCA DELL’UNIVERSITÀ VITA-SALUTE SAN RAFFAELE E DELL’UNIVERSITÀ DI FIRENZE DIMOSTRA L’ESISTENZA DI UNO ‘SCOLLAMENTO’ TRA LA PERCEZIONE DELLO SCORRERE DEL TEMPO E IL TEMPO REALE |
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Milano, 21 giugno 2005 – Ad ogni movimento dell’occhio il cervello risponde comprimendo non solo lo spazio ma anche il tempo: uno studio condotto dall’Università Vita-salute San Raffaele, dall’Università di Firenze e dalla University of Western Australia di Perth ha evidenziato come nel corso di rapidi movimenti oculari la mente percepisca il tempo scorrere più velocemente di quanto accada in realtà. La ricerca, pubblicata sul numero di luglio 2005 di Nature Neuroscience, la più autorevole rivista in ambito neuroscientifico, è stata segnalata anche tra i commenti editoriali della stessa rivista. Ogni secondo i nostri occhi si muovono rapidamente dalle tre alle quattro volte per seguire i cambiamenti dell’ambiente che ci circonda e ogni volta il cervello riorganizza velocemente i collegamenti tra neurone e neurone e tra neuroni e retina. Il cervello svolge in questa situazione anche una funzione predittiva, cercando addirittura di anticipare i cambiamenti che interverranno. Effetto di questa “corsa” incontro al nuovo evento è una sorta di rallentamento dell’orologio interno del cervello tanto che si perde la percezione dell’effettivo passare del tempo. Attimi che assommati nel corso di un’intera vita possono portare anche a una percentuale del 15% di perdita di percezione del tempo fisico totale. Lo studio si basa su un semplice test visivo: i soggetti erano invitati a fissare un punto su uno schermo e due bande nere apparivano in rapida successione, con un intervallo di 100 millisecondi, sul suo margine superiore e inferiore. Il test era poi ripetuto chiedendo ai partecipanti di fissare nuovamente il punto sullo schermo. Il punto all’improvviso scompariva per riapparire spostato rispetto alla precedente posizione di circa 15 gradi. Immediatamente dopo le due bande venivano visualizzate al margine inferiore e superiore dello schermo, prima l’una e poi l’altra e sempre con un intervallo di 100 millisecondi. Ai soggetti veniva, quindi, chiesto se avessero notato delle differenze nella durata dell’intervallo di tempo che separava la comparsa delle due bande nei due test: quasi la totalità di loro affermava che la successione nel secondo caso era nettamente più rapida, dimostrando quindi come si verificasse ogni volta una distorsione nel modo di percepire il tempo da parte dei partecipanti allo studio. Si tratta di una scoperta che amplia la conoscenza dei fenomeni di distorsione della percezione legati alle saccadi, cioè i rapidi movimenti oculari che ogni individuo compie per seguire i cambiamenti nell’ambiente che sta osservando. Lo stesso gruppo di ricercatori, infatti, aveva già evidenziato, in uno studio pubblicato nel 1997 su Nature, l’esistenza di un fenomeno di compressione spaziale: nel corso di una saccade l’oggetto che si osserva è percepito distorto, “schiacciato” nella direzione verso cui l’occhio si muove. Un aspetto della ricerca che ha suscitato particolare interesse in David Eagleman, autore del commento sullo studio pubblicato tra gli editoriali della rivista, è stata l’inversione della percezione del tempo: se l’intervallo tra l’apparizione delle due barre viene ridotto, passando da 100 a meno di 50 millisecondi, il soggetto, sbagliando, afferma che è apparsa per prima sullo schermo la banda che in realtà è apparsa dopo. Maria Concetta Morrone, docente di psicologia fisiologica avanzata presso la facoltà di Psicologia dell’Università Vita-salute San Raffaele e primo autore della ricerca, sottolinea: “Esiste un’analogia molto affascinante tra i risultati del nostro studio e la Teoria della Relatività Speciale di Einstein, di cui ricorrono quest’anno i cento anni dalla pubblicazione. Come a una velocità prossima a quella della luce gli orologi segnano il tempo più lentamente, il cervello, per controbilanciare il rapido spostamento delle immagini del mondo, “vede” le distanze relative compresse mentre il suo orologio interno rallenta.” Lo studio è stato possibile grazie a finanziamenti del Miur (Ministero dell’Educazione, Università e Ricerca) italiano, dell’Australian National Health and Medical Research Council e dell’Australian Research Committee.
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